L'incontro

E Giani va al Nazareno. Schlein prende tempo per risolvere il nodo Fico in Campania

Gianluca De Rosa

Faccia a faccia di più di tre ore la segretaria e il governatore. Giani non strappa il via libera alla sua candidatura, ma dietro le note fotocopie si nasconde una tacita promessa: dopo l'accordo con i 5 stelle in Campania, il Nazareno darà il via libera al bis del presidente

A guardare i giri di orologio si è capito subito che la soluzione non sarebbe stata semplicissima. Il faccia a faccia tra il presidente della Toscana Eugenio Giani e la segretaria del Pd Elly Schlein alla fine è durato oltre tre ore. Giani è arrivato al Nazareno alle 15 e n’è uscito solo oltre 200 minuti più tardi. La montagna però ha partorito un topolino. Più di tre ore per produrre tre note speculari e concordate fino all’ultima virgola. Una firmata dal governatore, un’altra dall’uomo macchina del partito e fedelissimo della segretaria Igor Taruffi e una terza di Emiliano Fossi, segretario regionale del Pd. Più fumo che sostanza per ribadire “l’unità del partito”, “la necessità di tenere unita la coalizione delle forze alternative alla destra” e, soprattutto, prendere tempo. Al Nazareno infatti si sono convinti di due cose. Primo: impedire a Giani, ancora al primo mandato, forte delle regole dello statuto del Pd, apprezzatissimo dai toscani secondo il Sole 24 Ore e persino dai dirigenti dell’area Schlein della regione, di ricandidarsi è quasi impossibile. Secondo: per farlo digerire ai Cinque Stelle senza spezzare l’alleanza alle regionali c’è una sola strada e passa dalla Campania. Bisogna convincere l’altro governatore uscente (ma incandidabile), Vincenzo De Luca, a farsi andare bene la candidatura di Roberto Fico. Per questo, prima di chiudere la partita, il Nazareno vuole avere certezze sulla Campania. Anche se a complicare il quadro ci sono i tempi: in Toscana si voterà a ottobre, ben prima delle elezioni campane. Schlein lo ha sintetizzato in un’intervista serale al Tg3 dove ha detto: “Stiamo lavorando in tutte le sei regioni che vanno al voto per costruire alleanze inclusive e competitive per battere queste destre”.

 

D’altronde, se è vero  da un lato che Schlein aveva immaginato di usare la Toscana come il laboratorio del suo metodo – raccontato nel pezzo di Passeggiate romane che trovate qui sopra – e che consiste in questo: utilizzare il veto del M5S su alcuni amministratori dem per scegliere personalità più congeniali al Nazareno. Dall’altro, la priorità della segretaria è sul serio riuscire a mantenere l’unità del campo largo in tutte le prossime tornate  regionali che, pensa, saranno l’antipasto delle elezioni politiche del 2027 dove sogna di guidare la coalizione. E questo anche a scapito dell’unità del partito. E infatti nell’ala riformista del Pd non mancano i mugugni. Il più netto, nei giorni scorsi, era stato l’ex senatore Giorgio Tonini che su X aveva sbottato: “Ma non dovrebbero essere i toscani a decidere chi debba governare la Toscana? E se ai toscani va bene Giani, si può dire loro che no, deve essere una grande spartizione nazionale a decidere i candidati presidenti? Una volta la si sarebbe chiamata col suo nome: partitocrazia”.

Ma la verità è che, con una giusta dose di cinismo, al Nazareno hanno capito che impedire la ricandidatura del governatore sarà quasi impossibile. Giani infatti è riuscito a fregare sia il segretario regionale Emiliano Fossi, sia il referente toscano di Schlein Marco Furfaro. Si fa forte infatti di un articolo dello statuto del Pd che gli altri due avevano ignorato e che spiega bene come, per impedire la sua ricandidatura, servirebbe avere la maggioranza nell’assemblea territoriale, che sta invece con il governatore. Il cavillo  si trova al comma 5 dell’articolo 24 dello Statuto e recita: “Qualora il presidente di regione uscente, al termine del primo mandato, avanzino nuovamente la loro candidatura, possono essere presentate eventuali candidature alternative  se ricevono il sostegno da almeno il 50 per cento dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale”. L’altro modo per superare questa regola sarebbero le primarie di coalizione, dove però Giani vincerebbe senza difficoltà. E infatti uscendo dal Nazareno ai cronisti che gli chiedevano se il suo “affidarsi al Pd” fosse l’anticipo di una ritirata il governatore rispondeva così: “Nessun passo indietro”. La strada concordata per ora  è questa: chiudere la partita campana con la candidatura di Fico nella regione che fu di  De Luca e solo poi, forti di questo argomento, mettere i 5s nelle condizioni di non poter dire di no al bis di Giani.

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