I giri immensi dal 2022 a oggi

Destra, sinistra, giravolta, scambio di ruolo. La quadriglia Calenda-Renzi

All'inizio era l'ex premier ad apparire più dialogante con il centrodestra, ora invece per Calenda si profetizza persino una candidatura da civico a Roma

Marianna Rizzini

Il caso Marche e l'ex Ilva, prove presunte di un avvicinamento di Calenda a Meloni. Il discorso di Renzi in Senato nell'ottobre del 2022, prova presunta di intendenza con il nemico. Neanche due anni dopo, le parti appaiono rovesciate. Ma dove vadano in realtà i protagonisti della quadriglia lo sanno solo loro (verso una futura nuova alleanza? Chissà).   

Roma. Schema simmetrico, passi leggiadri, scambio di ruolo, giravolta: una quadriglia. Solo che, in questo caso, la quadriglia non è presa da un film in costume, ma dal giro immenso che Matteo Renzi e Carlo Calenda fanno attorno al centrodestra e al centrosinistra, entrando e uscendo e allontanandosi e avvicinandosi e spostandosi alternativamente l’uno sulla posizione dell’altro. E insomma: se si prendono i quasi tre anni che vanno dall’insediamento di Giorgia Meloni nel 2022 all’estate del 2025, si vede, partendo a ritroso dall’oggi, non soltanto un Calenda che nelle Marche va da solo e soprattutto non vuole allearsi con Matteo Ricci, definito “candidato della sinistra populista”, ma addirittura – gioco di fantapolitica o miraggio di futura realtà – si vede un Calenda nel ruolo ipotetico, questo si sussurra in segreti conciliaboli, dell’eventuale candidato civico (sostenuto anche dalla destra) alle prossime elezioni per il sindaco di Roma. E se ieri Calenda, a domanda di questo giornale sull’ipotesi suddetta, rispondeva “no comment”, nella quadriglia la risposta poteva sembrare comunque un felpato passo in avanti in direzione di un centrismo dialogante con Meloni, rispetto alla frase cautelativa “sindaco di Roma? Ho già dato”, detta sempre da Calenda non molto tempo fa. E quando l’ex ministro dello Sviluppo, in questi giorni, chiede a Meloni, sull’ex Ilva, “di fargli fare il consulente sulla politica industriale”, paventando la “deindustrializzazione” dell’Italia, ci si domanda se il climax positivo nei suoi rapporti con la premier proceda in modo inversamente proporzionale al deteriorarsi degli stessi sulla scena di Renzi, che quest’anno ha anche scritto un libro contro Meloni “l’influencer”. E pensare che, a inizio legislatura, era Renzi – l’uomo che dall’estate scorsa ha i piedi ben piantati nel campo largo schleiniano – il sospettato d’intendenza con il nemico, per via della disponibilità a collaborare con Meloni su giustizia e riforme, al punto da consigliarle, “per esperienza personale”, di non andare da sola sulla riforma costituzionale. Non solo: il fatto che l’ex premier e leader di Iv, nel discorso sulla fiducia alla nuova premier, enumerasse gli errori del centrosinistra, aveva fatto pensare che le convergenze con Meloni non potessero che aumentare. Invece, dopo il risultato deludente per la sinistra alle Europee del 2024 e dopo l’implosione del Terzo Polo, le presunte convergenze renzian-meloniane sono scomparse. Dando spazio alle presunte convergenze calendian-meloniane. Dove sia la verità, però, e dove vadano in prospettiva Renzi e Calenda, lo sanno probabilmente solo loro, i due protagonisti della quadriglia che, nei sogni dei nostalgici, potrebbe portare anche, chissà, non si sa come né quando, persino a una nuova alleanza. 
Marianna Rizzini

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.