
(foto Ansa)
l'intervista
Tosi: “Terzo mandato? Ora la vecchia Lega è morta davvero”
L'ex sindaco di Verona ed europarlamentare di Forza Italia: "Da mesi dico che il futuro candidato del Veneto andrà probabilmente a Fratelli d’Italia: è nei numeri. Salvini? In Veneto puntiamo a sorpassare il Carroccio"
C’è chi piange e c’è chi ride: cala la scure definitiva sul terzo mandato. Commento funebre? “Ma era già tramontato da un pezzo”, Flavio Tosi fa senz’altro parte dei secondi. “Anzi: la questione non è mai esistita”. Cioè? “Tajani, Meloni e Salvini non hanno mai discusso nulla del genere a riguardo: era ovvio che non ci sarebbe stato”. Soltanto i leghisti veneti, Zaia in testa, hanno continuato a crederci a oltranza. Con piglio perfino naif. “Umanamente li capisco. Anche perché a parole, le aperture del vicepremier c’erano state. Ma guardiamo i fatti: rinvii, vaghezze, emendamenti puntualmente bocciati. Una manfrina che ha alimentato illusioni e delusioni, dilatando i tempi all’infinito”. Ora tutto è finito però. Kaputt. “Tutto deve ancora cominciare, invece”.
Il leader di Forza Italia in Veneto si sfrega le mani. Gongola, accarezza e intanto premedita il colpo. “Tutti i governatori leghisti sono figli di un’altra epoca storica, quando il Carroccio era largamente il primo partito – e un altro partito”, la spietata analisi di Tosi, che pure leghista era stato. “Proprio per questo li conosco. E non ne farei un dramma: la Lega è sempre stata abituata ad alti e bassi. Già con Bossi, momenti di grande popolarità e poi crolli verticali. Idem con Salvini. Corsi e ricorsi. Ma la deriva estremista del segretario, quella è roba nuova: il movimento nordista e autonomista non esiste più”. Sacrificato sulla via di Vannacci. “Da mesi dico che il futuro candidato del Veneto andrà probabilmente a Fratelli d’Italia: è nei numeri, è il primo partito in tutte le regioni, questa è la loro prima regione per consensi e non hanno rappresentanza al nord”. Difficile che gli zaiani se la mettano via: proprio in queste ore Alberto Villanova, il capogruppo del Doge in Consiglio, rilancia, alza i toni, dice che la linea del Piave – cioè di Palazzo Balbi – non verrà mai abbandonata. “Beh, sarei il candidato proposto dai forzisti: me la metto via anch’io, se me lo dice Antonio Tajani. O non vorrete mica credere che i leghisti non faranno lo stesso, se glielo dirà Matteo Salvini?”
Staremo a vedere. “Non c’è un diritto divino alla candidatura”, insiste Tosi. “C’è stato Zaia, prima di lui Forza Italia, adesso vediamo”. E il vecchio elettorato del Carroccio, deluso, disorientato? “Lo accoglieremo a braccia aperte: dal 60 precipiteranno al 10. Ovvio che buona parte del travaso andrà a FdI. Lo hanno mostrato le ultime europee e sarà così di nuovo. Ma ci guadagneremo anche noi. Continuiamo a crescere, conosco attivisti, amministratori e l’aria che tira: puntiamo al sorpasso sulla Lega in Veneto”. Anche perché di un’ipotetica Lista Zaia, proprio non se ne parla. “Ma da che mondo e mondo, alle elezioni si presentano i partiti e la lista del governatore: quello entrante, mica uscente. Poi se Zaia vorrà sostenere un esperimento civico, faccia pure. Quello è un altro discorso”.
Visto che Tosi ne ha predette tante, e azzeccate quasi altrettante: quale sarà il futuro del Doge? È stato a lungo governatore, prima era ministro: lo sbocco più naturale è che torni a fare il ministro. Mi sembra perfino ovvio”. Ormai niente Coni, visti gli ultimi avvicendamenti. Ma l’Enel, il comune di Venezia? “Ne dicono tante: sinceramente non ce lo vedo. È una persona di grande visibilità nazionale, un competente amministratore. Non so se sarebbe contento di scendere a Roma, ma non vedo perché no. Anche in prospettiva, chiudi la legislatura nel 2027 da ministro e poi hai tutte le strade aperte. Non sarebbe una diminutio”. L’esilio dorato di Zaia nella capitale spalancherebbe praterie anche a Tosi. “È nei fatti che la ragione vada a qualcun altro. I tempi cambiano, gli equilibri pure: ora siamo il secondo partito della coalizione”. Ai suoi vecchi compagni non piacerà. “Ci vediamo alle urne”. Sereno veronese, l’unica via moderata rimasta ai veneti. O almeno, è su questo che Forza Italia spingerà nei prossimi mesi. Togliendo alla Lega la terra sotto i piedi. Letteralmente.