
Il colloquio
Franceschini: "Con il centro il Pd vince. Il leader? Onorato, la sindaca Salis, Manfredi. Conte va lasciato sfogare"
Un caffè con l'ex ministro: "Il centro vale il dieci per cento. Onorato è una figura di valore, ma c'è anche la sindaca di Genova. Il leader si deve imporre nella lotta. Schlein ha scelto di stare a sinistra. Io e Casini potremmo fare un programma in Rai come quelli di Arbore"
Franceschini Mocambo: un caffè con Dario Franceschini e i centristi son vicini. Il nuovo centro? “E’ una necessità e il leader emergerà nella lotta”. Le prossime elezioni? “Le vinciamo con il centro”. Il nuovo centro quanto vale? “Il dieci per cento”. Chi lo fa? “Prendete un caffè?”. Non arriva. E’ amarissimo. Franceschini, una zolletta, un nome? “Alessandro Onorato è un nome, ma ci sono anche i sindaci come Gaetano Manfredi e la bravissima Silvia Salis di Genova”. Elly Schlein? “Ha scelto di stare a sinistra”. Giuseppe Conte “putineggia”? “Va lasciato sfogare. Si può stare insieme anche senza stare insieme” (cari fedifraghi, è il vostro lodo). Franceschini, cosa vuol fare? “Posso dirlo? Avere un programma in Rai, alla Arbore. Io e Pier Ferdinando Casini”. Franceschini e Casini come Frassica e Arbore. “Amo l’arte del cazzeggio”. Franceschini è ad Alto gradimento.
La Rai ci faccia un pensiero: un programma a Franceschini nel prossimo palinsesto 2025/26. I vantaggi? Costa poco e nel suo caso è a (tax) credit. Arbore ha inventato l’irripetibile “Quelli della notte” ma Franceschini ha pronto “Quelli che il centro”. Arriviamo al Senato zuppi di sudore, come il cardinale, ma per fortuna c’è il senatore Franceschini, Dario il Grande, che ci offre da bere perché ha letto il Foglio, perché il Foglio ha scritto di Alessandro Onorato, assessore a Roma, che si lancia come federatore di qualcosa, anzi della nuova cosa di centro, e Franceschini, se permettete, è come Lapo Elkann che rifà la Fiat Cinquecento, Giorgio Armani che inventa la giacca sfoderata, Gadda che crea un genere: il pasticcio. Dove c’è fantasia in questo paese ci sono sempre Franceschini e il compagno Goffredo Bettini (si sono visti in officina, quella che ha acquistato Dario il Grande, due giorni fa). Franceschini, insomma, cosa ne pensa di Onorato? “Lo stimo, è una persona di valore. Ma vi prego, prendete qualcosa”.
Si aggira Casini, il suo sparring partner, che ci fa segno “arrivo”. Dicevamo, del centro. Franceschini domanda: “Quanto vi divertite?”. Gli diciamo “abbastanza” e lui replica: “Divertirsi nella vita, e nella politica, è tutto”. E infatti Franceschini si diverte con i segretari del Pd, i suoi trenini, ma qualcosa adesso sta venendo a mancare. Con Giorgia Meloni non c’è più credit per artisto-gatti. Ma il tax credit? La destra dice che è colpa sua. "Silenzio. Shhh". E poi la confessione: “Io amo quei programmi geniali che solo la vecchia Rai ha saputo inventare”. Cogliamo l’attimo, anzi il segnale, e lo informiamo che Luciano Violante, il cosacco per Meloni, sarà presente nel programma Rai, di Pierluigi Diaco. Franceschini non ci crede: “Ma questa è una notizia, non la sapevo. Luciano è una grande testa”. Un capoccione. Franceschini curioso: “Ma cosa va a fare?”. Da quello che abbiamo capito gli offrono la lavagna, una rubrichetta, per spiegare le istituzioni. Franceschini si ricorda: “Il caffè! Dicevamo del cazzeggio…”. Proviamo a non buttare tutto (in commedia). “Va bene. Volete parlare di Schlein”. Oh, finalmente. “Che vi devo dire! Ormai è chiaro. Schlein ha scelto di stare a sinistra. Conte sta ancora più a sinistra, Avs sta a sinistra”. Dario il Grande, ma così non tamponano a catena? Il vigile Franceschini ci dice: “Il modello può funzionare se decolla la gamba di centro, una gamba nuova e i nomi ci sono. Uno è il sindaco Beppe Sala, un altro è Onorato, un’altra ancora è Silvia Salis, sindaca di Genova, che stimo. Il problema è sempre la natura del centro”. Casini che finalmente si è aggiunto esclama: “State parlando con Franceschini il ‘regista’, l’unico grande regista rimasto in Italia e io gli faccio d’aiuto”. A noi sembrano Arbore e Frassica, ma vabbè. Franceschini ci srotola la scaletta: “Berlusconi attirava i voti del centro, di chi voleva votare destra, ma ora l’effetto è contrario: chi non vota Forza Italia, vota Meloni. Con un nuovo centro unito alla sinistra può cambiare tutto”. E il Pd? “Schlein, e non contesto la decisione, recupera i voti persi a sinistra, ma quelli del centro si possono attirare con un nuovo soggetto”. Che fine ha fatto Ernesto Maria Ruffini, “San Ruffini”? “C’è anche lui che gira l’Italia. E ci sono Renzi e Calenda”. E c’è Beppe Sala che sarà presto a pedalare con i calzini di Che Guevara lungo la Martesana. “Anche Sala, se solo volesse…”. La novità? “Salis di Genova”. L’affidabilissimo? “Manfredi di Napoli, ma bisogna capire il grado di volontà”. Come fare, Dario il Grande? “Far partire la lotta e poi vedere nella lotta chi emerge, chi si impone. Non si può stabilire a tavolino chi debba farlo”. La romantica lotta per assemblare la città dell’Asinello, della Margheritina, insomma, di un partito? “E’ così”. Ci siamo persi Conte che “putineggia”, che marcia all’Aia. Che si fa con lui? “Ogni polo ha delle forze più populiste. A destra c’è Salvini, a sinistra, c’è Conte, che non va ingabbiato. Anche nell’Ulivo c’erano forze esterne”. Stare insieme senza stare insieme? “Si può fare” (la useremo nei momenti di enorme difficoltà). Casini chiama “fratello” Franceschini e fratello Pier dice che anche lui desidera la tv: “Un programma alla Arbore. A noi vecchi democristiani è rimasta l’arte del cazzeggio. Andiamo in Rai!”. Il caffè si è fatto rancido, Casini punta tutto sulla trasmissione, Franceschini mette il caffè a credit (sulla sua carta da senatore). La ricostruzione del centro è come quella del Mocambo di Paolo Conte: “Il curatore sembra un buon diavolo/ oggi mi ha offerto anche un caffè”.