
Il caso
L'Udc saluta la Lega di Salvini e abbraccia Tajani e Forza Italia: pronto il nuovo patto
Movimento al centro: il partito di Cesa fa saltare l'accordo con il Carroccio e abbraccia gli azzurri in vista delle regionali e delle politiche
Movimenti nella galassia dell’ex Democrazia cristiana. Tra l’otto e ilnove luglio il consiglio nazionale dell’Udc di Lorenzo Cesa è pronto a ratificare una svolta: addio patto federativo (mai decollato) con la Lega, si va verso un accordo con Forza Italia in vista delle prossime elezioni regionali e poi delle politiche. Il partito centrista saluta così il Carroccio per abbracciare la creatura di Berlusconi. Una mossa che giova a entrambi: a Cesa e a Tajani. Che alle ultime politiche si erano lasciati male: l’Udc alla fine non trovò spazio nelle liste azzurre, nonostante gli accordi della vigilia. Se ne fece carico Giorgia Meloni come leader della coalizione.
A Forza Italia fa comodo questo nuovo patto con l’Udc per una serie di motivi fosforescenti. Innanzitutto secondo tutti i sondaggi lo scudo crociato come simbolo sulle liste si porta dietro un discreto un per cento di dote tra elettori nostalgici, numeri fondamentali per attestarsi seconda forza della coalizione. E poi un’aletta centrista coprirebbe Tajani dall’assalto di Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, che da tempo presidia il centro in Parlamento puntando al colpaccio di Palazzo Marino, cioè a diventare sindaco di Milano. Uno scudo di protezione – tutto da testare, certo – anche per coprirsi con la base davanti alle svolte sui diritti più volte agitate dal nuovo segretario di FI.
A parti inverse, Cesa ha capito che l’esperimento “demoleghista” non ha molto futuro: la Lega al sud ha scelto Roberto Vannacci e continua a essere poco attraente.
Sicché dopo aver cercato di costruire una complicata alleanza sistemica con Matteo Salvini ha deciso di cambiare cavallo, pur rimanendo in ottimi rapporti con il vicepremier, assicura chi li conosce.
In effetti il matrimonio sembrava un tantino forzato e pieno di contraddizioni: da una parte l’Udc che si trova nella famiglia del Ppe e dall’altra la Lega che fa le scorribande con i Patrioti di Viktor Orbán e Marine Le Pen. Eppure alle ultime europee Cesa ha costruito l’operazione che ha portato all’elezione di Aldo Patriciello nel collegio del sud con il Carroccio: chissà se ora passerà, o meglio ritornerà, con gli azzurri a Strasburgo. Non è detto.
E comunque è acqua passata, ora si cambia pensando al futuro. Cesa proverà di nuovo a costruire una componente dell’Udc in Parlamento, ma gli servono rinforzi che dovrebbe prestargli Forza Italia. Al momento c’è lui alla Camera e Antonio De Poli al Senato, più Nino Minardo, eletto con la Lega e poi passato al Misto. Le trattative sono aperte, questo sì. Ma la scelta di linea politica è stata già presa, fra una decina di giorni sarà comunicata. Anche perché fra tre mesi ci sarà da consegnare le liste per le elezioni regionali. Dove potrà l’Udc andrà da sola, altrimenti chiederà spazio nello schieramento di Forza Italia, dipende dai territori. Campania, Veneto, Puglia, Marche, Toscana: si deciderà caso per caso.
Contattato dal Foglio Cesa conferma la svolta, senza voler rilasciare dichiarazioni. Insomma la danza del centro è iniziata nel nome della Dc e delle sue spoglie. Se Gianfranco Rotondi è un orgoglioso deputato di Fratelli d’Italia, così come Luciano Ciocchetti. La voglia di coprirsi al centro è comune a tutti i partiti. A partire da quello di Giorgia Meloni che la scorsa settimana a sorpresa ha incassato la nomina a sottosegretario con delega al sud di Luigi Sbarra, ex segretario della Cisl, tenuto sotto chiave dalla comunicazione di Palazzo Chigi, come si fa con l’argenteria. Le mosse di Maurizio Lupi sono note, soprattutto nel Palazzo dove ha fatto incetta di ex di Azione, che a loro volta venivano da Forza Italia. E a tutti i tavoli del centrodestra non fa che rimarcare i risultati dei suoi candidati in giro per le città, da Taranto alla Liguria. Ora anche Forza Italia si rafforza e si copre cantando O bianco fiore. Insomma il nostalgico ombelico della politica italiana, misterioso oggetto non identificato, torna a essere di moda nel 2025. Chi ne è privo, dopo la voglia matta di moderazione finita male, è Matteo Salvini. Alle prese con le liste al sud per le prossime regionali: Forza Italia punta a doppiarlo nelle percentuali. Magari grazie anche agli amici ritrovati dell’Udc.
Simone Canettieri