Mezzo Pm e mezzo Pd. Il presidente pugliese si ricorda della toga solo a convenienza

Annarita Digiorgio

Dopo sette anni di processo il governatore pugliese si ricorda di essere ancora pm e chiede il trasferimento del processo da Bari a Lecce. Ma la procura parla di mossa “tardiva e pretestuosa”: è in aspettativa da 21 anni

Taranto. Lei non sa chi sono io, io sono un magistrato! Dopo venti anni in politica da protagonista, Michele Emiliano si è ricordato di essere un pm. Lo ha fatto all’interno del processo in cui è imputato a Bari, chiedendo il trasferimento a Lecce per competenza funzionale. Domani toccherà al giudice Mario Mastromatteo sciogliere la riserva sull’invio degli atti processuali al tribunale di Lecce. La lettura della sentenza era fissata per lo scorso 29 maggio ma, a sorpresa, il suo legale Gaetano Sassanelli, dopo sette anni di processo, si è improvvisamente ricordato che Emiliano è ancora magistrato, e quindi, appellandosi all’articolo 11, ha chiesto il trasferimento dal collegio dove esercita la funzione a quello territorialmente competente

   
Anche se in realtà sono 24 anni che non esercita, come ha ricordato la procura. L’ultima sede era proprio il distretto di Corte di Appello di Bari, dove poi nel 2004 si è candidato a sindaco. Secondo l’accusa Emiliano, commentando la visita dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini a Bari, avrebbe diffamato l’ex consigliere comunale Luigi Cipriani, “insinuando negli spettatori l’esistenza di un legame tra Cipriani, il suo movimento politico e la criminalità organizzata”.  Anziché incontrare la comunità, disse Emiliano nella trasmissione di Rete 4 Viva l’Italia, “Salvini è stato invitato da un circolo politico che noi chiamiamo i circoli della birra, circoli anche abbastanza equivoci nelle relazioni con la criminalità organizzata, e quindi secondo me ha commesso un’imprudenza”. Tipo quella commessa da lui quando accompagnò l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro a casa della sorella del boss Capriati. Secondo l’avvocato del governatore-pm, Emiliano “continua a essere soggetto a procedimenti disciplinari” in qualità di magistrato (l’ultimo nel 2021, un’annotazione legata al suo coinvolgimento nell’inchiesta di Torino sul finanziamento illecito, accusa dalla quale Emiliano è stato assolto), e “partecipa alle votazioni del Csm”. 

    
La Procura però ha chiesto il rigetto della richiesta definendola “pretestuosa e tardiva”, e anche la parte civile ha sostenuto che la questione è infondata perché l’art. 11 del codice di procedura fa riferimento all’esercizio delle funzioni, ed Emiliano è in aspettativa da 21 anni. E che la questione andasse posta in precedenza, anche per evitare il rischio di non luogo a procedere per prescrizione del reato. Solo tre giorni prima, a parti invertite, in un processo in cui è Emiliano ad aver querelato per diffamazione l’ex consigliere regionale Mario Conca, è stata la difesa di Conca a sollevare la medesima questione di competenza funzionale del magistrato Emiliano (in questo caso parte civile) chiedendo il trasferimento. In quell’occasione, però, Emiliano ha chiesto il rigetto. Quindi se è Emiliano a querelare si dimentica la toga e gli sta bene il tribunale di Bari, se è lui l’imputato si ricorda di essere pm e chiede il trasferimento.

   
Quando fu chiamato dalla Corte Costituzionale e dal Csm (che lo ha sanzionato) a difendersi rispetto all’incompatibilità tra magistratura e politica, Emiliano si difese proprio dicendo che era in aspettativa. Ma gli organi costituzionali gli hanno espressamente vietato di iscriversi e partecipare attivamente alla vita di partito. Nonostante questo, dopo essere stato segretario regionale del Pd e candidato alla segreteria nazionale contro Matteo Renzi, oggi ne determina le candidature in Puglia e ha già annunciato che a ottobre, finiti i due mandati, se non potrà farne un terzo, si candiderà consigliere regionale nel Pd. 

  
Ieri, nel frattempo, il suo assessore regionale allo Sviluppo, Alessandro Delli Noci, si è dimesso per evitare gli arresti domiciliari chiesti dalla procura di Lecce per l’ipotesi di corruzione. “Gli auguro di trovare al più presto un giudice che riconosca quello che tutti noi che abbiamo lavorato al suo fianco sappiamo benissimo, e cioè che non ha commesso alcun reato”, ha commentato Emiliano. Magari un giudice che non alterni, a seconda del giorno, la toga con il simbolo del Pd.