
Ansa
il colloquio
Sulle concessioni balneari l'Anci sveglia Salvini: "Le gare sono ferme. Serve il decreto sui canoni demaniali"
A stagione ormai avviata, solo 26 comuni hanno messo a bando gli stabilimenti. A bloccare tutto sono le linee guida che deve pubblicare il ministero delle Infrastrutture: "Vanno stabiliti gli indennizzi. È l’unico strumento per evitare ricorsi e contenziosi", ci dice il sindaco di Ancora Silvetti
Comuni paralizzati, gare mai avviate, linee guida inesistenti. E un decreto che si dissolve come nebbia tra i corridoi del ministero delle Infrastrutture. È lì, dicono. Ma nessuno lo ha ancora visto. “Abbiamo bisogno che il governo si muova sul decreto attuativo che stabilisce i criteri per i canoni concessori e gli indennizzi ai concessionari uscenti”, dice al Foglio Daniele Silvetti, sindaco di Ancona e vicepresidente vicario dell’Anci con delega al demanio marittimo e ai porti. Si riferisce a quel provvedimento – annunciato, atteso, promesso – che dovrebbe finalmente dare ai comuni gli strumenti per applicare la normativa europea. Senza quelle linee guida l’azione amministrativa resta bloccata. Infatti, solo 26 comuni in tutta Italia hanno avviato le gare pubbliche previste dalla direttiva Bolkestein, che riguarda circa 26.000 concessioni.
Il 30 maggio, la segretaria generale dell'Anci, Veronica Nicotra, ha scritto una lettera indirizzata al ministero che fa capo a Matteo Salvini. Nella missiva, Nicotra chiede una mossa concreta al governo, ovvero la pubblicazione del decreto sui canoni demaniali. Ma per il momento non c'è alcuna risposta. “Ci hanno detto – in via informale – che il testo del decreto è stato bollinato e che è in dirittura d’arrivo", dice il vicepresidente Silvetti.
In assenza di indicazioni chiare da parte del ministero, i comuni sono i primi a dover rispondere del caos normativo. “Ci serve sapere quali sono i criteri, perché oggi i comuni – su delega delle regioni – gestiscono tutto: riscuotono i canoni per conto del demanio, pubblicano i bandi, si difendono in giudizio se le graduatorie vengono impugnate. E tutto questo lo fanno senza ricevere un euro in più", dice Silvetti.
Facendo un piccolo recap di come il governo ha affrontato la questione, ricordiamo che è stato approvato il decreto-legge n. 131 del settembre 2024, che ha prorogato le concessioni in essere fino al 30 settembre 2027, con possibilità di estensione tecnica fino a marzo 2028 in caso di difficoltà. Questo ha anche fissato un termine: le gare devono partire entro giugno 2027. Senza il decreto attuativo – e quindi senza certezze – però è tutto fermo. La legge Draghi del 2022 fissava originariamente la scadenza al 31 dicembre 2023, poi slittata. Ma ogni rinvio peggiora la posizione dell’Italia, già sotto procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea per mancata applicazione della direttiva servizi.
Il governo prende tempo. Non è la prima volta che i partiti di maggioranza – un tempo contrari alla direttiva Bolkestein – sono divisi e in difficoltà su una direzione da prendere riguardo la questione balneari. Ma le conseguenze della paralisi investono i comuni di tutti i colori politici, compreso quello di Ancona guidato da Silvetti, esponente di Forza Italia.
Il lavoro istruttorio per il decreto sui canoni concessori è stato fatto a marzo: erano state raccolte le osservazioni di enti locali, associazioni e operatori. Ma da allora, non si è vista nemmeno l’ombra di un testo. “Non c’è mai stato un confronto su un documento scritto. Ci hanno solo detto che l’importo del canone sarebbe stato adeguato. Ma nessuno ci ha spiegato con quali criteri, né cosa accadrà se un concessionario uscente verrà sostituito. E questo è il nodo principale: l’indennizzo. È l’unico strumento per evitare ricorsi, contenziosi, crisi economiche locali”, dice Silvetti.
Ogni tentativo di introdurre vantaggi per i concessionari uscenti è stato finora respinto da Bruxelles, che li considera in contrasto con il principio della concorrenza in un regime di libero mercato. Il sistema italiano è sempre stato fatto di rinnovi automatici e concessioni ventennali, e a oggi questo è uno dei problemi principali. “L’Italia è circondata dal mare, e ha sempre gestito il demanio marittimo in modo consuetudinario. Ma ora questa prassi si scontra con le indicazioni dell'Ue. È questo il problema che oggi si ritrova a dover gestire il ministro Salvini”, dice ancora Silvetti. Ma la questione delle concessioni balneari è probabilmente finita in fondo all'agenda politica del ministro Salvini, che nelle ultime ore si è espresso solo sul decreto Sicurezza. “Queste linee guida servono per risolvere i problemi: non ce ne sono altri. L’Europa ci chiede trasparenza e gare, ma prima dobbiamo sapere come farle”, conclude il vicepresidente Anci.