
Il caso
E a cena tra Meloni e Macron spunta Fazzolari, il falco anti Parigi. Segno che forse il passato è alle spalle
Il sottosegretario da sempre critico contro il presidente francese presente all'evento con le delegazioni. Piccoli indizi su un rapporto Italia-Francia che potrebbe cambiare
Chi c’era racconta questa scena: dopo tre ore e mezza di tête-à-tête quando Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron sono sbucati fuori dalla stanza hanno salutato le rispettive delegazioni in messianica e preoccupata con un sorriso di complicità. Come a dire: avevamo tante cose da dirci, scusate il ritardo, pardon. A dimostrazione di un bilaterale denso, disteso e forse di svolta c’è un altro particolare niente male: a cena – durata 45 minuti – si è seduto, a sorpresa, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, l’ideologo della premier nonché il Mogol, in quanto paroliere, e dunque braccio ambidestro della leader. Ovvero il falco anti macroniano per eccellenza prima dentro Fratelli d’Italia, poi al governo. Se si fa una ricerca con le sue dichiarazioni contro il presidente francese ne esce un piccolo bignami: anni e anni di battaglie, invettive, risposte. Spesso fatte proprie e condivise anche da Meloni.
E così aggiungi un posto a tavola – oltre ai rispettivi consiglieri militari e diplomatici, portavoce – che c’è un Fazzolari in più. Nella serata che per il Monde segna una tappa importante nelle relazioni transalpine, la presenza del sottosegretario che ama Dumas e Hugo ma che rifiuterebbe la Legion d’onore, che da anni ingaggia una battaglia contro la “sudditanza italiana” verso Parigi sta a suggellare una piccola, grande svolta. Il sottosegretario per esempio all’epoca della firma del Trattato del Quirinale fra Italia-Francia fece fuoco e fiamme accusando il Pd di contribuire alla stesura del testo.
Meloni e Macron si saranno chiariti, scusati, confrontati, capiti. Da quel poco, pochissimo che trapela a fronte di un menu ricco di argomenti emerge per esempio la volontà di procedere con un nuovo pacchetto di sanzioni, come Ue, nei confronti della Russia. Eventualità che nell’ultimo vertice telefonico Donald Trump ha fortemente sconsigliato. Così come appare abbastanza dirompente l’asse Italia-Francia sullo Spazio. E in particolare lo scetticismo nei confronti della tecnologia satellitare di Elon Musk, Starlink, da rimpiazzare (nei sogni) con un progetto interamente europeo che abbia dentro anche il consorzio internazionale Eutelsat. Lo smarcamento dall’amico Elon da parte del governo Meloni sarebbe stato deciso in maniera definitiva nel corso dell’ultimo Consiglio supremo di difesa al Quirinale, quindi alla presenza del capo dello stato. Una scelta che non dovrebbe far impazzire di gioia Matteo Salvini, ma tant’è. Ecco, a proposito della Lega: sullo sfondo del bilaterale di martedì si registrano per il momento dati interessanti. Per esempio ieri il capo del Carroccio non ha fatto dichiarazioni pubbliche, anche se alla vigilia dell’incontro si era detto “scettico”. Salvini invece non ha commentato ieri e addirittura ha parlato di “incontro positivo” il responsabile economia della Lega Alberto Bagnai. Ben meno timido e molto più entusiasta l’altro vicepremier, Antonio Tajani. Ha detto il ministro degli Esteri: “Mi pare che le cose vadano nella giusta direzione, un segnale positivo che rafforza anche il ruolo dell’Europa, c’è convergenza su tante questioni, pensiamo alla crescita, alle politiche industriali, l’automotive, il nucleare, la difesa dell’Ucraina”. Dalle parti di Fratelli d’Italia si godono il momento, senza eccedere nella propaganda. Nessun dossier da distribuire ai parlamentari né note informative sull’incontro. Dice Francesco Filini, deputato responsabile del centro studi del partito di Via della Scrofa: “La Francia ha capito, dopo un periodo di iniziale ostracismo, che ha a che fare con un governo, stabile e soprattutto legittimato dal voto popolare. Cosa che prima non accadeva e così l’Italia si faceva legittimare, soprattutto in Europa, dalla Francia a colpi di Legion d’onore. Questa fase non c’è più e anche Macron ne ha tratto le conseguenze: dunque bene l’incontro dell’altra sera”. Un’altra interpretazione positiva arriva da Guido Crosetto, ministro della Difesa, settore al centro del faccia a faccia di Palazzo Chigi. Un altro big che nei giorni scorsi, come Fazzolari, si era esposto con fermezza contro le mosse della Coalizione dei volenterosi in Ucraina “su chi cercava in qualche modo di fare due gruppi, uno che corresse più veloce e un altro che andasse più lentamente”. Crosetto il giorno dopo il bilaterale parla invece “dell’importanza di fare squadra non per i rapporti tra Italia e Francia, ma per l’Europa e per la Nato”. Al contrario in Consiglio dei ministri non si è parlato del faccia a faccia.
In una giornata di scontro in Aula alla vigilia di diverse mobilitazioni in piazza con una finestra sul referendum, le opposizioni marciano disunite.
Elly Schlein, segretaria del Pd: “E’ positivo che si siano incontrati e parlati. Era da settimane che la presidente del Consiglio piegava la politica estera del nostro paese alle sue simpatie e antipatie personali”. In zona M5s invece non usano avversative e vanno dritti all’attacco: “Meloni e Macron sono le due facce della stessa medaglia: quella di un’Europa inetta”.
Simone Canettieri