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Editoriali

Prediche ipocrite sulla scelta di Giorgia Meloni di non votare

Redazione

Da Rep. alla Cei, la doppia morale laica e religiosa sull’astensione ai referendum. Anni fa, sui quesiti promossi dalla Lega e quelli sulla procreazione assistita, invitavano i cittadini a non recarsi al seggio

La campagna referendaria sta diventando un grande esercizio di doppiezza, da parte di chi si trova a denunciare come antidemocratici e anticostituzionali gli stessi metodi che ha legittimato nelle consultazioni passate. E’ forse normale che accada per i partiti politici. Quasi tutti, almeno negli ultimi trent’anni, si sono ritrovati almeno una volta a fare campagna per l’astensione quando volevano far fallire un referendum o a denunciare gli avversari che puntavano al mancato raggiungimento del quorum invece della vittoria nelle urne. E’ la politica che si adatta alle regole del gioco. Le cose, però, cambiano quando le prediche provengono da pulpiti laici e religiosi che evocano opportunisticamente l’etica e i valori. La Repubblica, ad esempio, giudica la scelta di Giorgia Meloni di non votare come uno “spreco di democrazia”, paragonando l’importanza del referendum del 1946 per la forma dello stato (monarchia/repubblica) alla scelta odierna della maggioranza di “delegittimare il voto attraverso l’assenza del quorum”.

A parte che questa delegittimazione è stata prevista dai costituenti, proprio attraverso il quorum, non ha alcun senso paragonare un referendum istituzionale a uno abrogativo: non è un caso che il primo non avesse quorum e l’altro sì. Nel 2022 (tre anni fa, non tre secoli fa), all’epoca dei referendum sulla giustizia promossi dalla Lega, Repubblica invitò i lettori all’astensione. Allora sabotare il referendum serviva a difendere la democrazia, ora invece la stessa tattica adottata dalla destra  è per delegittimarla. Una posizione analoga arriva dalla Cei. Monsignor Francesco Savino, vicepresidente dei vescovi italiani, dice che “parlare di astensione è un paradosso” perché il  referendum ha “un valore civico enorme” e quindi votare è  “un gesto di cura per la democrazia”. E’ la stessa Cei che nel 2005, ai tempi del referendum sulla procreazione assistita, fece campagna per l’astensione. Le prediche inutili fanno anche  bene alla democrazia, sono quelle ipocrite che la danneggiano.

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