
Il racconto
Giorgetti power: lettera a Unicredit, il dpcm non cambia. Deroga "tutela Italia" per le imprese italiane in Russia
Il Mef risponde con una lettera a Unicredit sull'ops Banco Bpm e non si ferma: dimostrate voi che le prescrizioni sono impossibile da adempiere. Osnato (Fdi): "Il governo non si fa influenzare"
In una frase: non c’è ostilità, il golden power resta, se non riuscite ad adempiere, diteci il perché. Il risiko bancario, l’ops Unicredit-Bpm, si trasforma in grande tennis, il Roland Garros del risparmio. Il Mef risponde a Unicredit, alle sue richieste di chiarimento, e lo fa con una lettera a firma del suo dirigente Stefano Di Stefano. Per il governo Meloni non c’è né allentamento delle restrizioni né un accanimento, ma solo un dpcm in punta di diritto. Se Unicredit vuole continuare la scalata deve rispettare le norme e se non riesce oggettivamente a raggiungerle deve fornire in pratica l’onere della prova. Nella lettera si precisa che il dpcm del governo, contestato da Antonio Tajani, deve essere interpretato secondo i principi di leale collaborazione, buona fede, esigibilità, e imputabilità dell’inadempimento. La novità è però un’altra. Viene inserita una deroga che tutela le 270 imprese italiane in Russia che operano con Unicredit. Cade di fatto la ragione che ha portato Tajani a contestare.
Arrivano dunque le risposte sollecitate da Unicredit che si vede ostacolata dal governo nella sua scalata a Banco Bpm, ma arriva anche (viene depositata) la memoria dei dirigenti del Tesoro contro il ricorso di Unicredit al Tar. A dare notizia della lettera a Unicredit è il Mef che nel suo comunicato rivendica la piena “legittimità e la possibilità di realizzazione concreta” delle prescrizioni. Chi ha letto la lettera parla di toni ancora più severi, parametri irraggiungibili, a cominciare dalle richieste di dismettere gli asset Unicredit in Russia, mentre per il governo si tratta di una risposta “neutrale”, anzi, c’è chi nell’esecutivo parla di “prescrizioni esse stesse elastiche. La cosa certa è che il dpcm non cambia”.
Giorgetti ne fa una questione di interesse nazionale, si rifà alla norma sul golden power che è stata riscritta, allargata, da Mario Draghi, che della legge, nella sua versione ampliata, è il padre. Unicredit non commenta la lettera. In sede di audizione era stata la stessa banca a sollevare il caso Italia, ovvero il caso di quelle imprese italiane, 270, che operano in Russia. Che fare con loro? Il Mef ora risponde con quella che viene salutata come una deroga, un alibi smontato. Vengono escluse dai parametri russi del golden power, che deve adempiere Unicredit, le attività di queste imprese come i pagamenti “citati da codesto istituto in sede di audizione” che potranno “continuare a essere effettuati purché nel rispetto di tutte le prescrizioni in materia”.
Il destino delle 270 imprese italiane in Russia è per Tajani quel “motivo di preoccupazione” e contrarietà allo strumento del golden power. E’ la contrarietà che ha portato Forza Italia, in Cdm, a esprimere parere negativo, a criticare, ancora, il dpcm, tanto da spingere Giorgetti a ripetere che in caso di “disallineamento con Meloni” lui sarebbe pronto alle dimissioni, senza annunciarlo. Cosa c’è ancora nella lettera? Per alcuni è un capolavoro linguistico di burocratese. Per altri è un saggio accademico da tecnici del Tesoro. In breve, sempre rivolgendosi a Unicredit, dice il Mef: dimostrateci che quanto vi chiediamo vi è impossibile a prescindere dalla vostra volontà e noi ne prendiamo atto. In uno dei passaggi si prescrive che nel caso non sia possibile rispettare una delle prescrizioni “non si può giustificare una arbitraria disapplicazione degli obblighi” previsti dal dpcm. Per quale motivo il governo continua ad alzare barriere? Non è tanto Banco Bpm ma quel portafoglio di risparmio che Banco Bpm ha in pancia: Anima, la società acquisita e che gestisce un risparmio privato di circa 190 miliardi di euro. Dice Marco Osnato al Foglio, lui che presidente della Commissione Finanze della Camera di FdI, che la lettera del Mef è una lettera “coerente”. Continuate quindi la vostra lotta contro Unicredit? Risponde Osnato: “Il governo segue soltanto quelle che sono le norme sulla golden power senza farsi influenzare da quanto arriva dall’esterno”. Osnato, non sono richieste impossibili? “Se sono impossibili stia sicuro che nessuno mortificherà le loro ragioni, le ragioni di Unicredit”. La finanza somiglia ormai alla racchetta del tennis. Ace, partita, dpcm, opa, e incontro. L’ad di Unicredit, Andrea Orcel? Al momento fa Musetti (lunghi).

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