
l'intervento
Un governo che vive su Marte. Renzi contro Giorgetti
Il ministro: premiati dalle agenzie di rating e dai risparmiatori. L’ex premier: rigore, sì, ma pil in calo. E le famiglie “non mangiano con l’outlook”. Il golden power su Unicredit, “uno scandalo”
Ieri al Senato erano in discussione le mozioni 136 e 148 sulla riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio. Pubblichiamo l’intervento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la dichiarazione di voto di Matteo Renzi, che è stata un’accesa replica alle parole del ministro.
Presidente (Licia Ronzulli). Ha facoltà di parlare il rappresentante del governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulle mozioni presentate.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze. Signor presidente, ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti. Una discussione su questa materia inevitabilmente tende a sovrapporre valutazioni di merito rispetto alla politica economica del governo, a questioni di carattere per così dire formale relative alle procedure di bilancio e a una questione, che tanto formale poi non è, come la nuova legge che in qualche modo dovrebbe conformarsi alle nuove disposizioni approvate in sede europea.
Innanzitutto vorrei affrontare brevemente le osservazioni di natura sostanziale. Per quanto riguarda la politica economica di questo governo, in un contesto come quello che stiamo vivendo, credo che testimonino i giudizi obiettivi, non semplicemente quello delle agenzie di rating, ma anche quello più sostanziale dei risparmiatori, che continuano ad avere fiducia nella Repubblica italiana e continuano a sottoscrivere il nostro debito.
Per quanto riguarda l’osservazione che è stata fatta relativamente alla politica industriale, fondamentalmente vorrei dire una cosa rispetto alle critiche e alle osservazioni che sono arrivate da parte degli industriali. In questo momento in particolare esse fanno riferimento a una vicenda, quella del costo dell’energia. Sul costo dell’energia dobbiamo guardarci tutti quanti allo specchio e dobbiamo guardare indietro, alle scelte scellerate che hanno privato questo Paese dell’unica fonte di energia che l’avrebbe reso veramente sovrano e indipendente, cioè l’energia nucleare.
(Applausi).
Penso anche alle dubbie politiche in materia di energie rinnovabili. Non mi riferisco alla bontà delle medesime; ma basta guardare agli oneri di sistema, a come sono stati costruiti e a quanto pesano nel tempo, per capire che forse si è sbagliato qualcosa su tutta la politica energetica nazionale. Di fronte a scelte che magari potranno produrre effetti fra dieci anni (ahimè), io spero che tutto il Parlamento in qualche modo seguirà il nuovo indirizzo che finalmente il governo coraggiosamente ha deciso di dare.
Al senatore Patuanelli, che ha richiamato la battuta che ho fatto in Commissione sulla mia avversione ai piani quinquennali, ribadisco in quest’Aula che i piani quinquennali sono stati un fallimento storico, economico e anche politico. (Applausi). Continuare a concepire la politica industriale in termini di piani quinquennali non potrà che replicare questi esiti. Però faccio ammenda su una situazione in particolare, di grande attualità: oggi uno Stato sovrano si deve dare una politica industriale in tema di industria della difesa, questo sì. Sull’industria della difesa, siccome la domanda è pubblica e sarete chiamati a valutare ingenti risorse da destinare alla difesa, l’offerta inevitabilmente deve essere in qualche modo guidata e consigliata. In questo senso anche il nostro governo è chiamato a fare la propria parte rispetto ai cosiddetti campioni nazionali.
Chiudo qui, senza dilungarmi sulle vicende del rating e altro. Un sassolino me lo tolgo, però: ho visto oggi un nastro di agenzie con un miglioramento dell’outlook di tutte le nostre principali banche, da stabile a positivo. Qualcuno si ricorderà di ringraziare anche il governo, qualcun altro no, ma fa niente.
(Applausi).
La mozione a prima firma del senatore Boccia e la risposta che ad essa è stata data toccano un tema di grande sensibilità, al quale non mi sottraggo. So perfettamente cosa vuol dire, avendo partecipato alle discussioni parlamentari. Dal primo momento abbiamo detto, come governo, che lasciavamo giustamente al Parlamento il compito di trovare una soluzione rispetto alle novità richieste e indotte sia dal trascorrere del tempo, sia dalla nuova regolamentazione di carattere europeo. Tenderei a distinguere la vicenda del DEF, recentemente approvato, rispetto a quello che dovrebbe essere l’intero ordinamento contabile che ne deve venire fuori.
Il DEF che abbiamo approvato nasce da una situazione, se non di emergenza-urgenza, di prima applicazione di una normativa che a livello europeo ha trovato chi l’ha puntualmente rispettata e chi, per tante e diverse ragioni, non l’ha rispettata. Faccio riferimento al sentiero di spesa, che qualcuno neppure ha presentato a livello europeo.
Noi abbiamo pensato che tale normativa dovesse essere puntualmente rispettata. Questo documento che è stato approvato è stato inviato alla Commissione europea, la quale a giorni, io credo, esprimerà il suo parere rispetto alla conformità. Dopodiché, io sono convinto e condivido che dobbiamo ragionare tutti assieme per dare una nuova dimensione a questo ordinamento contabile rispetto alle necessità e ai tempi che viviamo.
In questo senso, io mi soffermerei su due situazioni: la prima è quella della programmazione. La programmazione pluriennale è una misura bellissima, a parole; però, dobbiamo renderci conto di come si traduce nei fatti e nella sostanza. Nella sostanza si traduce nel fatto che oggi, ma in generale, la programmazione a lungo termine rischia di essere un esercizio sterile.
Diverso è il materiale informativo che giustamente il Parlamento reclama e che giustamente anche produce l’Ufficio del Congresso americano, che ho avuto l’onore di visitare in un lontano passato. In tale documento, le previsioni a lunghissimo termine rispetto alla sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico e del sistema sanitario sono fondamentali e si connettono profondamente alla dimensione del grande assente dal dibattito politico, che io richiamo in quest’Aula e che è l’inverno demografico. Esso è la vera sfida che ha di fronte questo Paese.
(Applausi).
Quei dati sono dati su cui riflettere seriamente, politicamente e culturalmente, ma che non necessariamente devono riflettersi in una programmazione di bilancio a lunghissimo termine. La programmazione noi l’abbiamo fatta. È giusto dare le informazioni al Parlamento. È sacrosanto e nessuno vuole nascondere niente. Questa dimensione, però, io non la ritengo la dimensione più importante. La dimensione veramente importante è stata qui richiamata in diversi casi. È stata chiamata flessibilità ed io la vedo strettamente connessa al monitoraggio. Flessibilità e monitoraggio, di cui il Parlamento deve essere pienamente cosciente, ma che è uno strumento fondamentale per rispondere in qualche modo a quelle che sono le nuove richieste che arrivano dalle strumentazioni e dalla regolamentazione adottata in sede europea.
Il monitoraggio è fondamentale per capire se il sentiero di spesa sia effettivamente quello che è stato indicato o no; è fondamentale per capire la dinamica della spesa, non semplicemente nel settore statale, ma in tutto il conto consolidato della pubblica amministrazione, che rileva ai fini di quelli che sono gli indicatori da dare in sede comunitaria.
Quindi, estremamente opportuna la mozione a prima firma del senatore Malan quando richiama al punto d) questo aspetto. Questo monitoraggio implica anche un altro aspetto, però, e invito qui il senatore Patuanelli a discuterne. Egli ha fatto l’esperienza ministeriale e sa perfettamente di cosa stiamo parlando.
La flessibilità, all’interno del bilancio di un Ministero, è un elemento anche di sana ed efficiente gestione. Naturalmente dobbiamo stabilire quali sono i limiti, dov’è l’asticella tale per cui questa flessibilità non diventi totale discrezionalità che, in qualche modo, annulla l’indicazione parlamentare. Stabiliamo una cifra, decidiamo come, ma quella flessibilità ci deve essere. Non deve esistere tanto da dare un’attribuzione al ministro e poi il ministro fa quello che vuole, ma non deve essere neppure quell’interminabile sequela di decreti, trasferimenti, passaggi in Corte dei conti, che rende sostanzialmente impraticabile e non più attuale la gestione del bilancio dello Stato.
Su questo aspetto della flessibilità e del monitoraggio - che, a mio giudizio, è quello centrale - il confronto che c’è in sede parlamentare dovrebbe riuscire a trovare delle formule che diano la risposta che, ribadisco, in questo momento ritengo decisiva nell’assetto dell’ordinamento contabile dello Stato.
Per i motivi che ho richiamato, ritengo di esprimere un parere favorevole sulla mozione n. 148, presentata dai senatori Malan, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Liris, Garavaglia, Salvitti.
Per quanto riguarda la mozione n. 136, presentata dal senatore Boccia e da altri senatori, il parere non può essere favorevole, auspicando che il confronto già avviato in sede parlamentare possa concludersi con una proposta largamente condivisa, che riconosca il valore di una collaborazione leale tra tutti i soggetti istituzionali impegnati nel lavoro di aggiornamento delle procedure di bilancio.
(Applausi).
Presidente. Passiamo dunque alla votazione delle mozioni.
Matteo Renzi (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
Presidente. Ne ha facoltà.
Renzi (IV-C-RE). Signora presidente, la ringrazio. Signor ministro, ascoltandola ho avuto l’impressione che ci siamo giocati anche lei, che anche lei viva su Marte.
La mozione n. 136 affronta un tema procedurale e procedimentale. Il collega Boccia, e tutti noi con lui, le chiede di rispettare delle regole che ci siamo dati: voi non lo avete fatto. Altri nel dettaglio spiegheranno perché (e lo hanno già fatto), ma vorrei ricordarle metodologicamente che la legge di bilancio, bella o brutta che sia, l’avete approvata senza permettere a questo Parlamento di discutere. (Applausi). E lo avete fatto dopo che la presidente Meloni, dall’opposizione, aveva definito un’analoga iniziativa del governo Draghi uno scandalo senza precedenti. La legge di bilancio 2025 non ce l’avete fatta discutere. È chiaro questo o no (visto che siamo tranquilli, in un momento di relax, fuori dalla quotidianità e dalla contingenza della discussione)?
Secondo punto. Voi avete un rapporto delicato e complicato con le regole. Lei ha fatto sentire la sua voce indignata quando i tedeschi hanno posto il tema di un eventuale blocco all’acquisizione di un importante istituto di credito tedesco da parte di Unicredit, dicendo “non passeranno gli italiani”, e io l’ho ammirata; e poi lei, signor ministro, ha preteso di mettere il golden power, che è l’arma nucleare nella finanza, contro Unicredit mentre stava intervenendo su BPM, facendo la più grande invasione di campo della storia della finanza di questo Paese. (Applausi). E questo nel silenzio dei media, delle redazioni, dei giornali, nel silenzio anche di una parte del Parlamento.
Io sono qui a dire che l’intervento in golden power da parte del governo italiano su Unicredit e su BPM, che si deve alla volontà della Lega e del ministro dell’Economia e delle Finanze, per mille ragioni più o meno dichiarabili, è uno scandalo.
(Applausi).
Detto questo, lei viene qua e ci fa l’elenco dei risultati del governo. Ora io davvero ho l’impressione che siamo su due mondi paralleli. Signor ministro, le chiedo se queste cose me le sto inventando o sono la verità. Corrisponde al vero o no che nel 2024 la pressione fiscale in questo Paese è aumentata? La risposta è sì: avete aumentato la pressione fiscale.
Signor ministro (seconda domanda, facile), corrisponde al vero o no che nel 2024 è aumentato il debito pubblico rispetto al pil? Sì o no? Sì, avete aumentato il debito pubblico rispetto al pil.
Terzo dato sul 2024. Signor ministro, corrisponde al vero o no che i salari reali delle famiglie hanno perso potere d’acquisto e sono più bassi rispetto a prima? Sì o no? Lo dice l’Istat. Dopodiché voi avrete il vostro centro studi, ma c’è una diversità: l’Istat dice che è così, il centro studi di Fratelli d’Italia, il “Melonilandia”, dice che non è così. (Applausi). Dice che stanno diminuendo le tasse, dice che va tutto bene. Il bello è che avete anche chi vi crede, a cominciare dall’incredibile ovazione che vi è stata tributata da Confindustria.
Qui dentro, se c’è uno che ha sempre dialogato con Confindustria e che è felice delle misure che ha adottato per le imprese sono io. Vi dico che una Confindustria così scodinzolante verso il governo non si vedeva da decenni ed è uno scandalo.
(Applausi).
Mi fa piacere che il senatore Romeo si sia svegliato dal torpore a cui pure il suo collega di partito lo aveva abituato.
Quarto punto: corrisponde al vero o no che il numero di cittadini che hanno lasciato l’Italia nel 2024 è senza precedenti? Non conosco i dati del centro studi di “Melonilandia”, ma conosco i dati dell’Istat e del Censis: 191.000 persone hanno lasciato l’Italia, un record storico. Quando dicevate a noi che stavano fuggendo tutti e parlavate della fuga dei cervelli, erano 104.000: sono raddoppiati. C’è la fuga dei cervelli, dei pancreas, dei femori, di tutto. Corrisponde al vero o no, signor ministro della fantasia, che il numero di persone che non si cura e rinuncia a curarsi è passato dal 7,6 al 9,9? Corrisponde al vero o no che il numero di persone che vanno alla Caritas con un lavoro (cioè hanno lavoro, ma non hanno uno stipendio sufficiente a pagarsi le spese), è cresciuto fino al 23,7 per cento?
Allora, signor ministro, lei è venuto a ribadire che va tutto bene, perché i mercati finanziari vi danno ragione, perché è aumentato l’outlook delle agenzie di rating. Le dico, signor ministro, che io sono con lei: secondo me le agenzie di rating ancora ci sottostimano. Noi dobbiamo avere molto di più di quello che abbiamo. Ma una volta che abbiamo l’outlook positivo delle agenzie di rating, le comunico che le famiglie italiane non mangiano con l’outlook delle agenzie di rating (Applausi), ma con gli stipendi che voi avete in sostanza diminuito.
Poi bisogna essere intellettualmente onesti, perché il signor ministro, che è reduce da un’annata difficile calcistica, essendo un grande tifoso di una squadra che è retrocessa, un po’ come la qualità del governo (il Southampton in premier league), cose che conosciamo da qualche anno, si trova anche a lavorare in una condizione un po’ difficile. Io avrei voluto abbracciare il signor ministro quando ha fatto il question time alla Camera, perché lo conosco da una vita: quando la presidente del Consiglio, con quella sobria tranquillità che la caratterizza, con quella pacatezza intellettuale che raffinatamente riesce a esprimere, ha spiegato che lo spread dimostra che i nostri titoli di Stato sono migliori di quelli tedeschi, Giorgetti lì davvero voleva essere su Marte con Elon Musk o con chiunque altro (Applausi), perché ha fatto una faccia, poveretto, che capisco; si è trovato cioè in una situazione in cui la Meloni stava dicendo una frase falsa, come tante altre che dice, e non poteva interromperla, anche perché avrebbe dovuto dire alla Meloni che i nostri titoli di Stato non solo non sono più sicuri per i mercati della Germania, ma sono inferiori anche alla Grecia. Ci è passata avanti persino la Grecia, che dieci anni fa stava fallendo.
Allora, signor ministro, cerchiamo di parlarci chiaramente. L’economia non è tutta rose e fiori come lei ci sta descrivendo. Lei, veramente con grande impegno, si sta incaricando di essere la voce saggia del gruppo (non che sia difficile visto il contesto), sta cercando di essere quello saggio e di tenere i conti sotto controllo. Lei è l’uomo del rigore. Bisognerebbe che la Lega mandasse un mazzo di fiori a Elsa Fornero e a Mario Monti (Applausi), perché state copiando - male - le cose che quindici anni fa contestavate di Monti e Fornero.
Se questo è, signor ministro, dia una svolta, perché qui, a forza di tenere i conti in ordine, si sta rimpicciolendo il pil. E se rimpicciolisce il pil, il dramma di questo Paese è che cresce la curva debito-pil, che è il nostro dramma. E non venga a dire che il problema dell’energia e perché nel 1987 si è fatto il referendum in cui si è detto “no al nucleare”; io avevo dodici anni, penso sia stato un errore, ma va bene. Dal 1987 ad oggi un po’ di tempo è passato (Commenti). Ma lei se lo ricorda, se lo ricorda…(Brusio). Ragazzi, relax, quando la maggioranza impedisce all’opposizione di parlare, è un pessimo segno per la democrazia dell’Aula (Applausi), è un pessimo segno per la conduzione dell’Aula, ma anche un grande segno di maleducazione.
(Applausi).
Qual è il punto? Avete detto che il problema è il nucleare.
Vorrei chiedere una cosa alla Lega e anche a Fratelli d’Italia: quando un governo della Repubblica ha chiesto di aumentare la produzione di gas con le trivelle, creando un netto dissenso nel centrosinistra, cosa ha fatto Fratelli d’Italia? La Meloni è andata davanti agli impianti (fuori, sulla spiaggia, diciamo davanti al mare) a dire che lei era contraria a quel provvedimento che si chiamava sblocca Italia; lei e il suo partito hanno fatto manifestazioni non contro il nucleare, fino alla svolta di Salvini, che ha deciso di volere una centrale nucleare a Baggio. Se Salvini si occupasse dei treni, dato che ieri si sono registrati 117 minuti di ritardo, noi non ce ne offenderemmo, ma lasciamo stare Salvini, che è argomento delicato. (Applausi). Rimaniamo sul punto politico: avete fatto manifestazioni contro il termovalorizzatore, avete fatto manifestazioni contro le trivelle, avete impedito l’aumento della produzione di petrolio, vi siete talvolta opposti anche alle rinnovabili.
Signor ministro, non venga a raccontarci le storielle: se avete un piano industriale per il Paese, fatelo, ma se continuate a raccontare che nei mercati finanziari va tutto bene, sappiate che i mercati rionali vi daranno la sveglia presto. A Genova e a Ravenna hanno già iniziato. Il meglio deve ancora venire.
(Applausi).