
(foto Ansa)
Il colloquio
L'assessore umbro alla Pace: “In piazza per fermare il genocidio a Gaza. La deriva antisemita? Non è colpa dei pacifisti”
Parla Fabio Barcaioli: "Io sono convinto che quella a Gaza non sia più una guerra ma un genocidio, però sono pronto a scendere in piazza con chi la pensa diversamente. Sbagliato addebitare le responsabilità del governo israeliano al popolo ebraico. Il più grande nemico di Israele è Netanyahu, un criminale di guerra"
“Io penso che quella a Gaza non sia più solo una guerra, ma un vero e proprio genocidio. E sono convinto che Netanyahu sia un criminale di guerra, il principale nemico di Israele. Ma sono disposto ad andare a braccetto, in piazza, con chi non usa i miei stessi aggettivi e sostantivi. Perché il punto di caduta deve essere comune e trasversale alle forze politiche: la fine del conflitto”. Per questo, da assessore alla Pace dell’Umbria, Fabio Barcaioli, avrebbe voluto che la manifestazione del 7 giugno, che si terrà a Roma, potesse essere ospitata nella sua terra. Sarà nella capitale ma Iv e Azione hanno già storto il naso contro le possibili derive antisemite della piazza. “Anch’io ho il timore che possa accadere quello che è successo dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, quando avanzava la russofobia. Ma è responsabilità di Netanyahu, non dei movimenti pacifisti”.
L’assessore alla Pace dell’Umbria Fabio Barcaioli è anche segretario regionale di Avs. E condivide le posizioni espresse dal segretario nazionale Nicola Fratoianni, che ha descritto le azioni del governo Netanyahu come “terroristiche” e ha chiesto di fare pressioni con l’interruzione degli accordi diplomatici a livello europeo. “Non starei qui a fare un’analisi semantica dell’uno o dell’altro leader politico. E’ evidente che Netanyahu oggi è il più grande nemico di Israele. E però nessuno mette in discussione l’esistenza dello stato ebraico. Quello che viene messo in discussione è il ruolo internazionale di Israele e del suo governo in questa fase. Sapendo ben distinguere e separare le responsabilità di un governo, che non possono ricadere su un intero popolo”.
Eppure, l’abbiamo visto anche a Washington, il timore è che gli ebrei diventino un bersaglio per il solo fatto di essere ebrei. Un rischio che forse qualcuno intravede anche in una manifestazione che vorrebbe essere tutta focalizzata su Gaza, senza riferimenti a Hamas. Per questo le forze politiche che non condividono la definizione di “genocidio” vorrebbero allontanarsi dalla manifestazione della “rete per il disarmo”, in programma il prossimo 21 giugno, che quella parola d’ordine la sposa in pieno. “Come detto, io credo che quello a Gaza sia un genocidio, ma credo anche che l’obiettivo finale debba essere la fine del conflitto, il riconoscimento dei due popoli e due stati. Quindi sono pronto a confrontarmi e ad andare a braccetto con chi usa altri termini, andando persino oltre il perimetro del campo largo. Non è che stiamo a distinguere tra destra e sinistra: in questi casi non è la politica ma l’umanità che deve prevalere”, dice Barcaioli al Foglio. “E sul rischio di manifestazioni di odio, sono convinto che una piazza animata da uno spirito pacifista non possa dare spazio all’odio, perché l’odio è l’anticamera della pace. Non si può odiare un popolo per criticare un governo. Noi siamo contrari a qualsiasi forma di equiparazione. Poi certo dei cretini ci sono sempre, ma per fortuna rappresentano una minoranza”.
Altri distinguo e malumori, all’interno del centrosinistra, hanno riguardato la chiamata a una manifestazione che si vorrebbe unicamente su Gaza. Ma non sarebbe stato più coerente, forse, confrontarsi su una piattaforma complessiva che guardasse anche a quello che, per esempio, accade ogni giorni in Ucraina? “Io sono d’accordo. L’altro giorno qui in regione abbiamo fatto un convegno sui conflitti che ci sono nel mondo: sono 64 e vedono coinvolti più di 100 paesi. Stiamo andando verso un mondo che sceglie il conflitto come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Per questo credo che una grande manifestazione debba essere attraversata dalle parole con cui Leone XIV ha aperto il suo pontificato, cioè una pace disarmata e disarmante”, dice l’assessore umbro. “Dobbiamo ritornare a parlare di disarmo. E’ chiaro a tutti che quello in Palestina è un genocidio che non ci permette di girarci dall’altra parte. Ma non c’è solo quella guerra. Russia-Ucraina, India-Pakistan, il Ruanda. Iniziamo a mettere al centro della politica il disarmo”.
Come riconosce lo stesso Barcaioli, “l’Umbria è una regione storicamente sensibile alla questione palestinese, ma in generale alla cultura della pace. Abbiamo ripristinato la delega alla pace dopo tanti anni. Credo sia naturale il motivo per cui la sindaca di Perugia Ferdinandi, che ha anche la delega alle politiche di pace in seno all’Anpi, avrebbe voluto la manifestazione qui. Era un modo per dire: noi ci siamo. Ma l’appello rimane: io resto convinto che quella a Gaza non sia più una guerra ma un genocidio e che Netanyahu sia un criminale di guerra. Eppure sono pronto a scendere in piazza con chi non usa termini diversi dai miei”.
