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Editoriali

Il senso di Meloni per l'Asia centrale

Redazione

Roma partecipa agli sforzi europei per aumentare il peso dell’Ue nell’area, Bruxelles ha appena messo sul tavolo 12 miliardi di dollari di investimenti, ma gioca (e bene) anche da sola. Opportunità e rischi di una missione che inizia oggi

I ritmi della diplomazia di solito sono tutt’altro che serrati e le agende difficilmente riprogrammabili. Non è stato così nel caso del viaggio che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni avrebbe dovuto compiere in Asia centrale ad aprile. Cancellata per la morte di Papa Francesco, la visita è stata subito riprogrammata e inizia oggi fino  a venerdì. Durante la tappa che si svolgerà in Kazakistan, dopo il primo stop in Uzbekistan, Meloni si siederà attorno al tavolo con i leader delle cinque repubbliche della regione. Prima storica occasione di questo tipo dopo i vari summit tenuti a livello di ministri degli Esteri (e la visita a Roma, a gennaio, del presidente della Repubblica del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev). La relazione con i paesi dell’area è soprattutto economica. L’Italia è il terzo partner commerciale al mondo per il Kazakistan, dietro a Cina e Russia. Nel 2024 l’interscambio è cresciuto del 25 per cento toccando quota 20 miliardi di dollari, di cui 18 miliardi relativi alle esportazioni kazake di petrolio e prodotti petroliferi verso il nostro paese.

Energia, ma anche armamenti, il mercato turkmeno spicca, così come macchinari e altri prodotti meccanici, esportati anche verso l’Uzbekistan. In prospettiva, fanno gola le terre rare kazake e il potenziale logistico dell’Asia centrale. La sfera politica riguarda principalmente Kazakistan e Uzbekistan, non a caso le due tappe del viaggio di Meloni. La competizione tra le due repubbliche è significativa, anche se siamo in una fase di ritrovata cooperazione tra Astana e Tashkent e l’Italia non vuole scontentare nessuno. Il primo è il gigante economico dell’area, il secondo è il cuore geografico dell’Asia centrale e il leader demografico. Dedicare tre giorni alla regione in un momento così caldo dal punto di vista internazionale è già una dichiarazione d’intenti: Roma partecipa agli sforzi europei per aumentare il peso dell’Ue nell’area, Bruxelles ha appena messo sul tavolo 12 miliardi di dollari di investimenti, ma gioca, e bene, anche da sola. Vedremo cosa riuscirà a portare a casa Meloni.

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