
Maurizio Landini (Ansa)
La lettera
“No, non partecipiamo al referendum della vendetta della sinistra reazionaria”
Ragioni politiche, giuridiche e operative: "La linea dell’astensione, con l’obiettivo del fallimento del quorum, è oggettivamente l’unico modo possibile per difendere l’operato della sinistra riformista al governo". L'intervento di Fabrizio Cicchitto, Giuliano Cazzola, Sergio Pizzolante, Alessandra Servidori
Al direttore - L’8 e 9 giugno si svolgerà il referendum su cinque quesiti, quattro proposti dalla Cgil su temi del lavoro e uno sulla cittadinanza. Noi sottoscritti invitiamo i riformisti ad astenersi dal voto e comunque – per chi volesse recarsi al seggio – a non ritirare le schede relative ai quesiti della Cgil sostenuti anche dalla sinistra. Nella situazione che si è venuta a determinare votare romanticamente No equivarrebbe a votare Sì perché anche un voto negativo o una scheda bianca nell’urna concorrerebbero al raggiungimento del quorum e alla vittoria del Sì; non è in campo, infatti, uno schieramento per il No adeguato a competere con l’offensiva di risorse e mezzi investiti dai sostenitori del Sì. Non a caso la sinistra è impegnata prioritariamente a fare campagna per il voto. La linea dell’astensione, con l’obiettivo del fallimento del quorum, diventa oggettivamente l’unico modo possibile per difendere l’operato della sinistra riformista al governo.
Entrando nel merito, già dal quesito-bandiera per l’abrogazione del c.d. jobs act (il dlgs n.23/2015 che ha istituito il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti) si manifesta il disegno truffaldino del referendum, perché gli effetti non sarebbero quelli promessi dai promotori. Lo spiega con chiarezza la sentenza (n.12/2025) con cui la Corte Costituzione ha ammesso il quesito, nel senso che non tornerebbe in vigore la disciplina dell’articolo 18 con gli effetti previsti dallo Statuto del 1970 (ovvero la reintegra in ogni fattispecie di licenziamento illegittimo). La norma applicabile, in caso di vittoria dei Sì, sarebbe l’articolo 18 novellato dalla legge n.92 del 2012, il quale stabilisce che la sanzione ordinaria in caso di licenziamento per motivi oggettivi (economici) ritenuto illegittimo è l’indennità risarcitoria, non più la reintegra. La Consulta mette, poi, in evidenza ‘’ la circostanza che all’esito dell’approvazione del quesito abrogativo il risultato di un ampliamento delle garanzie per il lavoratore non si verificherebbe nella realtà in tutte le ipotesi di invalidità, perché in alcuni casi particolari si avrebbe, invece, un arretramento di tutela’’. Ecco la truffa che vorrebbe dissimulare l’ obiettivo politico di azzerare la stagione riformista del lavoro. E’ l’autodafé del populismo di sinistra che annuncia il nuovo corso dell’improbabile Campo Largo Schlein-Conte-Bonelli&Fratoianni, tutti appassionatamente insieme a Maurizio Landini nella sua rivolta sociale.
Gli altri quesiti sono particolarmente punitivi per le imprese e di conseguenza per l’occupazione. Quello sui contratti a termine - in caso di vittoria del Sì - finirebbe per intralciare un processo in atto che vede, nel contesto di una tendenza consolidata all’incremento dell’occupazione, un aumento del lavoro stabile rispetto a quello a tempo determinato. L’introduzione di una causale fin dall’inizio del rapporto di lavoro toglierebbe ogni flessibilità all’istituto e aumenterebbe un contenzioso strumentale. Nel quesito in materia di appalti il Sì imporrebbe all’azienda committente la corresponsabilità solidale (già è prevista in generale) anche nel caso di un rischio estraneo alla sua attività normale. Il prevalere del Sì nel combinato disposto tra il quesito sul jobs act e quello sulle piccole imprese determinerebbe l’effetto paradossale per cui, in conseguenza dell’abrogazione del tetto dell’indennità da decenni fissato a sei mesi di retribuzione, le imprese di minime dimensioni potrebbero essere condannate a indennizzi senza limiti, mentre si ridurrebbe, ex lege, il limite massimo dell’indennizzo da 36 a 24 mensilità, per le imprese maggiori.
Per questi motivi di ordine politico, tecnico/giuridico e operativo raccomandiamo l’astensione in tutti i quesiti sul lavoro, contro un referendum inutile, dannoso, promosso da una sinistra reazionaria.
Fabrizio Cicchitto, Giuliano Cazzola, Sergio Pizzolante, Alessandra Servidori
