
Ansa
Liturgia legislativa
Invece di legiferare, il Parlamento si occupa di istituire giornate nazionali
Non sai governare? Nessun problema: istituisci una giornata e alza le pene! Dal “body shaming” al panettone: tutto viene trasformato in un evento annuale con hashtag d'ordinanza e cartellone in sala stampa. Non si affrontano più i problemi, si mettono in cornice
C’è un modo infallibile per riconoscere quando uno stato ha smesso di governare: comincia a commemorare. E il Parlamento italiano, da qualche tempo, più che a legiferare si dedica all’arte funebre del calendario. Ogni problema, ogni stortura, ogni stortignaccolo della società viene trattato non con la politica, ma con la liturgia. Prima si alzano le pene. E poi si istituisce una giornata per ricordare, una giornata per sensibilizzare, una giornata per distrarsi. Ieri, per dire, a Montecitorio discutevano dell’istituzione di una “Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone”. Lo chiamano body shaming, perché in inglese suona più internazionale. Ma non è questo il punto. Il punto è che non si sa più dove mettere i piedi, tra una giornata e l’altra. Non c’è questione, dal panettone all’educazione alimentare, che non venga trasformata in un evento annuale con hashtag d’ordinanza e cartellone in sala stampa. E non si scappa: accendi la tv, apri un giornale, o peggio ancora i social, e vieni investito da un’ondata di post con frasi del tipo “oggi si celebra la Giornata della meraviglia”. Ma meraviglia di che? Del fatto che ancora ci crediate? Il meccanismo è vecchio come il cucco: dove non si governa, si recita. Non si affrontano più i problemi, li si mette in cornice (o in manette). C’è l’odio online? Una giornata. C’è lo sfruttamento sul lavoro? Due giornate, che almeno fa pari. C’è il razzismo? Tre giornate, magari in edizione limitata. Come le figurine. L’intento è nobile, per carità. Il risultato però somiglia a quei “pensierini” appesi nelle sale d’attesa: “Sorridi, la vita è bella”. E badate: non è nemmeno cattiva fede. E’ peggio.
E’ buona coscienza. D’altra parte, come recita un vecchio detto, “la via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”. Il parlamentare medio, quando vota queste giornate, si sente già parte della soluzione. Come l’onorevole Gilda Sportiello, la deputata grillina alla quale ieri abbiamo sentito pronunciare queste esatte parole in Aula: “I minori e le minore sono esposti ai rischi del body shaming”. Le minore. Ecco. Del resto, ormai il calendario civile è un monumento all’impotenza ben educata (a dispetto del M5s e della grammatica). Lo sanno anche loro, i parlamentari: più si moltiplicano le “Giornate”, meno si fa davvero. E’ il principio dell’omeopatia legislativa: diluisci l’azione in commemorazioni simboliche finché resta solo acqua fresca. E se qualcuno solleva un sopracciglio: “Ah, quindi sei a favore del body shaming? Del razzismo? Del colesterolo alto?”. No, caro onorevole. Sono contro il ridicolo. E voi, da tempo, ci nuotate dentro come papere. A questo punto, l’unica vera riforma sarebbe quella di una “Giornata del silenzio legislativo”. Ma questa non si farà. In compenso ieri era la “Giornata mondiale dell’aperitivo” (non per scelta del Parlamento). E almeno questa giornata, a differenza di tutte le altre, serve a dimenticare. Con ghiaccio e fetta d’arancia. Che almeno qualcosa resti amaro, ma vero.