
L'intervista
Sarracino (Pd): “In Campania la destra è a pezzi. Muoversi per vincere”
Il deputato e responsabile Mezzogiorno del Pd di Schlein difende il partito dagli attacchi del governatore uscente Vincenzo De Luca: "Altro che ciucci dalla Campania partirà la riscossa contro Meloni". E sul terzo mandato: "Prendiamo atto che il governo segue la linea del Pd anche per la provincia di Trento, bene"
“Il centrodestra in Campania non è d’accordo su nulla. Sono giorni che si insultano senza essere in grado di trovare non solo un accordo sui chi scegliere come candidato presidente, ma neppure sui criteri minimi per avviare una discussione. Noi dobbiamo approfittarne e imprimere al più presto un’accelerazione, presentando coalizione, programma e nome del candidato. Appena finita la sfida dei referendum sul lavoro è quello campano il dossier da chiudere”. Marco Sarracino, deputato del Pd e responsabile del Mezzogiorno della segreteria di Elly Schlein, suona la carica. Insieme all’eurodeputato dem Sandro Ruotolo, il parlamentare è tra i nemici giurati del governatore uscente Vincenzo De Luca che forse si riferiva anche a lui quando qualche giorno fa, conversando con il ministro Guido Crosetto, ha sbottato: “Con questa banda di coglioni avete un’assicurazione”. Sottotesto: tu e Meloni governerete 20 anni. “Fa parte del suo modo colorito e talvolta inqualificabile di discutere – dice Sarracino – ma se proprio vogliamo rispondergli nel merito penso che dal risultato delle elezioni in Campania invece partirà la riscossa della sinistra anche a livello nazionale: altro che 20 anni di Meloni, il successo nella prima regione del Mezzogiorno sarà solo l’antipasto della vittoria nazionale”.
Ma con chi vincete? Anche lei fa il tifo per l’ex presidente della Camera, il 5 stelle Roberto Fico? De Luca dice che: “I ciucci non governeranno mai la Campania”, sembra avercela proprio con lui. “Si riferiva alla destra. Non penso potesse riferirsi né al Pd, né ai suoi alleati visto che nessuno di noi ha mai fatto votare una legge che poi è stata dichiarata incostituzionale”, risponde con una certa dose di malizia Sarracino, dopo che la corsa di De Luca è stata stoppata proprio dalla Consulta che nelle scorse settimane ha dichiarato illegittima la legge regionale voluta dal presidente e votata dal consiglio regionale campano. “In ogni caso – prosegue il parlamentare dem – ci sono tanti nomi che godono di prestigio rispetto alle cose che hanno fatto. Faremo come abbiamo fatto a Napoli con la candidatura di Manfredi. Il Pd sarà protagonista, ma non può neppure essere un ostacolo a un accordo come vorrebbe chi dice che o si fa come dice lui o non si fa nulla”.
Intanto ieri il governo ha scelto di fare ricorso anche contro la legge della provincia autonoma di Trento che avrebbe consentito al presidente uscente, il leghista Massimiliano Fugatti, di correre per un terzo mandato. “Prendiamo atto – dice Sarracino – che a Palazzo Chigi abbiano seguito quella che è la posizione del Pd da quando a guidarlo c’è Schlein. Siamo contrari ai terzi mandati per le cariche monocratiche: presidenti di regione e sindaci raccolgono in un figura molto potere e dunque mettere un limite è un principio sano. Un principio in cui crediamo sempre e non per usarlo contro qualcuno, anche se tra chi questo limite lo ha superato continua a esserci un vittimismo un po’ patetico. Noi questa impostazione l’avevamo già scelta quando l’anno scorso abbiamo dovuto prendere decisioni importanti rispetto al rinnovamento della classe dirigente in Emilia-Romagna, a Bari e a Firenze, dove pure, con Bonaccini, Decaro e Nardella, venivamo da anni straordinari, con territori radicalmente cambiati grazie al lavoro dei nostri amministratori”. Insieme a questa norma che non piace affatto al Carroccio – anche per il messaggio che manda anche in Friuli, dove il governatore leghista Massimiliano Fedriga sta svolgendo il secondo mandato – è stata approvata dal Consiglio dei ministri la legge delega per stabilire i Livelli essenziali delle prestazioni, un passaggio necessario per attuare l’autonomia differenziata alla quale invece la Lega tiene più di ogni cosa. “E’ evidente che l’ultimo Consiglio dei ministri rileva l’ennesimo scambio sulla pelle delle istituzioni con una destra che ne esce abbastanza dilaniata: la Lega che si fa vendere la fontana di Trevi di una autonomia depotenziata che non vedrà mai la luce. E Meloni che si rende complice di una legge che aumenta divari e disuguaglianze e che non prevedendo risorse per i Lep contrasta con la Costituzione”.