(foto Ansa)

tra i dem

Il caos riformista sui referendum “Io voto solo un quesito”, “io tutti e cinque”. Enigma Bonaccini

Luca Roberto

La corrente che fa capo all'ex presidente dell'Emilia-Romagna si è schierata contro i quesiti sul Jobs Act. Ma secondo Schlein proprio il leader di "Energia Popolare" alla fine dirà sì a tutto. E c'è anche chi voterà solo il quesito sulla cittadinanza

Vabbè che, come ha professato la stessa segretaria Schlein, “ognuno voterà secondo coscienza”. Ma in un Partito democratico sempre percorso da tensioni tra correnti, distinguo, critiche e moniti, fa specie come nella partita sui referendum il disordine, il marciare ognuno per conto suo, valga principalmente per i riformisti. Nella direzione nazionale che ha affrontato la questione Schlein ha chiesto alla minoranza guidata da Stefano Bonaccini di non ostacolare la campagna referendaria. E così, da quel momento, nell’universo riformista è stato tutto un marcare singolarmente la propria posizione personale in vista della consultazione dei prossimi 8 e 9 giugno. Giorgio Gori, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Pina Picierno, Lia Quartapelle e Filippo Sensi ci hanno tenuto un minimo a far sapere che erano arrivati a una decisione condivisa. “Voteremo sì al referendum sulla cittadinanza e sì al quesito sulle imprese appaltanti. Ma non voteremo gli altri 3 quesiti, perché la condizione del lavoro in Italia passa dal futuro, non da una sterile resa dei conti con il passato”, hanno detto in una nota della scorsa settimana. Ma appunto si è trattato di un’eccezionalità, visto che tra i riformisti la pratica più usata è stata quella del: io farò così. Qualche esempio? L’europarlamentare Elisabetta Gualmini, ex vicepresidente dell’Emilia Romagna, ha fatto sapere che voterà solo il referendum sulla cittadinanza. Andrea De Maria, che della corrente bonacciniana “Energia popolare” è il coordinatore degli locali, ha detto di essere intenzionato a votare sì a tutti e cinque i quesiti. Anche il vicepresidente dell’Emilia-Romagna Vincenzo Colla, che è stato assessore di Bonaccini, ha detto che “per coerenza” sosterrà tutti i quesiti. Cosa che nel weekend ha annunciato di voler fare anche il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Portato a ragionare sull’astensione di Gori, Guerini e gli altri, il primo cittadino ha detto: “Ho qualche perplessità su quei tre quesiti, ma voterò comunque sì a tutti e cinque per il significato politico che ha questa mobilitazione, per dare forza al Pd e alla sua segretaria, che sta conducendo una partita complessa e sfidante nelle dinamica della politica nazionale”. Una posizione leggermente diversa da quella di un altro leader del riformismo all’interno del Pd, il sindaco di Milano Beppe Sala, che ha glissato le domande a proposito dei quesiti sul lavoro e ha detto di voler sostenere quello sulla cittadinanza. Mentre il sindaco di Napoli e presidente dell’Anci Gaetano Manfredi ha espresso un’altra volontà: ritirerà tutte le schede ma si asterrà sui tre quesiti che riguardano il Jobs Act.

 

Come vediamo, quindi, anche nel mondo riformista ci si divide sull’articolazione referendaria, in base a un orientamento più personale che collettivo. Fatto sta che, sebbene una posizione simile alla lettera di Gori & Co sia stata espressa da Alessandro Alfieri, coordinatore dei riformisti, che non voterà i quesiti in materia di lavoro, interessante sarebbe stato sapere la posizione ufficiale di Bonaccini, che è anche presidente del partito. Ufficialmente, pur senza una regia univoca, “Energia popolare” è contraria ai quesiti sul Jobs Act. Eppure settimana scorsa, intervistata da Avvenire, è stata la stessa Schlein a rendere ancor più confuso il quadro: “Il Pd ha una linea approvata senza voti contrari in Direzione e prevede l’appoggio ai cinque referendum. Un sondaggio di Pagnoncelli ha mostrato come la nostra base è la più convinta dei quesiti – tra il 92 e il 97 per cento – compreso quello sulla cittadinanza. Siamo impegnati nella campagna delle amministrative e nel favorire la più ampia partecipazione possibile ai referendum. E con me anche Stefano Bonaccini, che ha ricordato l’importanza di votare tutti i quesiti”, ha detto la leader dem. Solo che Bonaccini in persona, intervenendo sui suoi social, aveva evitato di chiarire la sua posizione. “A votare ci si deve andare sempre, dunque anche ai prossimi referendum dell’8 e 9 giugno. C’è gente che ha dato la vita (abbiamo appena festeggiato lo scorso 25 aprile l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo) per restituirci libertà, pace e democrazia, dunque anche il diritto di voto”, era intervenuto polemizzando in maniera generica contro il presidente del Senato La Russa. E forse anche la posizione del leader dei riformisti, a capo di una fazione critica ma che personalmente sosterrà i referendum, dice molto della caoticità di quest’area. Sicuramente più movimentata dal cerchio attorno a Elly, che almeno una regia ce l’ha.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.