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L'editoriale del direttore
Maggioranza e opposizione non sanno costruire litigi costruttivi. Ed è un guaio
Governo immobile, opposizione senza idee. Litigare in politica, in Italia, è diventato quasi impossibile. E purtroppo non è una buona notizia
La verità, signora mia, è che non si riesce a litigare più su nulla. C’è un tema particolarmente importante e totalmente inaspettato che riguarda lo stato di salute della politica italiana. Un tema che è difficile da incasellare sia sotto la categoria delle notizie positive sia sotto la categoria delle notizie negative e che in ogni caso si presenta in modo trasparente ormai da mesi sotto i nostri occhi all’interno di questa cornice disarmante: la verità, signora mia, è che in Italia non si riesce a litigare più su nulla.
Certo, per carità, c’è sempre un’eccezione che conferma la regola, c’è sempre un 25 aprile in cui il centrosinistra accusa il centrodestra di essere fascista, c’è sempre un’occasione in cui il centrodestra accusa il centrosinistra di essere complice dei trafficanti di esseri umani, c’è sempre una qualche polemica occasionale costruita con il pilota automatico dell’algoritmo dello scazzo. Ma da molto tempo a questa parte, per meriti simmetrici e demeriti combinati, la maggioranza e l’opposizione non riescono a trovare un solido argomento per litigare, per prendersi a ceffoni, per darsele di santa ragione. Il giorno che abbiamo scelto per provare a sviluppare questo ragionamento è speciale, lo sappiamo, e ieri, lo avrete visto, l’intera politica si è complimentata con il governo per il successo raggiunto con l’America’s Cup che sarà per la prima volta in Italia nel 2027. Il tema però è più generale ed è emerso con chiarezza nelle ultime settimane durante le quali il presidente del Consiglio è andata in Parlamento a dialogare con i colleghi durante il question time.
Qualche schiaffetto, qualche buffetto, qualche caduta di stile, ma nessun argomento affrontato tale da suscitare polemiche a lungo termine. C’entra un po’ il posizionamento dell’Italia, naturalmente, la prudenza estrema con cui Meloni si sta muovendo sullo scacchiere internazionale, il suo fare di tutto per non essere percepita come una trumpiana, il suo tentativo di non deludere gli alleati europei, e il fare sgusciante del presidente del Consiglio al massimo si traducono in una critica dell’opposizione per quello che non ha fatto, non per quello che ha fatto. C’entra che, a proposito di prudenza, trovare nell’agenda di governo, giustizia a parte, delle riforme concrete, rivoluzionarie, è compito arduo, praticamente impossibile, e il fatto che il governo Meloni sia diventato ormai, più o meno dal giorno del suo insediamento, un governo che si occupa più di manutenzioni che di rivoluzioni ha reso difficile la vita all’opposizione, costretta a battibeccare con il governo più sul suo aspetto vocale, quel che dice, che sul lato fattuale, quello che fa. C’entra, in tutto questo, anche l’incapacità da parte dell’opposizione di uscire dalla sua comfort zone dell’antifascismo, del governo xenofobo, della Meloni euroscettica, della maggioranza trumpiana, e di entrare in una dimensione nuova, ambiziosa, coraggiosa, all’interno della quale fare opposizione non accusando la maggioranza di aver fatto qualcosa che non ha fatto, spingere per esempio l’Italia verso una deriva orbaniana, ma inchiodando invece la maggioranza di governo su altri fronti, mettendola al muro perché incapace di sfruttare la sua stabilità per innovare, per sostenere le imprese, per attrarre capitali.
C’entrano questi elementi, c’entrano i meriti e i demeriti simmetrici di maggioranza e opposizione, e c’entra soprattutto un fatto anch’esso disarmante legato a un problema diffuso e trasversale che riguarda una realtà difficile da accettare. L’azione di governo di Meloni avrebbe molte ragioni per essere criticata, pensiamo ai deficit del governo sulla concorrenza, pensiamo allo scarso coraggio del governo sulla sburocratizzazione del paese, pensiamo all’incapacità assoluta del governo di ragionare su quali siano gli autodazi che tengono bloccata l’Italia. Ma per discutere di questi temi servirebbe un’opposizione in grado di scendere da Marte, dove vi sono molti fascisti, e di vivere sul pianeta Terra, significherebbe passare dalla stagione dei capri espiatori a quella delle soluzioni, significherebbe abbandonare la comfort zone delle polemiche costruite su ChatGPT, con tutto il rispetto per ChatGPT, e incalzare il governo sui fatti, sulla crescita, sulle imprese, sul lavoro.
Ma si capisce bene che di fronte a un governo immobile, e verrebbe da dire a volte per fortuna, perché i danni che farebbe all’Italia il governo se fosse coerente con le sue promesse elettorali sarebbero infiniti, e di fronte a un’opposizione che non trova di meglio che trasformare in un totem da abbattere riforme di buon senso approvate in passato dagli stessi partiti che oggi fanno opposizione, parliamo del Pd, parliamo del Jobs Act, litigare su qualcosa di concreto, in grado di fare notizia per più di ventiquattr’ore, è molto difficile perché il governo usa la sua prudenza per cercare di schivare gli ostacoli e l’opposizione usa il suo vivere su un altro pianeta per evitare di scendere sul pianeta Terra ed essere divisiva. La verità, signora mia, è che non si riesce a litigare più su nulla, in Italia. Verrebbe da dire che la notizia è positiva, ma a pensare a tutti gli argomenti che maggioranza e opposizione non riescono ad affrontare e a pensare su quanti temi che riguardano il nostro futuro si dovrebbe litigare viene un sorriso, come a pensare che in politica estera non si litighi, in Italia, ma il sorriso passa se si pensa che il deficit di litigiosità non è responsabilità ma è solo assenza di coraggio. In Italia non si litiga più, signora mia, e non necessariamente questa è una buona notizia.