a Montecitorio

Meloni alla Camera: “Non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano”

Dalla sanità al riarmo, fino al nodo della competitività: il question time della premier. Botta e risposta con Conte e Schlein. Magi (+Europa) si traveste da fantasma: espulso dall'Aula

Redazione

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oggi si è recata alla Camera per le interrogazioni a risposta immediata. L'ultimo premier time si è svolto il 7 maggio, una settimana fa,  in Senato per le interrogazioni a risposta immediata. Diversi gli argomenti oggetto delle interrogazioni: dalla sanità (da parte del Pd) al riarmo (sul versante del M5s). Avs si concentra su Gaza, chiedendo alla premier se intenda “condannare l’operato di Netanyahu anche richiamando l’ambasciatore italiano in Israele”, mentre il quesito di Italia Viva riguarda le riforme in ambito economico allo studio del governo. Da Azione invece si chiede come il governo intenda procedere per rimediare ai gravi problemi di competitività del sistema produttivo nazionale. 

 

 

“A Gaza la situazione umanitaria è sempre più ingiustificabile”

L’Italia "ha certamente svolto un ruolo di primo piano, intanto, nel dare assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. Nell'ultimo Consiglio dei ministri è stato prorogato lo stato di emergenza su Gaza. Continueremo ad impegnarci per una cessazione permanente delle ostilità". Lo ha detto la presidente del Consiglio rispondendo ad una interrogazione di Alleanza verdi e sinistra sulla posizione del governo nei confronti del primo ministro Netanyahu in relazione alla situazione a Gaza e in Cisgiordania e ai più recenti sviluppi. Dietro al leader di Avs, il deputato Grimaldi è apparso con una kefiah intorno al collo.

La premier si è detta convinta, “sulla base delle numerose conversazioni che ho avuto in questi mesi con i leader della regione, che si possa lavorare ad un quadro politico e di sicurezza regionale capace di porre fine al conflitto, aprire la strada ad un processo che conduca alla soluzione dei due Stati, e resto convinta che per farlo occorra partire dal piano di ricostruzione proposto dai Paesi arabi". È verso questo obiettivo “che il governo continua a impegnarsi– ha sottolineato la premier – lavorando con i leader della regione, con i nostri partner europei, con gli Stati Uniti. Lo faremo mantenendo con tutti un dialogo aperto, franco, se necessario anche critico. Ed è esattamente per questo che non e' nell'intenzione del governo italiano richiamare l'ambasciatore italiano in Israele", ha concluso Meloni.

"Ho sempre richiamato l'urgenza di trovare una strada per terminare le ostilità, la necessità di rispettare il diritto internazionale. E' una richiesta che rinnovo anche oggi a fronte di una situazione umanitaria a Gaza che non ho difficoltà a definire sempre più drammatica e ingiustificabile". 

"Non abbiamo condiviso - ha sottolineato Meloni - diverse scelte, non condividiamo le recenti proposte del Governo israeliano e non abbiamo mancato di dirlo ai nostri interlocutori, consapevoli come siamo però che non è stata Israele a iniziare le ostilità e che c'era un disegno, come ho detto varie volte, alla base dei disumani attacchi di Hamas, della crudeltà rivolta contro gli ostaggi”.  Un disegno che puntava “all'isolamento e questo non può non farci riflettere su quanto sarebbe pericoloso assecondare il disegno dei terroristi, che non si sono fatti scrupoli a sacrificare la vita sia di israeliani che di palestinesi pur di perseguire i propri scopi”. Per questo motivo, ha assicurato la premier,  continueremo a impegnarci per una cessazione permanente delle ostilità. In questo quadro credo che non ci debbano essere da parte nostra ambiguità nel pretendere che Hamas rilasci immediatamente gli ostaggi, deponga le armi, nel dire che non c'è spazio per una presenza di Hamas nella Striscia in un futuro stato palestinese".

 

Magi espulso dall'Aula

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha espulso il deputato di +Europa, Riccardo Magi, entrato in Aula vestito da fantasma mentre era in corso il premier question time. 

 

Sicurezza: “Invieremo oltre 13.500 unità per presidio dei territori”

Sul fronte della sicurezza, “in questi due anni e mezzo non ci siamo limitati alle formule di rito, alle pacche sulle spalle, che per carità sono pure importanti, ma abbiamo sempre declinato il nostro impegno con scelte concrete” a sostegno delle forze dell’ordine, ha spiegato Meloni nel corso del question time. “Ci siamo occupati di potenziare le dotazioni organiche, abbiamo avviato un piano straordinario di assunzioni su base pluriennale che ha permesso di assumere finora oltre 30.000 nuovi agenti ripartiti nei vari corpi di polizia, circa 5.000 nuovi vigili del fuoco. Ci siamo occupati di garantire stipendi più dignitosi, stanziando un miliardo per il rinnovo del contratto scaduto nel 2021 e i fondi per i successivi due contratti”, ha sottolineato la premier. Inoltre, Il governo “ha predisposto l'invio nei territori di oltre 13.500 unità, tra carabinieri, polizia e finanzieri e di 3.000 vigili del fuoco”.

“Gli uomini e le donne delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco servono il prossimo e tutta la comunità", ma "spesso vengono trattati come lavoratori di serie B e insultati per il loro operato", ha aggiunto. "Io sono stata la prima presidente del Consiglio a confrontarsi con chi rappresentata i nostri uomini e le nostre donne in divisa. Questo perché dalla politica c'è sempre stata scarsa cura verso il comparto", ha proseguito Meloni. In Italia "ci sarà sempre la liberta' di manifestare" il proprio pensiero, ma “finche' ci saremo noi al governo, non sarà possibile malmenare o insultare chi ha scelto di sacrificarsi per le persone per bene"

"Con orgoglio abbiamo inasprito le pene per chi aggredisce agenti, militari, vigili del fuoco. Abbiamo previsto per loro una specifica tutela legale. Coloro che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al servizio potranno continuare a lavorare”, ha spiegato la premier. Lo stato sosterrà le loro spese legali fino a un massimo di 10.000 euro per ogni fase del procedimento: “È una norma che io considero sacrosanta".

 

Energia: “60 miliardi investiti per aiutare famiglie e imprese”

Nell 2024 il prezzo medio dell'energia elettrica in Italia “ha superato quello di altre Nazioni europee e pertanto abbiamo posto il problema del caro-energia tra le nostre priorità”, ha spiegato rispondendo a un'interrogazione di Azione sulle criticità relative alla competitività del sistema produttivo, con particolare riguardo alla questione energetica e al potenziamento del sistema degli incentivi. “A oggi - ha aggiunto - abbiamo investito oltre 60 miliardi di euro per aiutare famiglie e imprese. Tra le varie cause del caro-energia ci sta qualcosa che non funziona nella formazione del prezzo”. 

Meloni ha assicurato l'impegno del governo per arrivare a una diminuzione strutturale del prezzo dell'energia: “Io continuo a ritenere che tra le varie cause del caro energia ci sia anche qualcosa che non funziona nella formazione del prezzo ed è quello su cui il governo si sta concentrando ora”

Sul fronte del nucleare, “confermiamo il nostro impegno per garantire all'Italia una fonte di energia che è sicura, pulita e a basso costo. L'iter del ddl delega va avanti. È stata trasmessa la richiesta per l'acquisizione del parere della Conferenza unificata”. Il testo sarà presto esaminato dal Parlamento, ha spiegato, “e chiaramente lì conto trasversalmente sul contributo di tutte le forze politiche che comprendono quanto sarebbe importante sviluppare anche questa fonte d'approvvigionamento”.

Nell'attesa che si sviluppi questa tecnologia, "la strada da percorrere è quella di favorire meccanismi per fornire a determinati consumatori industriali energia elettrica a prezzi svincolati da quelli della Borsa", ha aggiunto la premier, sottolineando come il governo stia già operando in questa direzione: “Lo abbiamo fatto con la promozione dei Power purchase agreement, dei contratti per differenza a due vie, misure che consistono proprio nell'acquisto a lungo termine di capacità rinnovabile a prezzo fisso. Lo abbiamo fatto ad esempio con l'Energy release in favore delle imprese energivore”. 

 

Il nodo automotive: “Avviato confronto con Merz per il rilancio industriale”

“Con l'avvio del mandato del cancelliere Merz, abbiamo già iniziato a confrontarci su come Italia e Germania, le due principali potenze manifatturiere d'Europa, possano insieme dare un contributo concreto al rilancio della nostra base industriale, in primis del settore dell'auto”, ha spiegato Meloni rispondendo ad un'interrogazione di Forza Italia. “È un dialogo già avviato, rispetto al quale sono molto fiduciosa – ha detto la premier – è chiaro a tutti ormai che in una fase di instabilità dei mercati internazionali è a maggior ragione fondamentale rimuovere i dazi interni che minano la competitività europea e che è arrivato il tempo di invertire la rotta in modo deciso”. 

L'obiettivo è quello di “interrompere quella assurda spirale che negli ultimi mesi ha visto chiudere stabilimenti produttivi o comprare 'quote verdi' dai principali competitor cinesi e americani, pur di non ricadere nel perimetro delle sanzioni”. Sempre sull'automotive, “abbiamo ottenuto l'anticipo alla seconda parte del 2025 della revisione dell'intero regolamento sui veicoli leggeri. In quella sede, sulla scorta del non-paper promosso da Italia e Repubblica cieca, sostenuto da altri 15 governi, punteremo a riaffermare il principio di neutralità tecnologica, aprendo così a tutti i carburanti alternativi che possono contribuire alla decarbonizzazione del settore". E, ha ribadito: "Continuiamo a ritenere sbagliato, sul piano industriale ma anche sul piano geopolitico, perseguire unicamente la transizione verso l'elettrico, le cui filiere oggi sono in gran parte controllate dalla Cina. Siamo sempre meno soli in queste battaglie. Nel marzo scorso siamo riusciti a inserire per la prima volta il principio della neutralità tecnologica, nelle conclusioni del Consiglio europeo”.

 

Meloni a Conte: “La libertà, la sovranità, la difesa degli interessi nazionali, hanno un costo”

“Sono affascinata da questa sua recentissima, travolgente passione antimilitarista che nessuno ha avuto modo di apprezzare quando lei era il presidente del Consiglio". La premier lo ha detto rivolgendosi al leader del M5s, Giuseppe Conte, rispondendo ad una interrogazione sul piano di riarmo europeo, con particolare riferimento all'esigenza di non proseguire nel sostegno a tale piano e di destinare le relative risorse alla coesione economica e sociale. “Non la ricordo con questa stessa linea quando da premier ha sottoscritto in pieno Covid - e con un fondo sanitario che al tempo aveva 18 miliardi di euro, meno di quanti ce ne siano oggi - un aumento delle spese militari che al tempo valeva circa 15 miliardi di euro –ha aggiunto Meloni – E non è dato di sapere come si declinassero queste posizioni che oggi ci presenta quando avete creato un fondo da 12 miliardi e mezzo per ammodernare la difesa che poi avete votato per portare fino a 25 miliardi di euro. Forse non si parlava della stessa persona che oggi fa le battaglie che sta facendo. Sarà stato uno dei tanti altri 'Giuseppi' che abbiamo visto in questi anni”.

Quello che noi faremo è continuare a mantenere gli impegni, non solo gli impegni nostri, anche gli impegni vostri – ha proseguito la premier – perché siete stati voi a mettere la firma sull'aumento delle spese della difesa per portarle al 2 per cento del prodotto interno lordo, e alla fine saranno gli italiani a giudicare tra le due proposte”.

“La libertà, la sovranità, la difesa degli interessi nazionali, hanno un costo. Se fai pagare a qualcun altro la tua difesa e la tua sicurezza, devi anche sapere che non sarai tu a decidere del tuo destino, ha aggiunto Meloni, affermando che “noi dobbiamo sicuramente lavorare per rafforzare la nostra sicurezza, ma non perché dobbiamo fare un favore agli Stati Uniti, banalmente perché lo dobbiamo fare per noi stessi”. Oggi l'Italia e l'Europa non sono autosufficienti sotto l'aspetto della sicurezza “e io, che a differenza di altri non cambio idea in base a dove gira il vento, ho sempre creduto che dovessero essere per costruire un pilastro europeo dell'Alleanza atlantica capace di interloquire da pari con la colonna americana”.

Immediata la risposta di Conte: “Lei coglie sempre l'occasione per buttarla in caciara. Le sue sono reazioni fanciullesche".  Per poi rivolgere un appello a tutti i deputati e al governo: “Ricordiamo in silenzio le vittime di Gaza. Alziamoci in piedi”. Appello raccolto solo dai deputati di M5S e Pd, che si sono alzati piedi. “Lei rimane seduta?”, ha chiesto Conte alla premier Meloni che, come tutti i ministri e la maggioranza, non ha accolto l'appello del leader M5S.

 

Sulla sanità “il Pd non si è mai sognato di fare aumenti come quello che abbiamo fatto noi in questi due anni”

 

Sulla sanità “è difficile confrontarsi con qualcuno che per fare propaganda ha bisogno di mentire". Lo ha detto la presidente del Consiglio, rivolgendosi alla segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, nel corso del premier time alla Camera. "Si è detto che il governo gioca a scaricare la responsabilità, tutt'altro. Quello che il governo cerca di fare, pur non avendo una competenza in materia di organizzazione della sanità, è cercare di fare la sua parte per dare una mano perché qui serve chiaramente il massimo dell'impegno da parte di tutti, da parte dello stato, da parte delle regioni, guardando al grande vero obiettivo che è garantire ai cittadini una sanità efficiente e veloce", ha detto la presidente. "Si può fare, come racconta la storia di molte regioni, e quello che vogliamo fare noi è dare una mano ma anche richiamare alle responsabilità quando è necessario".

"Voi sapete - ha osservato ancora la premier - che la competenza in materia di sanità, in base al titolo V della Costituzione, è delle regioni, però il governo è anche disponibile ad attivare i poteri sostitutivi nel caso in cui le Regioni dovessero incontrare delle difficoltà. Il decreto per attivare i poteri sostitutivi è pronto da tempo, non si è ancora raggiunta un'intesa, ma sono molto ottimista che ce la faremo nei prossimi giorni".

Meloni si è poi rivolta direttamente a Schlein: “Quando noi ci siamo insediati nel 2022” il Fondo Sanitario Nazionale "era di 126 miliardi, 10 miliardi meno di adesso. E il Pd, quando è stato al governo, non si è mai sognato di fare aumenti come quello che abbiamo fatto noi in questi due anni".

“Siamo stati noi a fermare il fenomeno dei medici a gettone”, ha dichiarato poi la premier, in riferimento a quel fenomeno “che è sì una privatizzazione della sanità con medici dipendenti degli ospedali che guadagnavano molto di meno di quelli che venivano, guarda caso, dalle cooperative”. 

“Dopo tre anni non ci sono scuse – ha risposto la leader dem– “presidente Meloni, la colpa non è degli altri, ma è solo vostra, sua: gli italiani non sono fessi e lo vedono". 

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