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il colloquio

Calenda: “Su Ue, Kyiv ed economia forti convergenze con Forza Italia”

Ruggiero Montenegro

Il leader di Azione: "Con FI rapporti ottimi. Oggi restiamo dove siamo ma quello di un centro forte è un discorso futuribile. Ci vorrebbe una coalizione Ursula, con Tajani e Gentiloni. La legge elettorale? Siamo per il proporzionale, contatti con la maggioranza. Nelle Marche è diviso, molti non vogliono andare con il Pd"

“I rapporti sono sempre buoni. Su temi centrali come il supporto all’Ucraina, l’europeismo, il tema del riarmo e il liberalismo in economia, c’è una  convergenza abbastanza forte”, dice il leader di Azione Carlo Calenda. Da qualche giorno le voci sottotraccia, le chiacchiere da Transatlantico, si sono fatte più insistenti. La maggioranza, non è una novità, riconosce al leader di Azione un atteggiamento responsabile, una corsia privilegiata rispetto alle altre forze di opposizione. Il portavoce azzurro Raffaele Nevi  poi c’ha messo il carico. L’ha detto esplicitamente con una intervista ad Affari italiani, invitando Calenda a unirsi alla truppa forzista per rinforzare l’area liberale.

Senatore, ci sta davvero pensando? “Ringraziamo Nevi. Ma non ci sono evoluzioni o trattative in corso. A Tajani riconosciamo le posizioni nette sull’Europa. Ma Forza Italia sta a destra, noi siamo e rimaniamo al centro per proseguire il nostro lavoro con coerenza”. E in futuro? “Quello di un centro forte, liberale, è un discorso futuribile”, concede l’ex ministro dello Sviluppo economico, che con ostinazione continua a combattere quella polarizzazione estrema, “che non permette di fare niente ed ha allontanato ormai oltre il 50 cento degli elettori dalla politica”. Per questo, sostiene ancora Calenda, “ci vorrebbe, e lo dico da tempo, una coalizione Ursula anche in Italia. Un centro che abbia una cultura di governo, in cui potrebbero esserci Antonio Tajani e l’ex premier Paolo Gentiloni. Anche con i riformisti del Partito democratico i rapporti sono ottimi”. 

E però il Pd di Elly Schlein nel frattempo guarda sempre più a sinistra, a quel M5s che per Calenda è indigeribile, e poi c’è un Matteo Renzi di troppo. Senza dimenticare che negli ultimi anni tra Azione e Forza Italia c’è stato un certo via vai di parlamentari. Ci sono insomma una serie di indizi. Mentre i giornali scrivono pure che in Campania e nelle Marche Azione andrà con il centrodestra, accordo chiuso. “Non è così. Cavolate”, smentisce Calenda. Come stanno le cose? “Premesso che delle regionali me ne frega il giusto, nel senso che io le regioni le abolirei, non abbiamo ancora preso alcuna decisione, che comunque spetterà ai territori. In Campania per noi il limite è Roberto Fico, non lo appoggeremo mai. Per il resto non si sa ancora nulla”. Molto da queste parti dipenderà dalle  mosse del Nazareno e dalle scelte di Vincenzo De Luca. Nelle Marche invece c’è Matteo Ricci: non è buon candidato? “Nelle Marche è in corso una discussione all’interno di Azione. Il partito è molto diviso tra chi vorrebbe andare col centrodestra e chi col centrosinistra. E questo nonostante gran parte del mio partito provenga proprio dal Pd, il che fa capire come i dem qualche problema nelle Marche lo abbiano”. 

C’è poi la legge elettorale, altra questione emersa negli ultimi giorni e su cui il centrodestra potrebbe cercare una sponda. “Ovviamente noi siamo per il proporzionale, perché questo bipolarismo va archiviato e  il proporzionale è l’unico modo per riuscirci”. Qualcuno dalla maggioranza ha bussato alla porta di Azione? “E’ un tema di cui si discute in Parlamento, in Transatlantico tra deputati e senatori. Ma ufficialmente no, non ci sono stati per ora incontri o tavoli con la maggioranza  sulla legge elettorale”.