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Microfascismo diffuso e veterofascismo in maschera nella società che cambia
Da almeno mezzo secolo imperversa la moda di vivere in maschera, di indossare un’identità posticcia. “Nero indelebile”, l'ultimo libro di Mirella Serri è un allarme per la sinistra moderata e per tutti i veri democratici che sembrano non capire la gravità del pericolo
Microfascismo socialmente diffuso e veterofascismo revenant con tutte le sue maschere e i suoi rituali. Ecco un’alleanza sempre potenziale nelle nostre società in mutazione. Bisogna soltanto chiedersi che cosa ci vuole per trasformare una tale potenzialità in realtà. In Italia abbiamo Giorgia Meloni come catalizzatore di questo processo chimico. Con la sua indubbia vocazione e intelligenza politica, fatta come si deve di astuzia realistica, mezze verità e carisma personale, Meloni è quella che può anche chiamarsi una mina vagante. Il suo mostrare efficacemente un’identità a due facce, una rassicurante e una minacciosa, può lasciare sempre un po’ in dubbio e col fiato sospeso, dato che l’interrogativo resta sempre lo stesso: è una ex neofascista che viene dalla “fiamma tricolore” ma vuole trasformare la politica da cui viene in un conservatorismo classico e liberale di destra; o è invece soltanto una sirenetta illusionistica che nasconde le sue intenzioni autoritarie e la sua passionale mentalità fascista?
Nel suo ultimo libro, ben documentato e molto militante, Nero indelebile (Longanesi, pp. 192, euro 18), Mirella Serri è nettamente a favore della seconda e più preoccupante ipotesi. Meloni è astuta, abile e realistica ma – anche se so che il direttore di questo giornale ha un’idea diversa, direi opposta alla mia – tradizionalmente fascista, e di un fascismo non poco somigliante a quello di una volta: “Pensavamo fosse impossibile, non credevamo che potesse accadere ma invece vediamo rispuntare saluti gladiatori, croci celtiche, simboli runici – che dagli anni Venti al 1945 ornavano bandiere, uniformi, pugnali e oggetti vari delle SS – cerimonie funebri accompagnate da bandiere e marce naziste. E non basta (…). Segnali che includono gli intellettuali e scrittori scomodi cacciati dalla Rai o censurati, i centri di immigrati in Albania, il quotidiano conflitto con la magistratura (…) il mito di un Capo unico e forte che indebolisca il Parlamento”. Con un tale elenco, benché eterogeneo, l’accusa è senza scampo. Presentato e discusso martedì scorso al MAXXI da Pigi Battista e Antonio Padellaro, il libro è anzitutto un allarme per la sinistra moderata e per tutti i veri democratici che sembrano non capire la gravità del pericolo fascista oggi in Italia.
Mentre ascoltavo Battista e Padellaro commentare piuttosto scetticamente la tesi di Serri sulla impossibilità di considerare Meloni democraticamente affidabile, mi venivano in mente altri argomenti, soprattutto che le categorie politiche e ideologiche non bastano a identificare e descrivere la situazione dei conflitti tra maggioranze e opposizioni. Al di qua e al di là del nesso ideologia-politica delle organizzazioni partitiche, c’è la società, c’è l’elettorato come espressione della società, da cui viene la forza o la debolezza dei partiti.
La varia e scrupolosa documentazione con cui Serri sostiene la sua tesi e la sua netta condanna è in effetti convincente e più che allarmante. Ciò che fa più venire i brividi è l’esibita affezione che i nuovi neofascisti nutrono per il nazismo; cosa che avrebbero anche potuto evitare, se non volevano essere ripugnanti. Ma qui siamo invece agli estremi di quel maniacale gusto dell’orrore e del grottesco che oggi fa parte di quella follia sadica e di quell’estetica noir che si sono diffuse nelle attuali società allo sbando e che si esprimono e delirano nei social. Più che di ideologia e di politica si tratta di sottocultura da fumetto raccapricciante tra punk e pulp che circola da decenni insieme al satanismo ludico per adulti rimbecilliti.
Il fatto è che questi sintomi e segni sono comunque socialmente e culturalmente tossici. Fanno parte di culture di massa che emergono dalla cloaca anticulturale, in cui ribollono l’accecamento femminicida, il teppismo da stadio, il narcotraffico che produce drogati al volante, nuova criminalità giovanile, antisemitismo come puro gusto della violenza verbale o peggio: il tutto velocemente veicolato da Internet.
Prima di parlare di fascismo e antifascismo frontalmente definiti, parlerei di quel “microfascismo” sociale analizzato nel suo libro omonimo da Jack Z. Bratich, studioso di cultura popolare, di teorie della cospirazione e di movimenti sociali. Ogni pericolo politico ha bisogno di basi sociali e culturali, cioè della formazione di un elettorato se non altro consenziente. Tutti oggi sanno che gli elettorati attuali hanno ormai identità sfuggenti, altalenanti, effimere: sabbie mobili nelle quali si rischia sempre di sprofondare senza neppure capirlo. Per esempio ci si può chiedere che tipo di neonazismo sia quello della destra di Alternative fur Deutschland, in cui non si sa se nasca più da un elettorato politicamente consapevole o socialmente, economicamente risentito. Del resto i neofascismi e i neonazismi internazionalmente circolanti cominciano a emergere come idolatrie settarie e manie tribali.
Credo che la cultura, le culture di massa oggi soverchianti e ingigantite dai nuovi media vadano studiate e non sottovalutate. A nessun sano di mente verrebbe in testa di applicarsi al braccio una svastica senza una reale ragione, eppure accade. Se il gesto non comunica una fede politica, esprime un sogno, un messaggio bellico, contundente. Da almeno mezzo secolo imperversa la moda di mettersi in maschera, di vivere in maschera, di indossare un’identità posticcia.
Questo porta a ragionare dell’America di Trump, forse il fenomeno politico ora più sorprendente e significativo. Si tratta infatti di un pienamente visibile fascismo americano, in abiti o maschere americane, che sta mettendo in scena un potere senza inibizioni né limiti. Assistere al crollo della democrazia nella maggiore e più antica democrazia del mondo può aiutare a capire molte cose. La prima è che i fascismi sono più di uno e che tutti, comunque, hanno radici nelle attuali società e culture. La nascita e la crescita di un fascismo aggiornato in America è l’ultimo grido in materia di fascismi, i quali ne ricaveranno un forte incoraggiamento dovunque nel mondo. Ogni fascismo può avere il suo stile e le sue maschere. Ma la parola d’ordine che arriva dai vertici del potere è sempre la stessa: guai a chi non ubbidisce in pensieri, parole e opere. Giorgia Meloni accortamente non si permette di interferire su quello che Trump fa e dice. Ma quello che fa lui le sarà utile per fare quello che lei intende fare.