
L'intervista
Furlan (ex Cisl): "Bene Meloni, finalmente un confronto vero con i sindacati sulla sicurezza dei lavoratori"
Dopo l'incontro a palazzo Chigi la senatrice di Italia viva ed ex segretaria generale della Cisl plaude all'apertura dell'esecutivo a un confronto con le parti sociali: "Il metodo per cambiare le cose deve essere questo, no i referendum della Cgil"
“Finalmente il governo ha capito che non può fare da solo e che solo attraverso il confronto con le parti sociali può arrivare a delle proposte concrete per il lavoro, a partire dalla sicurezza. E’ un passo fondamentale. Se alle parole seguiranno i fatti, siamo davanti a una scelta molto importante: lavorare con i sindacati per costituire provvedimenti è il modo corretto di procedere”. Annamaria Furlan, ex segretaria generale della Cisl, eletta al Senato con il Pd, ma passata nelle scorse settimane a Italia viva è molto soddisfatta. L’incontro tra la premier Giorgia Meloni e i sindacati che si è svolto ieri mattina a Palazzo Chigi a proposito di sicurezza sul lavoro è andato bene. Lo ha dovuto ammettere persino il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, non proprio il migliore amico dell’esecutivo: “Per la prima volta il governo ha aperto a un confronto”. Sono tre, secondo Furlan, i punti importanti di questo primo accordo tra Palazzo Chigi e sindacati. “La cosa principale – dice la senatrice di Iv – è l’apertura che la premier ha fatto a rivedere il codice degli appalti, in modo di sanare finalmente i pasticci fatti da Salvini con i subbappalti a cascata: di subappalto in subappalto alla fine ci scappa il morto. Ci sono poi le risorse: 650 milioni dell’Inail che, fortunatamente, andranno a incrementare il fondo per la sicurezza sul lavoro. Sono risorse dei lavoratori e delle imprese ed è più che giusto che invece di andare nelle casse del Tesoro per abbattere il debito pubblico saranno spese proprio per quei lavoratori e quelle lavoratrici, trovando la loro giusta destinazione. Si potrebbe fare anche di più dato che queste risorse ammontano a circa 3 miliardi, ma è comunque un primo passo in avanti. Infine c’è l’apertura sui tavoli tecnici, è un’ottima cosa”.
Sui subappalti anche Landini ha riconosciuto l’apertura del governo, e però il segretario della Cgil ha anche detto che la soluzione al problema è dentro uno dei quesiti referendari proposti dal suo sindacato, quello che, abrogando una parte dell’attuale codice, rende responsabile in solido, in caso di incidenti, anche l’impresa committente. “Dei referendum proposti dalla Cgil – dice Furlan – condivido proprio quello sulla responsabilità solidale: c’è bisogno di una scossa forte per responsabilizzare tutta la catena delle imprese degli appalti, a partire dalla prima. Detto questo meglio del referendum è il confronto con il governo per una modifica della norma che, anche attraverso i tavoli tecnici, può consentire una soluzione con garanzie giuridiche migliori. Anche perché accanto a una stretta sui subappalti è necessario, ad esempio, assumere ispettori che vadano a controllare aziende e cantieri o estendere la patente a crediti per le imprese anche agli altri settori coinvolti da questo dramma quotidiano, con tre morti al giorno sul lavoro”.
Furlan pensa però che Landini abbia ragione quando dice che è un errore l’invito del governo ad astenersi sui referendum. “Io – dice l’ex sindacalista – ho 67 anni e l’unica volta che non sono andata a votare in vita mia è perché avevo la febbre a 39: partecipare a qualunque tornata elettorale è un diritto e un dovere di qualunque cittadino. Detto questo ogni forza politica espone la sua posizione. Non credo che attraverso lo strumento referendario si possa cambiare un tema così complesso come quello del mercato del lavoro che deve invece avere al centro la contrattazione nazionale e aziendale. Oggi il vero articolo 18 per i lavoratori e le lavoratrici sono le competenze. Non si può continuare a guardare al mercato del lavoro con lo specchietto retrovisore, non sono più gli anni 70”.
Anche per questo ha scelto di lasciare il Pd? “La mia scelta di lasciare il Pd non è stata una passeggiata, è stata una scelta molto sofferta”, risponde Furlan. “Non condividevo più l’impostazione generale: la scelta di appoggiare tutti i referendum della Cgil un po’ a prescindere, la decisione di astenersi su una legge importante della Cisl per la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali, la semplicistica formula del salario minimo legale per affrontare un tema invece molto complesso come quello dei salari bassi, mi hanno fatto capire che non ero più nel partito giusto. Ho fatto la mia battaglia interna e poi ho scelto un partito veramente riformista che fa quello che bisogna fare: mettere al centro la contrattazione che è l’unico modo per rendere più forti i salari e offrire più garanzie a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, anche per quanto riguarda i contratti a termine”. Per l’ex sindacalista i contratti a termine rappresentano una questione centrale:”Sull’argomento – dice – la normativa è cambiata troppe volte nel tempo, creando incertezza eccessiva sia per i lavoratori, sia per le le imprese, anche in questo campo invece può essere la contrattazione a trovare delle soluzioni più idonee”.