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la "melassa"

Calenda: "Meloni non si occupa dei problemi veri. Ma questa sinistra non ha proposte, solo ideologia"

Ruggiero Montenegro

Il leader di Azione: "La premier si occupa solo di politica estera e per il resto nulla. Su energia e industria la situazione e drammatica. Ma l'opposizione, Pd e M5s, è sempre più populista, non è in grado di avere un programma di governo. Da noi un risveglio delle forze progressiste come in Canada o Australia è impossibile"

Roma. Carlo Calenda la definisce “melassa, un sistema politico bloccato”. Si riferisce a Giorgia Meloni, immobile sul fronte interno, ma anche a un’opposizione “sempre più populista, che dice solo no, e non è in grado di avere un  programma di governo”. 

Senatore, ci spieghi meglio. “C'è un’idea, da parte del governo, che sostanzialmente è questa: facciamo bene la politica internazionale e per il resto più nulla. E invece sta crollando l’automotive, ma non abbiamo un piano. Sull’energia la situazione è drammatica, vediamo quello che è successo in Spagna. E’ stato varato un provvedimento in cdm sul nucleare di cui si sono perse le tracce”, argomenta il leader di Azione. “E non c’è nemmeno un’idea su come attrarre i ricercatori dall’estero, nel momento in cui gli Stati Uniti di Trump registrano una vera difficoltà su questo fronte. Meloni e il suo governo sono fermi, fanno finta di niente”.

Quello descritto da Calenda è un quadro fosco, con un esecutivo che arranca su questioni estremamente salienti. Eppure le opposizioni non sembrano in grado di incidere. Per paradosso, la “melassa” potrebbe essere un’occasione. “Ma la melassa coinvolge anche la sinistra, incapace di fare una proposta. Sanno solo dire che al governo ci sono i fascisti”, attacca l’ex ministro dello Sviluppo economico. “Non hanno una linea comune sulla politica estera, né su quella energetica e industriale. Tolto il salario minimo, su cui peraltro concordo anche io, tutto il resto semplicemente non c’è”.  Per questo, non si meraviglia Calenda, la reazione delle forze progressiste in Australia e Canada, in risposta a Trump, da queste parti è ben più difficile. Anzi: “Da noi è impossibile”. Perché? “Pd e M5s pensano che basti dire no a tutto, tenendo il conflitto sul piano ideologico, in quanto sul piano fattuale emergono le contraddizioni interne a una sinistra sempre più populista. E’ la definitiva trasformazione della politica in una specie di X-Factor, dove ci si affronta solo sulla base del rumore che produci”. Così, nel ragionamento di Calenda, alla sinistra non restano che i referendum promossi da Landini. “Anche questa battaglia è tutta ideologica. Ma non produrrà alcun risultato”. A proposito, che farà Azione l’8-9 giugno? Vi asterrete come la maggioranza? “No. Noi siamo contrari ai referendum inutili, che non raggiungono mai il quorum. Dopodiché, visto che ormai sono stati indetti, per dovere civico inviteremo a votare no ai quesiti della Cgil e sì a quello sulla cittadinanza”.

Torniamo in Parlamento, alla cronaca politica. Oggi la presidente del Consiglio si presenterà in Senato per il premier question time. Cosa chiederete? “Chiederemo conto dell’aumento delle spese militari”, risponde Calenda. “Il ministro Crosetto ha detto che l’esercito italiano è pieno di buchi, non abbiamo missili per difenderci. E mentre 16 paesi europei accedono alla deroga Ue sul Patto di stabilità, invocata anche dallo stesso Crosetto, il governo dice di no. E cosa facciamo per raggiungere il due per cento? Ricalcoliamo come spesa militare pure le pensioni dei Carabinieri. Questa non è una cosa da paese serio”, dice Calenda. “E invece è proprio sulla costruzione della difesa che si gioca la partita decisiva in Europa, si decide chi conta davvero. Meloni sarà anche abile in politica estera, ma tocca fare anche i compiti a casa per essere credibili. C’è il Pnrr, Transizione 5.0. che è un fallimento, eppure si continua a non fare niente. La melassa di cui parlavo sta coprendo un disagio profondo e violento, che a un certo punto esploderà travolgendo la destra che è al governo. Ma anche questa sinistra”.

Su una cosa tuttavia Pd, M5s e Avs sembrano aver trovato per ora un punto d’intesa: avevano presentato una mozione comune su Gaza e ora condannano il nuovo piano di Netanyahu. Lei che ne pensa? Crede che il governo dovrebbe prendere posizione? “Occorre farlo. E lo dico da amico di Israele. In sinagoga lo scorso 7 ottobre ero l’unico leader di opposizione. Netanyahu sta imboccando una via senza uscita, folle e criminale. La radicalizzazione della politica di Israele è un problema gigantesco. L’occupazione di Gaza non sarà indolore, comporterà vittime civili, ed è inammissibile. Tutto questo avrà ripercussioni non solo in medio oriente”. Che intende? “Assisteremo ovviamente alla crescita di episodi di antisemitismo, come quello accaduto di recente a due turisti israeliani in un ristorante a Napoli. Ed è allucinante anche che Boldrini sia andata a dare solidarietà alla ristoratrice. Si può essere durissimi con Netanyahu ma – conclude Calenda – non si possono avallare comportamenti del genere. Ma stiamo scherzando?”.

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