Il racconto

I sogni di Giuseppe Conte: si vede presidente del Senato, tiene a bagnomaria Fico. In Campania la carta De Raho

Carmelo Caruso

Mette veti sulla Toscana, non decide in Campania e propone i nomi di Costa, Manfredi, e dell'ex magistrato antimafia. Per il suo futuro punta a fare il presidente di Camera o del Senato. E dopo, Il Colle

Il diavolo fa le pentole e Giuseppe Conte i coperchi. Lascia a bagnomaria Roberto Fico e si impiatta il futuro: vuole fare il presidente di una Camera. Dice il Pd: “In Campania l’accordo per candidare Fico è fatto, presto fatto, quasi fatto, sta per arrivare. La verità? Non c’è ancora”. Ah. Contattiamo il presidente Conte, detto dai suoi, anche il Pres., ma il Pres., el mago della lingua, e chef degli intrugli, non risponde. Da Napoli arriva la dritta: “Conte, che in realtà non ama Fico, spinge per Sergio Costa, e in alternativa propone Mariolina Castellone, ma Conte, astutissimo, suggerisce anche di spostare Gaetano Manfredi, sindaco, da Napoli alla regione. E’ una trappola. E ne prepara un’altra”. Un’altra ancora? “Eh sì. Ha un asso nella manica”. Chi è ? “L’ex magistrato Cafiero De Raho, un super nome”. Le nozze non si fanno e i Fico sono già un po’ secchi. 


Giovanni Spadolini, ex presidente del Senato, può avere un degno epigono. L’indiscrezione, alla Camera, con svista: “Conte comincia a dirlo in giro”. Cosa? “Meloni ha già comunicato che si candiderà per un secondo mandato. Bene. Perfetto. O la sinistra candida Conte come premier oppure Conte si premia da solo”. In pratica, che fa? “Fa Conte. Se vince la destra, di poco, potrebbe disarmarsi e ottenere la presidenza del Senato, se Schlein dovesse fare il miracolo lui chiederebbe di fare il presidente della Camera e poi essere indicato come…”. Come? “Presidente della Repubblica”. Un consiglio: andateci piano con il peperoncino di cittadinanza. Chiediamo a Gianni Cuperlo, che è nato a Trieste, la città della psicoanalisi, di interpretare questi sogni: “Il caso è semplice. Accomodatevi. Allora, basta tornare all’infanzia, a qualche anno fa, al 2006. Ricordate Bertinotti? Ebbene, lui che era comunista chiese in anticipo di avere una poltrona nobile. Disse Fausto: ‘Se vinciamo le elezioni io voglio la presidenza della Camera’. E a ben vedere è andata così”. 

 

Cuperlo, ma dunque sta dicendo che quanto comunicatoci sul comodino di Montecitorio non è peperoncino ma è un sogno a occhi aperti? “Sto dicendo, cari pazienti, che Conte può legittimamente aspirare alla carica di presidente della Camera o del Senato”. Più che uno psicologo qui occorre un aiuto spirituale. Sono giorni di pre Conclave, ed è meglio starne lontani, ma lo sanno tutti che Conte è cresciuto e si è formato a Villa Nazareth e che il presidente di Villa Nazareth è il cardinale Pietro Parolin, amato dalla destra, il favorito dai vaticanisti allibratori. E’ un’altra prova del Signore che Conte è ormai lo svincolo Italia: a sinistra, ha la tangenziale Bettini-Comunità di Sant’Egidio; a destra, ha l’autostrada Nazareth-Volturara Appula. I rapporti con il Pd? Sono testardamente secondari. Due giorni fa per ricordare che lui è l’unico che sui referendum non ha Jobs act nell’armadio (mezzo Pd non sa come votare) ha diffuso un video per far sapere che “servono 4 sì”. Servirebbe sapere cosa vuole fare in Campania. E qui le cose si complicano assaje. 

 

I riformisti del Pd sono infuriati perché a Bolzano il M5s ha presentato la lista, ma in Campania, in teoria la Palestina di Conte, sono saltate quelle di Giugliano, perché, ha dichiarato Castellone: “Non ci sono le condizioni”. E per Fico ci sono le condizioni? Ogni venerdì mattina viene alla Camera a radersi in barberia (lui che ha decimato i barbieri tanto che sono rimasti solo due poveri Figaro che hanno solo mezz’ora per mangiarsi un boccone) e convoca riunioni, su riunioni (ha incontrato alla Camera il deluchiano Mario Casillo) ma l’investitura non arriva. Motivo? Il Pd spiega: “Bisogna chiudere l’accordo su tutte le regioni e Conte si starebbe impuntando su…”. Su? “La Toscana. Vorrebbe un candidato diverso da Eugenio Giani”. Ah, pure. Quando Conte scompare dai quotidiani, dalle cronache, c’è da preoccuparsi. Sperimenta nuovi piatti. A Napoli raccontano che avrebbe proposto il nome di Manfredi per la regione dicendo: “E’ una vittoria sicura, Gaetano è un grandissimo nome”, solo che se Manfredi lascia Napoli, lascia anche la guida dell’Anci e rinuncerebbe alla possibilità di fare (nel Pd corre anche questa) il federatore del centrosinistra. Manfredi non ci casca e dice che per lui Fico va benissimo, ma Fico non è amato da quel che rimane del M5s in Campania anche perché si è già candidato, nel 2010 e nel 2011, sia come governatore sia come sindaco. Perdendo. Il nome che piace anche a Vincenzo De Luca è l’ex ministro M5s Costa e chi è Conte per limitare o coartare, direbbe lui, il sentimento popolare? E qui c’è tutto il suo genio. Se Costa viene candidato si libera la sua carica, quella da vicepresidente della Camera, carica di rilievo. A chi darla? Alessandra Todde è stata eletta in Sardegna e mezza sua giunta è sfasciata, una rivale in meno, resta Chiara Appendino che, se solo non fosse stata colpita da condanna, c’è chi scommette avrebbe tolto la guida a Conte. La nomina di Appendino potrebbe non passare ma Conte dire: “Cara Chiara, come vedi, io…”. Se Costa non dovesse convincere il Pd, lo chef Conte può sempre indicare De Raho che liberebbe altre due cariche, vicepresidente della Commissione Giustizia e Antimafia. Altre due poltrone da destinare per l’armonia dei suoi sous chef. Per i sondaggi, che sono oroscopi, il M5s continua a salire (e scendere, ma ieri era in risalita). Schlein sarà presto condannata a vincere, lui si prepara a sedersi a qualsiasi tavola, ad accompagnarla all’osteria del Gambero rosso, come nelle avventure di Pinocchio. Il Conte è la volpe.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio