la protesta

“No al bavaglio Rai”, Landini rilancia i referendum. I dubbi di Pd e M5s

Ruggiero Montenegro

La Cgil riparte con un presidio sotto la sede della tv pubblica, accusata di silenziare la consultazione referendaria. "Non vogliamo parlare non solo alla Rai. Chiediamo a tutti la giusta informazione”, dice il segretario (presto in libreria con la sua autobiografia). Le timidezze dell'opposizione, che non crede nel raggiungimento del quorum

“No al bavaglio”. “E’ una battaglia di democrazia”. Maurizio Landini rilancia i referendum sul lavoro. Dopo la morte e i funerali di Papa Francesco, che hanno messo in pausa la politica (e le polemiche), il sindacato torna alla carica contro il Jobs act. Lo fa alla vigilia del primo maggio, sotto la sede Rai di via Teulada a Roma (ma manifestazioni analoghe sono state organizzate davanti alle sedi locali della tv pubblica in molte regioni) la Cgil protesta contro i “grandi media”, accusati di silenziare la consultazione referendaria. C’è anche Riccardo Magi, il segretario di Più Europa, che guida i comitati per il quesito sulla cittadinanza, e insieme ad altri attivisti si è travestito ieri da fantasma. 

“Non chiediamo una campagna a sostegno del sì ma  a sostegno del diritto delle persone di andare a votare”, ha detto Landini nel corso del sit-in. La corsa referendaria sarà sempre più centrale nell’agenda del segretario e il 13 maggio arriverà in libreria anche “Un’altra storia”, l’autobiografia del sindacalista. “Cogliamo l’occasione di essere qui davanti alla Rai ma vogliamo parlare non solo alla Rai, vogliamo parlare a tutte le tv e i giornali. Chiediamo a tutti i media la giusta informazione”.  Non ha tutti i torni, il capo della Cgil. Tanto che a guardare bene critiche dello stesso segno potrebbero essere mosse anche ai due principali partiti di opposizione. Per ragioni diverse, Pd e M5s per il momento non sono andati molto oltre le dichiarazioni di sostegno espresse nelle scorse settimane, quando proprio Landini aveva lanciato un appello alle opposizioni: “Dateci una mano”.  
Ieri Elly Schlein era attesa Trento e Bolzano, dove nei prossimi giorni si vota. Dal Trentino, la segretaria  ha invitato tutti ad andare a votare, ma la sensazione è che per ora il Pd sui referendum abbia ancora il freno a mano tirato. A livello locale qualcosa si sta muovendo. “Sui territori il Pd e M5s ci stanno dando una mano, attraverso i comitati”, ci dice un dirigente della Cgil. “Ma ci aspettiamo che adesso, anche livello nazionale, ci sia un sostegno altrettanto forte”. Segnali. 

Sui principali canali di comunicazione dem la consultazione  non sembra infatti essere la priorità di questa fase. Vale lo stesso sui social di Schlein, dove bisogna andare indietro di parecchio per trovare qualche riscontro sul tema. E nelle prossime settimane? “Per il momento la segretaria non ha in agenda iniziative sui referendum, ma l’impegno ci sarà”, assicurano dal Nazareno. D’altra parte per Schlein l’appuntamento  dell’8-9 giugno non è privo di insidie. C’è la solita questione interna, i riformisti e non solo, quelli che il Jobs Act l’hanno votato e sostenuto: dopo le fratture interne, e mai davvero sanate, sul piano di riarmo europeo, al Nazareno vorrebbero evitare le polemiche quotidiane a suon di interviste e dichiarazioni al veleno. E poi c’è un tema più ampio, che riguarda il successo  stesso dei referendum. Il quorum è molto difficile, forse impossibile da raggiungere, il rischio di intestarsi una sconfitta esiste. 

Sono ragionamenti che corrono anche dalle parti del Movimento 5 stelle, con Giuseppe Conte  sempre attento alla tattica, ai suoi messaggi e all’elettorato. Non a caso il M5s ha preferito sfilarsi sul quesito che riguarda la cittadinanza: “Libertà di coscienza”, è la linea dell’ex premier che si differenzia da quella dem (su questo punto, per una volta, unito) ma anche dalla posizione delle altre forze di opposizione. La corsa per i referendum è insomma in salita. Ma dalle parti della Cgil non fanno drammi, convinti  che nei prossimi giorni l’impegno da parte di tutti è destinato ad aumentare. D’altra parte anche Matteo Renzi ha detto che farà la sua parte,  seppur dall’altro lato della barricata, a difesa del suo Jobs act.  Per provare a raggiungere il quorum andrà benissimo anche a Landini.  
 

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