
(foto LaPresse)
palazzo chigi
Giorgia Meloni invita alla calma sui dazi di Trump
Nel giorno dopo l’annuncio dell’aumento dei dazi americani sui prodotti europei, la presidente del Consiglio parla in Cdm: servono realismo, analisi, contatti con le imprese e una risposta europea più ambiziosa
A quanto si apprende, nel Consiglio dei ministri di oggi Giorgia Meloni ha preso la parola con l’intenzione di fissare una linea sobria, prudente e pragmatica di fronte alla decisione dell’amministrazione Trump – resa nota due giorni fa – di alzare i dazi fino al 20 per cento su numerosi beni importati, incluse molte categorie di prodotti europei. Una misura che si aggiunge alle tariffe già previste per auto, acciaio e alluminio, e che rappresenta un nuovo capitolo della strategia protezionistica americana.
Secondo quanto riferito, la presidente del Consiglio ha definito “sbagliata” la decisione americana, ricordando che le economie occidentali sono profondamente integrate e che misure simili danneggiano tanto l’Europa quanto gli Stati Uniti. In particolare, Meloni avrebbe sottolineato come ogni barriera commerciale rappresenti un ostacolo per un Paese come l’Italia, che ha nel Made in Italy e nelle esportazioni un punto di forza strutturale. “I dazi tra economie equivalenti – avrebbe detto – non sono mai una buona notizia.”
Allo stesso tempo, Meloni ha invitato il governo e l’opinione pubblica a non amplificare l’impatto reale del provvedimento. I dati, avrebbe osservato, parlano di un’esposizione verso gli Stati Uniti pari a circa il 10 per cento dell’export italiano complessivo. È possibile, certo, che la nuova misura provochi un calo, ma secondo Meloni è ancora presto per quantificare con precisione l’effetto. Un dazio del 20 per cento, ha spiegato, non si traduce automaticamente in un incremento equivalente dei prezzi per i consumatori americani. Il costo finale di molti prodotti – vino compreso, citato come esempio emblematico – è determinato da una lunga catena di passaggi che può arrivare ad aumentare il prezzo anche di oltre il 200 per cento. In questo contesto, l’effetto del dazio rischia di essere parzialmente assorbito lungo la filiera.
Il ragionamento vale anche per altri settori e, sempre secondo quanto si apprende, Meloni ha insistito sull’importanza di analizzare con precisione le ricadute indirette: un esempio è il comparto dell’auto, dove le tariffe americane sulle esportazioni tedesche possono riverberarsi sull’indotto italiano. La presidente del Consiglio avrebbe quindi ammonito contro reazioni isteriche o affrettate. Ha ricordato che pochi giorni fa la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha quantificato in 0,3 punti percentuali la perdita di crescita annua per l’eurozona nel caso di dazi al 25 per cento. In proporzione, dazi al 20 per cento comporterebbero un impatto leggermente inferiore. “È un effetto rilevante – avrebbe detto Meloni – ma resta entro un ordine di grandezza gestibile.”
Il vero pericolo, avrebbe aggiunto, è quello che deriva dal panico. Se i consumatori riducono la spesa e le imprese sospendono gli investimenti per timore, si innesca un meccanismo auto-avverante che può causare più danni degli stessi dazi. Serve quindi, ha spiegato Meloni, un’azione istituzionale responsabile, che riporti il dibattito nella sua giusta dimensione e prepari risposte concrete. In questo quadro, la premier ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro ristretto – con i due vicepremier, i ministri dell’Economia, dell’Industria, dell’Agricoltura e delle Politiche europee – incaricato di fornire entro lunedì una prima valutazione tecnica sull’impatto dei dazi sull’economia italiana.
Martedì 8 aprile, il gruppo incontrerà anche i rappresentanti delle categorie produttive a Palazzo Chigi, in modo da arricchire l’analisi con il punto di vista delle imprese e avviare un confronto sulle soluzioni più efficaci. Secondo quanto si apprende, l’obiettivo è definire nel più breve tempo possibile: una mappa dettagliata dei settori e delle filiere più colpite, una strategia nazionale per sostenere l’economia reale, un pacchetto di proposte da portare in sede europea e una linea negoziale unitaria da tenere nei contatti con Washington.
Ma Meloni ha anche voluto allargare lo sguardo. “Questa crisi – avrebbe detto – deve essere l’occasione per porre le basi di una riflessione più profonda sull’Europa.” Un’Europa che – è la sua tesi – negli ultimi anni ha finito per imporsi dazi da sola, con regole ideologiche che hanno frenato la competitività. Nel mirino, a quanto si apprende, sono finite le rigidità del Green Deal, la lentezza nel completamento del mercato unico e l’eccesso di burocrazia. Serve – avrebbe detto Meloni – un cambio di passo su questi fronti, se si vuole che l’Europa sia davvero all’altezza delle sfide globali.
In definitiva, la presidente del Consiglio ha parlato di una “sfida complessa”, ma ha voluto chiudere il suo intervento con un messaggio di fiducia. L’Italia – ha detto – ha le risorse, l’esperienza e la credibilità per affrontare anche questa prova.



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