Botti austriaci
Il capogruppo della Lega a Bruxelles: “Perché Tajani non va a sinistra e si allea con Macron?”
Paolo Borchia rispedisce al mittente le accuse del vicepremeier che, a proposito dell'affermazione del Fpö, ha parlato di "rigurgiti neonazisti": "Onestamente tutte queste caratteristiche di estrema destra non le vediamo. Ius Scholae? Non è quello che vogliono gli elettori di FI"
Bruxelles. “Tra gli attacchi agli alleati del Fpö e il suo entusiasmo per lo Ius Scholae, sembra che Antonio Tajani sia pronto per entrare in Renew con Emmanuel Macron.” A punzecchiare il vicepremier e leader di Forza Italia è il veronese Paolo Borchia, capodelegazione della Lega a Bruxelles, che parlando al Foglio respinge al mittente le dichiarazioni sui “rigurgiti neonazisti” fatte dal leader di Forza Italia a proposito del successo elettorale del Fpö, l’alleato austriaco della Lega e di Le Pen nella neonata famiglia dei Patrioti per l’Europa.
Un’etichetta infamante, piazzata dal leader di Forza Italia che arriva a poche ore dalla commemorazione della strage di Marzabotto, alla quale Tajani ha presenziato insieme al capo dello Stato, Sergio Mattarella, e al presidente tedesco Steinmeier. Una coincidenza che il veronese ritiene “politicamente inaccettabile,” invitando chi fa certi paragoni a “tornare sui banchi di scuola per studiare cosa è stato il nazismo.” Secondo Borchia, infatti, il leader del Fpö, Herbert Kickl, che si auto definisce “Volkskanzler”, ovvero “cancelliere del popolo” come Hitler, non ha nulla di neonazista: “Onestamente tutte queste caratteristiche di estrema destra non le vediamo. E’ un partito che, anzi, dal punto di vista economico presenta connotazioni liberali molto accentuate”, spiega il veronese per niente preoccupato dal fatto che la storia del partito affondi in contatti con ex SS. “Ci sono partiti nuovi, antisistema che fanno percentuali importanti qui si tratta di capire se chi sta al governo vuole ascoltarli o no”, taglia secco il leghista.
La vittoria in Austria infatti rappresenta per il gruppo dei Patrioti per l’Europa una grande opportunità di rompere l’isolamento dei sovranisti. Un isolamento, quello dei sovranisti, che in Europa viene chiamato “cordone sanitario,” difeso strenuamente dalla leadership del Ppe, la quale si rifiuta di governare con le forze dei Patrioti, fatta eccezione per il governo italiano, in cui lo stesso Tajani è vicepremier e la Lega siede comodamente al tavolo degli alleati. “Cosa stia pensando Tajani è difficile capirlo, ma è evidente che Forza Italia sta cercando di conquistare un elettorato di centro. Leggevo però ieri con una certa curiosità un sondaggio che indicava come tre quarti degli elettori di Forza Italia non siano favorevoli allo ius soli. Mi pare chiaro, dunque, che la dirigenza vada in una direzione e l’elettorato in un’altra", spiega Borchia
Sulla migrazione infatti è già scontro, ma per i sovranisti potrebbe rivelarsi un boomerang. La bandiera dei sovranisti oltre confine è infatti una politica intransigente sull’immigrazione, che in termini pratici significa lasciare gli immigrati nei Paesi di primo arrivo, cioè in Italia. Scenario però che non preoccupa Borchia: “Le loro sono semplicemente politiche realistiche. Quando si parla di immigrazione, bisogna avere la capacità di fare un ragionamento europeo. E quando dico ‘più europeo’ non mi riferisco certo a meccanismi di redistribuzione obbligatoria, ma a concepire sistemi che prendano atto del fatto che in Europa le nostre economie e le nostre società sono ormai oltre il limite di saturazione”. E la lotta alla migrazione infatti è la crociata identitaria per i Patrioti puntano che puntano a far cassa di consensi con il successo austriaco austriaco, il secondo successo elettorale nel giro di poche settimane dopo quello ottenuto dal partito ceco Ano dell’ex premier Andrej Babiš. “I Patrioti sono un progetto molto attrattivo, non escluderei che i nostri numeri possano crescere ulteriormente qui all’Eurocamera”, continua Borchia.
Le scintille con Tajani, tuttavia, sono solo a uso e consumo europeo, spiega il veronese: “Non penso che ci saranno ripercussioni sulla maggioranza in Italia, ma Forza Italia dovrebbe riflettere su cosa voglia fare da grande, soprattutto per poterlo spiegare ai propri elettori.” Mentre il leghista affonda l’ultimo colpo su Tajani, nell’ufficio dell’Eurocamera al piano dei sovranisti, qualche eurodeputato dei Patrioti entra a chiedere informazioni logistiche per Pontida. Non tutti potranno salire sul palco e qualcuno, forse inconsapevole, ha vinto la full experience leghista sul pratone bergamasco con il popolo del Carroccio. Dal Brennero a Pontida, del resto, passano poco più di 300 chilometri, e la diplomazia sovranista è già al lavoro per assicurarsi un altro ospite speciale sul palco accanto a Matteo Salvini.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
cortocircuiti Nimby