l'intervista
Cingolani: “L'Ue ora segua il gran lavoro di Mario Draghi”
L’ad di Leonardo: “Il nuovo commissario europeo alla Difesa parta dalle sue proposte. L’Italia e Meloni possono avere un ruolo attivo centrale”
“Il rapporto sulla competitività europea curato da Mario Draghi è un documento monumentale. Contiene tantissime indicazioni per spronare l’Europa a reagire. Tocca tutti i settori, a partire dalla Difesa. L’auspicio è che ora si possa davvero fare un lavoro per recepirlo con atti concreti”. L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, commenta così col Foglio il testo di oltre 300 pagine curato dall’ex presidente del Consiglio. Cingolani, che di Draghi è stato ministro della Transizione ecologica, la mette in questi termini: “Il senso dell’urgenza è una componente essenziale del suo messaggio. Per questo sarebbe giusto che il nuovo commissario alla Difesa, chiunque esso sia, parta da queste indicazioni”. E il governo italiano? “Può svolgere un ruolo attivo centrale”. Meloni vedrà Draghi nei prossimi giorni.
Al nostro giornale Cingolani premette che “non so se queste raccomandazioni alla fine saranno adottate, ma la speranza è che sia un contributo che possa essere utilizzato, a partire da subito”. L’amministratore delegato di un big player della difesa europea come Leonardo ovviamente rivolge le sue attenzioni soprattutto al suo ambito di competenza, affrontato con una serie di proposte molto coraggiose. Eppure riconosce che più in generale il documento “è un invito alla semplificazione, un grande impulso all’innovazione e a investire nella sicurezza del futuro, perché la sicurezza del futuro, a livello europeo, non vorrà dire solo guerra in senso stretto. Ora, al di là del lavoro che sarà fatto di qui in avanti, mi sembra che sia una base assolutamente apprezzata a livello internazionale, a leggere le reazioni che ha ricevuto dalle diverse cancellerie e sugli organi di stampa”.
Una parte cospicua del lavoro di Draghi si concentra proprio sulle ricette perché l’Europa recuperi terreno dal punto di vista dei sistemi di sicurezza. Il documento insiste sull’insufficienza di “standardizzazione” e “interoperabilità” dei diversi sistemi di difesa nazionali. “E io sono assolutamente d’accordo con questa analisi”, dice Cingolani. “Soprattutto quando si parla di difesa è ovvio che è fondamentale riuscire a fare fattor comune”. Nel documento curato da Draghi si cita la produzione di carri armati: nel nostro continente se ne producono dodici, negli Stati Uniti solo uno. “Quello americano è un chiaro esempio di un contesto in cui gli investimenti sono concentrati. Mentre da noi gli investimenti sono frammentati tra tutte le diverse realtà nazionali, che non fanno sistema. Ed è qualcosa che ci sfavorisce perché è del tutto evidente che i competitor dell’Italia non sono la Francia e la Germania bensì sono la Cina, gli Stati Uniti a essere competitor dell’Europa. E’ chiaro che devi ragionare in una logica europea”.
Secondo l’ex ministro, peraltro, l’insistenza sulle tempistiche è una variabile non secondaria dell’input draghiano. “Se si ritarda a intervenire si perde ancor più competitività. Per questo credo che l’invito ad agire ora, altrimenti ci si destina a una lenta agonia, prevede delle risposte adesso, non tra cinque anni. Perché tra cinque anni i risultati sarebbero ovviamente diversi”.
Il rapporto presentato a Bruxelles, poi, mette sul tavolo la questione degli investimenti. Una componente che da Cingolani viene giudicata come “senza precedenti. Stiamo parlando del doppio del Piano Marshall americano, circa 800 miliardi. Anche da questo punto di vista si fa un grande lavoro d’ispirazione, c’è tanto materiale di cui si potrà discutere sin da questa legislazione europea”. Sempre secondo l’ad di Leonardo, “a livello europeo ci sono più livelli. Quello più politico ovviamente riguarda anche gli equilibri interni alle coalizioni, oltre che rispetto ai governi in rappresentanza dei diversi stati membri. Per cui io non so chi andrà a ricoprire il ruolo di commissario alla Difesa. Ma chiunque esso sia, sarebbe importante che recuperasse e partisse proprio da un lavoro così strutturato come quello di Draghi. Perché, ripeto, è molto difficile non essere d’accordo con quest’analisi”.
A proposito di equilibri politici, allora, che ruolo spetta all’Italia e al governo italiano nel tentativo di adottare, almeno in parte, questa mole di proposte radicali? “Io credo che quando si parla di investimenti nelle industrie della difesa, noi dobbiamo farci portavoce di un europeismo avanzato. Ricordandoci di avere un ruolo di leadership, anche attraverso le nostre aziende”, risponde allora Cingolani. “La competizione non è più fra stati nazionali, ma tra continenti. Per cui io non vedo all’orizzonte una contrapposizione, per esempio, tra Italia e Francia o tra Italia e Germania. L’Italia può quindi svolgere un ruolo certamente attivo perché questi temi finiscano al centro del dibattito europeo. Cercando di incidere da subito. Perché, come ci insegna lo stesso Draghi, è anche sulla capacità di dare risposte rapide che si gioca il futuro dell’Ue”.
L'editoriale del direttore