EDITORIALI

Atreju comics. I giovani di Meloni dovrebbero imparare almeno l'abc della comunicazione

Redazione

Le critiche infantili contro i giornali e quei grattacapi continui dati alla presidente del Consiglio

Bill Emmott ha detto di recente che “in Italia si sono ristretti i margini per un’informazione libera”. Del resto lui è l’indimenticabile columnist previsionale del Berlusconi “unfit”, e il paese dai margini ristretti è pur sempre quello in cui i media di opposizione sono massa critica e alla premier un giorno sì e uno pure chiedono di “prendere le distanze”. In effetti Giorgia Meloni ha il suo bel daffare per arginare o tentare di istruire i suoi, è costretta a predicare che “dentro Fratelli d’Italia non c’è spazio per razzisti e antisemiti”, a ripetere che “abbiamo fatto i conti con il ventennio”. Dovrebbe anche bastare, Bill Emmott permettendo. Soltanto che poi, nonostante la buona volontà, è sempre costretta a correre dietro ai bischeri del suo bigoncio che le scappano per l’orto, da Mollicone che si squaderna tra Peppa Pig e la strage di Bologna in giù. E adesso i “ragazzi” di Atreju.

Per promuovere la festa dei giovani di Fratelli d’Italia lanciano post e meme, e il tono da liceo Mariuccia è questo: “Attenzione! Se prendete troppo sole potreste iniziare a leggere Repubblica e Domani”. Poi vengono indicati altri rischi da insolazione, come “rivedere i servizi di Piazza pulita”. Alle elezioni europee la geniale campagna di Atreju era stata: “Fai piangere la redazione di Repubblica. Scrivi Giorgia”. Ora, sarebbe anche facile rispondere che trattasi di giornali che da 650 giorni strillano “allarme son fascisti”, gente che ancora prima prendeva sul serio quell’idiozia del “fascistometro”.  Ma con una bella differenza. Fare i giornali d’opposizione può inevitabilmente prevedere una quota di idiosincrasie grossolane e di ossessioni sguaiate. Invece essere parte – per quanto giovanile – del partito di governo e di maggioranza dovrebbe indurre anche i più sciroccati agit-prop a una comunicazione più convincente. L’egemonia culturale è un concetto sopravvalutato anche a sinistra, e provoca a destra un’inutile invidia sociale. Ma per guadagnarsi sul campo l’autorevolezza di chi detiene un pensiero e idee, serve qualcosa di più di una goliardia da liceali.

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