Giorgia Meloni - foto Ansa

Strategie geniali

Meloni supera il 40 per cento a Capalbio e nel paese di Matteotti

Salvatore Merlo

L’allarme antifascista ha funzionato alla grande: la premier è stata fermata, placcata, bloccata, anzi congelata sulla linea del bagnasciuga, arrivando a guadagnare il 28,8 per cento. Una grande vittoria per la sinistra, alla quale manca solo una cosa: un'idea

L’allarme antifascista ha funzionato. Ne eravamo certi. Il risveglio delle coscienze, democratiche s’intende, c’è stato. Decisivo peraltro. Giorgia Meloni è stata fermata, placcata, bloccata, anzi congelata sulla linea del bagnasciuga come direbbero loro (i fasci): 28,8 per cento. Non ha fatto manco il 30, pensate. A Fratta Polesine, comune di nascita di Giacomo Matteotti, appena il 40,86. Contro il 18 del Pd. Che il miracolo della Resistenza sarebbe accaduto noi l’avevamo capito sin da quando una parola su tre in Italia è diventata fascismo, fascista, antifascismo, antifascista. È da due anni che va giustamente avanti così. E i risultati si vedono. Finalmente. Di fronte a un’opposizione capace di elaborare idee così originali e ardite, il governo non aveva speranze. Nessuna. Zero. Con tutti quelli che ci mettono giustamente l’accento, poi. I giornali, gli scrittori, i Saloni. Ecco come si ferma la marea nera, ci siamo detti sin dall’inizio.
 

Era ovvio che avrebbe funzionato: chiedere a ogni buon cittadino di smascherare e denunciare il fascismo in ogni sua forma. Dalla mattina alla sera. Pure la domenica. Pure il 2 giugno. Ecco. Il Tg3 che sembra tutto letto da ex confinati o da ex condannati del tribunale speciale di mussoliniana memoria. Straordinario. La denuncia di TeleMeloni, ne vogliamo parlare? Formidabile. Serena Bortone giustamente portata in trionfo come Ada Gobetti. Che idea. I comunicati dell’Usigrai. Solenni come quelli del Cln. Credibili, poi. Come le accuse di lottizzazione, fatte dal Pd che mai ha lottizzato. La deriva orbaniana? Innegabile. È quello che pensa pure Joe Biden quando dà bacetti sulla testa alla premier: brutta orbaniana che non sei altro. E la torsione della costituzione e la chat di Massimo Giannini, poi.
 

Volete mettere la chat di Massimo Giannini in quanto a capacità persuasiva? Non sono mica come quelle di Paolo Signorelli, le chat di Giannini. Noi stessi abbiamo una figlia di sette anni che l’altro ieri, poco prima delle elezioni, si era messa a picchiare la sua Barbie e le diceva: fascista, fascista cattiva. È chiaro che aveva sentito la tv. Forse aveva pure letto Saviano su Topolino. Ed era chiaro che così avremmo bloccato il regime. Perché Meloni condanna il terrorismo nero,  ma non parla di fascismo? Perché parla di fascismo,   ma non cita Mussolini? Oggi che sta al 28,8 per cento, maggioranza relativa e primo partito d’Italia, possiamo finalmente dire che la sua agonia è longeva, il suo coma è perenne, il suo respiro è sempre il penultimo. Missione compiuta. Gli italiani sono persuasi del pericolo delle camicie nere.
 

È per questo che Fratelli d’Italia è anche il primo partito a Sant’Anna di Stazzema (33,77 per cento). E pure a Capalbio. La spiaggia del centrosinistra. Ecco. Pure lì ha funzionato l’allarme democratico. A Capalbio Fratelli d’Italia è stata umiliata e ha preso soltanto il 41,32 per cento dei voti. In pratica potrebbe succedergli di cadere ma da una impalcatura, da un balcone, dalle scale (speriamo sinceramente che ciò non avvenga), mai dal governo e col governo. Lo ribadiamo: quando vengono intraprese strategie così raffinate, la sinistra ha la strada spianata. Difficilmente, in avvenire, crediamo, potrà accadere di imbattersi in altri sermoni come quelli degli ultimi mesi in cui pur essendo presenti tutte le parti tradizionali del discorso (che sono, salvo errore, nove: l’articolo, il nome, il verbo l’aggettivo, il pronome, l’avverbio, la preposizione, la congiunzione e l’interiezione) desolantemente manchi una sola cosa: un’idea.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.