Guido Crosetto (Ansa)

In via XX settembre

Crosetto: “Il dibattito sulle armi a Kyiv è surreale. Salvini? Lo è anche lui"

Ruggiero Montenegro

"La discussione si è ormai orsinizzata ma io mi rifiuto di orsinizzarmi. Le dichiarazioni del vicepremier sul prossimo decreto Ucraina? È parte di questa discussione surreale, forse è la campagna elettorale. Desecretare le liste del materiale bellico inviato? Ci sto pensando, non ho ancora deciso", dice il ministro della Difesa

Roma. “In Italia è tutto surreale”. Guido Crosetto parla della discussione pubblica sulle armi, del sostegno all’Ucraina.  Non ha gradito, e continua a non gradire, i toni degli ultimi giorni. “Anche le dichiarazioni di Matteo Salvini sono parte di questo dibattito surreale, forse è la campagna elettorale”, dice al Foglio il ministro della Difesa commentando l’ultima uscita del leader della Lega che ieri – parlando alla Stampa estera – tra un elogio al generale Vannacci e un saluto a  Trump, ha  minacciato pure di non firmare più alcun decreto per inviare materiale bellico a Kyiv,  se prima non avrà  certezza di un uso esclusivamente difensivo. “Il problema è che ormai da mesi il dibattito si è orsinizzato. Ma io, che sono una persona seria, mi rifiuto di orsinizzarmi”. Il ministro comunque non ci sta a passare per guerrafondaio. E rilancia: “I  veri bellicisti sono quelli che non vogliono sostenere l’Ucraina”.

Crosetto concede al Foglio un breve colloquio, poche battute. Quanto basta però a rappresentare una certa irritazione per le uscite, sempre più frequenti e ad alto tasso demagogico, di una parte della politica. E pure della stampa. “Tutti parlano di tutto, ma nessuno può sapere davvero cosa abbiamo o non abbiamo mandato. E’ tutto segreto”, ribadisce una volta ancora il ministro (tenuto a rivelare queste informazioni solo al Copasir).  Saranno le europee? “Certamente lo si deve anche a questo”. E cioè a una campagna elettorale che finisce per esasperare, “per orsinizzare” il  confronto (il riferimento è ad Alessandro Orsini, il sociologo star dei talk), offrendo spunti quotidiani: arrivano al ministro dagli alleati del Carroccio e da buona parte dell’opposizione, con il M5s a guidare il fronte della “#Pace” – l’hashtag campeggia anche sul simbolo elettorale grillino. Ma pure Marco Tarquinio, candidato indipendente del Pd, ha messo il suo carico con l’appello a sciogliere la Nato. 

Crosetto invece, sin da quando ha preso servizio in Via XX Settembre, è stato attento a non concedere appigli alle ragioni di Putin (e dei putiniani all’italiana), provando a evitare polemiche strumentali. Ha dissentito con Macron quando il presidente francese ha aperto all’invio di truppe sul campo, ma al contempo ha sempre difeso la causa di Zelensky e la necessità di supportare la resistenza ucraina, nella convinzione che sia questa l’unica via per giungere al negoziato in una posizione di maggiore equilibrio. “Non vogliamo una ulteriore escalation”, ha spiegato ieri il ministro della Difesa, un’altra volta, parlando in tv prima della nostra telefonata. “Dobbiamo impedire alla Russia di pensare di poter conquistare ogni nazione più debole, altrimenti dopo l’Ucraina toccherà a un’altra”. Crosetto si è anche detto contrario alla leva obbligatoria promossa da Salvini e a favore di un maggiore coordinamento tra difese europee. Mentre sulle armi occidentali per colpire in Russia, “la lettura data in Italia è stata un po’ enfatizzata. Gli americani hanno autorizzato l’uso verso un unico obiettivo specifico in Russia, che è quello da cui partono gli attacchi missilistici, non l’utilizzo in modo estensivo, come qualcuno ha cercato di dire”. 

Quanto al nostro governo, almeno per il momento, la strada sembra quella di non fornire alcuna concessione. Secondo alcuni osservatori è una decisione dovuta al fatto che le armi inviate da Roma a Kyiv sarebbero soltanto difensive e l’apporto del nostro paese limitato rispetto a quello di altri alleati occidentali.

Per il Kiel Institute for the World Economy, inoltre, lo stanziamento per gli aiuti militari da parte di Palazzo Chigi arriverebbe intorno al miliardo, lo 0,051 per cento del pil, tra gennaio 2022 e febbraio 2024. Per fare un confronto, secondo la stessa fonte la Germania ha speso oltre 10 miliardi (0,25 per cento del pil), la Francia oltre 2,6 miliardi (0,097 per cento) e il Regno Unito più di 5,2 miliardi (0,18 per cento del pil). Numeri comunque eccessivi per alcune forze politiche, ma che invece, secondo altre, restituiscono la sensazione di un’Italia più defilata nel sostegno ucraino. Crosetto, che ne pensa? “Non commento queste interpretazioni, queste congetture di chi non sa nulla. Ma chi l’ha detto che l’Italia è defilata?”, ribatte il ministro al Foglio.

Mentre sullo sfondo tiene banco ancora un’ultima polemica. Quella sui missili Storm Shadow, che possono essere utilizzati in chiave offensiva – colpiscono fino a 500 km di distanza – e che, stando alle recenti parole del ministro della Difesa inglese Grant Shapps, l’Italia avrebbe fornito. Crosetto aveva invece assicurato che anche l’ultimo pacchetto di aiuti a Kyiv – l’ottavo, licenziato a febbraio – era costituito esclusivamente da sistemi difensivi. Chissà. Per capirne di più  bisognerà aspettare (forse) che il ministero decida di rendere pubbliche le liste con il materiale bellico accordato a Kyiv. “Ci sto riflettendo, come ho detto in Parlamento, sto valutando se desecretare parte delle informazioni, come accade in altri paesi. Ma non ho ancora deciso”, conclude Crosetto. Nel frattempo, a giorni – lo ha confermato ieri anche il ministro degli Esteri Tajani – arriverà in Ucraina il sistema di difesa Samp-T, il secondo fornito dall’Italia. Per il prossimo decreto armi invece, il nono, se ne parlerà dopo le europee. Salvini permettendo. 

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