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Il cda, le nomine, le ambizioni

Enigma Soldi. Che cosa vuole fare la presidente Rai, dopo il testa-coda sul caso Scurati?

Marianna Rizzini

Dal baluardo della parità di genere in Viale Mazzini alla frase che ha fatto sobbalzare la sinistra riferita al monologo dello scrittore: "Nessun intento censorio". Indagine sul futuro di Marinella Soldi

Le date sul calendario si sono fatte matrigne, per la Rai che si prepara al cambio di cda con le Europee che incombono e il tempo che corre. E più il tempo corre, più i ragionamenti su chi andrà dove e chi farà cosa si intensificano, e una domanda ricorre nei pressi di Viale Mazzini: che cosa ha in mente la presidente uscente del cda Marinella Soldi? Quali obiettivi (nel senso del luogo professionale di approdo dopo la scadenza) si pone la donna che, fino a non molto tempo fa, veniva considerata, all’interno della tv pubblica, una sorta di baluardo dell’empowerment femminile, dello sviluppo sostenibile e in generale delle istanze della sinistra in trincea dopo la vittoria elettorale di Giorgia Meloni?

Quando non si inabissava in mesi di silenzio, infatti, la presidente giunta in Rai in epoca Draghi, già dirigente Mtv, Vodafone e Discovery, nata a Figline Valdarno, forte di studi economici a Londra e in Francia, prendeva volentieri la parola per collocare il proprio eloquio e la propria azione, più che dal lato di colei che rivoluziona i conti, dal lato di colei che, in nome della policy aziendale, difendeva il merito e la parità di genere, e il genere femminile in caso di presunto lessico sessista. Capitò per esempio che Soldi manifestasse contrarietà rispetto alle parole del giornalista Filippo Facci in un articolo su Leonardo Apache La Russa e la ragazza che lo aveva accusato di stupro, ma anche che Soldi, in periodo di nomine meloniane per le testate, sottolineasse che la policy aziendale, su esempio inglese (vedi Bbc, modello ideale della presidente), era comunque quella della parità uomo-donna. Non solo: tra Soldi e i consiglieri di amministrazione di centrosinistra, questo narravano i muri di viale Mazzini, gli scambi di idee erano frequenti (e concordi). Motivo per cui le opposizioni si sono indignate, due giorni fa, quando Soldi, in Commissione di Vigilanza, a proposito del caso Scurati, ha fatto una sorta di testa-coda per dire che, riguardo al monologo dello scrittore saltato dalla programmazione e poi letto dalla conduttrice di “Che sarà” Serena Bortone, non c’era stato “nessun intento censorio” da parte dei vertici della tv di stato, quei vertici contro cui la stessa Soldi si era in precedenza (due settimane prima) direttamente esposta, dicendo che il procedimento contro Serena Bortone faceva “male alla Rai”.

“Soldi dica quali pressioni ha subito per ritrattare le accuse contro il dig Giampaolo Rossi e l’ad Roberto Sergio per la gestione del caso Scurati”, si è chiesta dunque la sinistra. Fatto sta che, due giorni dopo, l’interrogativo continua a fluttuare nell’aria: perché Soldi ha fatto dietrofront? E i ragionamenti sul tema prendono due strade. La prima, quella che vede la presidente uscente, comunque data in rapporti migliori con Rossi che con Sergio, protagonista preventiva di un prossimo futuro giro di poltrone, in una sorta di movimento di progressivo avvicinamento alla mèta nel grande valzer dei cda in scadenza (vedi alla voce Ferrovie) o dei vertici cangianti di alcune fondazioni (vedi alla voce Leonardo). E c’è chi quindi pensa che Soldi, donna dall’ambizioso curriculum internazionale, non consideri la Rai la punta della propria piramide professionale. Ma c’è anche chi, nel dietrofront suddetto, vede soltanto un tardivo sopraggiungere, rileggendo le carte, di un dubbio (della serie: si hanno in mano tutte le carte necessarie per portare avanti la questione censura?) e che quindi la presidente, pur avendo appunto curriculum ambizioso, non sia mossa dall’urgenza di approdare altrove, quanto da quella di non fare passi falsi. Come la metti la metti: la mossa di Soldi non è da Soldi, nel senso della donna che le opposizioni, in Rai, erano abituate a considerare una sorta di garante, fino al momento in cui, due settimane fa, la presidente aveva definito la ricostruzione dell’ad Sergio sul caso Scurati “parziale”. Ma siccome pochi giorni dopo la stessa ricostruzione è diventata, per la presidente che ai tempi del governo Renzi qualcuno vedeva bene come amministratore delegato Rai al posto di Antonio Campo Dall’Orto, “sostanzialmente corretta”, il ritornello del “dove vuole andare Marinella Soldi” non si spegne, anche visto il presunto dialogo con ambienti governisti, specie in area Rossi. Chissà. Unica certezza, per ora, resta il calendario tiranno.

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.