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Verso le elezioni

Per il Pd di Schlein c'è l'idea Fassino in lista per le europee 

Simone Canettieri

Nell'affollata circoscrizione Nord-Ovest il nome dell'ex sindaco di Torino da qualche giorno aleggia con sempre più forza. La segretaria stringe sui nomi della squadra dem

Piero Fassino ha confessato agli amici in questi giorni di festa: “Elly mi ha sondato. Mi ha chiesto se me la sento di correre alle europee”.

 

L’abboccamento c’è stato dunque, e manca solo la risposta definitiva: sì o no. E in tempi rapidi. D’altronde la segretaria del Pd inizia ad avere fretta: vuole stringere sui nomi da mettere in lista. E soprattutto dimostrare che, va bene le accuse di casting dell’Isola dei famosi, ma poi alla fine, dopo le chiacchiere, la squadra dem sarà gagliarda e tosta, frutto della variegata comunità pd. Il tutto, certo, al di là dei nomi della società civile che stanno mandando in tilt la bussola del Nazareno (come Lucia Annunziata, Marco Tarquinio e Cecilia Strada). Sarà davvero così?


E comunque chi c’è meglio di Fassino, ha pensato Schlein, per dare profondità alla nostra tradizione? Chi meglio di uno degli ultimi prodotti in campo dell’accademia berlingueriana per dire che veniamo da lontano e andiamo lontano (anche nel senso di Bruxelles-Strasburgo)? 


L’idea di puntare su Piero il lungo da Avigliana – anni 74 e ultimo segretario dei Ds con un palmares ricco di legislature e incarichi di governo – viene spiegata dalle parti di Schlein con diverse motivazioni. La prima ha a che fare con la realpolitik. Le elezioni europee cadranno lo stesso giorno di quelle in Piemonte. Regione che vide Fassino sindaco di Torino per poi diventare subito dopo capitale sabauda del grillismo con Chiara Appendino. Tutti pregressi che ancora pesano sui rossogialli, tanto che, salvo sorprese, Pd e M5s correranno divisi verso la bella morte (politica) contro il riconfermando governatore di centrodestra Alberto Cirio. Motivo per il quale schierare un fervente antigrillino come Fassino potrebbe avere più di un senso nelle urne per un elettorato che non si è mai “amalgamato” (come direbbe l’ex presidente del Catania Angelo Massimino) con i pentastellati, ora contiani.

  

Poi c’è un discorso di posizionamento politico. L’esperto deputato in politica estera, da poco assolto nel processo per la gestione del Salone del libro,  attualmente fa parte della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Sul sostegno militare all’Ucraina non ha mai avuto tentennamenti (fa parte della commissione Difesa della Camera). E sul conflitto in medio oriente dal primo momento si è messo a capo “della sinistra per Israele”, pur condannando ora la reazione a Gaza del governo di Netanyahu. Fassino ha sostenuto Bonaccini alle primarie, dopo il divorzio con Dario Franceschini e AreaDem, ma non non è certo organico a Base riformista né alla corrente periclitante del governatore dell’Emilia Romagna. Nella già affollata circoscrizione Nord-Ovest il suo nome da qualche giorno aleggia con sempre più forza. Ora sta a lui: accetterà oppure parafrasando l’amico e compagno Fabio Mussi – che non lo seguì all’ultimo congresso dei Ds verso il Pd – dirà cara Elly mi fermo qui?

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.