Il ricordo di Simeone di Cagno Abbrescia pacifica la politica barese

Gabriele De Campis

La scomparsa del sindaco forzista (dal 1995 al 2004) stempera le tensioni infuocate in città  dopo la nomina della commissione d’accesso del ministero dell’Interno per verificare le eventuali infiltrazioni mafiose nelle istituzioni 

Tutto grazie all’intercessione del santo vescovo di Myra. Il dovere della memoria del “sindaco-galantuomo”, Simeone di Cagno Abbrescia, sospende per qualche ora l’infuocata campagna elettorale in corso a Bari per il rinnovo del Consiglio comunale dopo il decennio di Antonio Decaro. 

La scomparsa dell’ex primo cittadino ha generato il prodigio di vedere partecipare nella Basilica di San Nicola alle esequie, seduti a solo un banco di distanza, i protagonisti di un duello rusticano scaturito dalla decisione del ministro Matteo Piantedosi di nominare un commissione d’accesso per verificare le possibili infiltrazioni mafiose, dopo il commissariamento dell’ex municipalizzata dei trasporti. E così in prima fila c’era il sindaco dem Decaro, nella fila successiva il viceministro berlusconiano Francesco Polo Sisto, accanto il senatore meloniano Filippo Melchiorre. Nell’altra fila il governatore Michele Emiliano.  

Primo cittadino dal 1995 al 2004, di Cagno Abbrescia - poi parlamentare berlusconiano ma anche presidente dell’Acquedotto pugliese per seduzione dello sceicco Emiliano - era stato il simbolo dell’impegno dell’imprenditoria cittadini coinvolta nel progetto di “oltre il polo” dal vicerè delle Puglia, il missino Giuseppe Tatarella. 

Personalità mite ed elegante, nel 1999 il sindaco proprietario dell’hotel Palace - tappa fissa in città per gli inviati di tutti i giornali italiani - ottenne la riconferma contro una icona della sinistra postcomunista, ovvero Beppe Vacca, storico presidente della Fondazione Gramsci. Anche per questo l’esperienza di governo della destra, mai più ripetuta negli ultimi vent’anni, è stataa lungo additata come una stagione da dimenticare, definita comequella della Bari noir, di “Scippolandia”. Il passaggio tra i manager emilianisti nel 2020, poi, significò per Simeone inimicarsi tanti del centrodestra, depredato dall’emirodelle sue personalità moderate, ma anche più radicali (come il sindaco postfascista di Nardò Pippi Mellone).

Ora l’inchiesta della Dda con i 130 arresti, tra cui i due supporter progressisti Maria Carmen Lorusso (consigliera comunale eletta in una civica di centrodestra) e l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, come per paradosso, ha rimescolato tutte le categorie, costringendo anche la sinistra a trazione social di Decaro a fare i conti con l’emergenza criminale.  

E in maniera inattesa il clima arroventato per l’intervento di Piantedosi (“atto di guerra”, Decaro dixit), con le comunali di giugno alle porte, si è stemperato sui banchi della basilica di San Nicola. Che ha compiuto il miracolo (purtroppo solo temporaneo) di far riscoprire la pietas ai politici di un città dal futuro inquieto.