Il caso

Caso Bari, lo scudo del governo: informativa di Piantedosi in Consiglio dei ministri

Simone Canettieri

Il titolare del Viminale illustrerà durante la riunione la procedura avviata nel capoluogo pugliese e gli altri casi analoghi già avvenuti

Il caso Bari approda in Consiglio dei ministri. Con'informativa il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi illustrerà a Giorgia Meloni e agli altri colleghi i dati sulle procedure in corso messe in atto dal Viminale nei comuni sospettati di infiltrazioni mafiose. Dunque a Bari, ma anche in giro per l'Italia.

Il ragionamento di Piantedosi servirà a spiegare la ratio dei provvedimenti presi in casi analoghi a quello pugliese da quando è in carico questo governo.

Una mossa che serve a legittimare e condividere, per tabulas, il modus operandi del ministero dell'Interno che tante polemiche sta provocando: dal sindaco di Bari e presidente dell'Anci Antonio Decaro fino al governatore Michele Emiliano passando per tutto il Pd.

Proprio ieri, a proposito di questo caso Meloni ha detto: "Penso che le accuse rivolte al ministro Piatendosi siano francamente vergognose. Penso che il ministro abbia agito correttamente. L'accesso ispettivo che è stato disposto dal Ministero dell'Interno non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento: è una verifica che va fatta. Ed è esattamente la stessa misura che sarebbe stata utilizzata nei confronti di qualsiasi altro comune".

Oggi è il giorno in cui la commissione del Viminale ha iniziato ufficialmente a sfogliare le decine di migliaia di pagine dell'indagine sul voto di scambio tra politica e mafia alle elezioni comunali del 2019. I tre commissari dovranno verificare la presunta esistenza di infiltrazioni della criminalità organizzata ed eventualmente sciogliere il consiglio comunale. Intanto il sindaco Antonio Decaro, in un video pubblicato su Facebook, controlla lo stato dell'asfalto e, con le mani in una pozzanghera, afferma: "Si vede che sto per tornare al mio lavoro fra qualche giorno, che è quello di occuparmi di strade".

Questi i dati che sarebbero emersi durante l'informativa di Piantedosi. Dall’entrata in vigore dell’istituto dello scioglimento, nel 1991, sono stati effettuati complessivamente 463 accessi ispettivi, a cui sono seguiti 387 scioglimenti (380 comuni e 7 ASL).    Negli ultimi 10 anni - dal Governo Renzi ad oggi - sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa 133 Comuni e in un solo caso la magistratura ha annullato il provvedimento.  Sono 15 i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose dal Governo Meloni (4 centrodestra, 3 centrosinistra, 8 liste civiche). In particolare sono: 5 in Calabria (4 lista civica; 1 tendenza centro destra), 3 in Campania (2 tendenza centro sinistra; 1 centro destra), 4 in Sicilia (4 lista civica), 1 in Puglia (1 tend. centro sinistra), e 2 nel Lazio (2 centro destra).  I primi due comuni sciolti subito dopo l’insediamento del Governo sono stati Anzio e Nettuno, al tempo guidati da giunte di centrodestra. In un ufficio della prefettura stanno leggendo il voluminoso fascicolo della Dda. Al suo interno ci sono le accuse che hanno portato il 26 febbraio all'arresto di 130 persone, tra cui la consigliera comunale Carmen Lorusso e suo marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale. Anche l'amministrazione comunale ha prodotto un dossier di migliaia di pagine con tutte le attività antimafia del Comune guidato dal sindaco che per questo vive sotto scorta da nove anni. La commissione potrà chiedere altra documentazione e fare audizioni. I tre commissari hanno tre mesi di tempo, prorogabili a sei, per fare una relazione da consegnare al prefetto che, solo a quel punto, dovrà tirare le conclusioni e formulare una proposta al ministro dell'Interno. Un eventuale scioglimento dovrà essere disposto con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell'Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione. Un eventuale scioglimento, quindi, andrebbe a colpire il nuovo consiglio comunale per il quale si vota l'8 e il 9 giugno prossimi

 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.