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Per Conte 2 milioni di famiglie non pagano il mutuo. Un numero totalmente sballato

Luciano Capone

Se davvero il 60 per cento delle famiglie con un mutuo avesse smesso di pagare le rate, le banche esposte per centinaia di miliardi sui mutui non solo non avrebbero fatto i 28 miliardi di profitti citati dallo stesso ex premier ma, molto probabilmente, sarebbero fallite a loro volta

Giuseppe Conte l’ha sparata davvero grossa, anche per i suoi standard. Nell’intervento alla Camera, sulle comunicazioni della presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo, il leader del M5s ha attaccato Giorgia Meloni per non aver tassato abbastanza le banche dicendo: “Ma lei lo sa che ci sono due milioni di famiglie che stanno perdendo casa, per la vendita all’asta, perché non riescono a pagare il mutuo?! Sono nostri concittadini! E nello stesso tempo avete permesso alle banche di poter distribuire 28 miliardi di utili proprio per quei mutui. Come fa a dormire la notte?!”.

 
I numeri di Conte sono completamente inventati e irrealistici
. Non si capisce bene quale sia la sua fonte. Molto probabilmente, un articolo di sabato 16 marzo di Repubblica dal titolo: “Mutui, due milioni di famiglie rischiano di perdere la casa”. Sebbene nell’articolo non ci sia una fonte precisa che spieghi come sia stata calcolata la cifra monstre di 2 milioni di famiglie con casa all’asta. 

  
Repubblica cita la presentazione alla Camera dell’Osservatorio SalvaLaTuaCasa, realizzato da Nomisma, che in realtà ha fornito dati completamente incompatibili con il numero brandito da Conte contro la premier.


Partiamo da un dato certo: su 25,7 milioni di famiglie, sono circa 3,5 milioni quelle che hanno contratto un mutuo immobiliare. Di queste, il 40 per cento (ma la quota è in forte discesa), ha un mutuo a tasso variabile, la tipologia cioè che ha subìto il forte impatto del rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce e, quindi, l’aumento della rata. E’, evidentemente, un dato incompatibile con 2 milioni di famiglie in default.

 
Un ordine di grandezza del problema lo mostra la Fabi, il sindacato dei bancari, che in un’analisi sui dati della Banca d’Italia indica in 2,7 miliardi di euro le sofferenze (credito che non verrà rimborsato) su 425 miliardi di valore complessivo dei mutui immobiliari a fine aprile 2023. In pratica, lo 0,6 per cento.

  
Più recentemente, invece, Crif (società specializzata nei rischi finanziari) e MutuiSupermarket.it (società specializzata nella ricerca e comparazione di mutui online) hanno pubblicato la consueta “Bussola mutui”. Nel bollettino trimestrale, riferito all’ultimo trimestre del 2023, che fornisce una panoramica aggiornata sul settore mutui, emergono dati completamente incompatibili con l’invettiva in Parlamento di Giuseppe Conte: “Nella definizione 90 past due [un arretrato di oltre 90 giorni consecutivi] il tasso di default rimane fermo allo 0,5 per cento per tutto il 2023, valore già osservato a fine settembre 2022”. Si tratta, osservando il grafico, del valore più basso degli ultimi anni, persino rispetto alla fase pre Covid: nel 2019 il tasso di default era dell’1 per cento. 

  
Che l’affermazione sia spropositata dovrebbe apparire evidente allo stesso Conte dall’enorme contraddittorietà delle sue parole. Il leader del M5s ha affermato che 2 milioni di famiglie hanno smesso di pagare il mutuo, mentre le banche hanno fatto 28 miliardi di utili. Ma se davvero il 60 per cento delle famiglie con un mutuo avesse smesso di pagare le rate, le banche esposte per centinaia di miliardi sui mutui non solo non avrebbero fatto tutti questi profitti ma, molto probabilmente, sarebbero fallite a loro volta. All’asta, insieme alle case, ci sarebbero pure gli sportelli bancari.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali