Lega

Salvini exit. Deposita un nuovo simbolo in caso di scissione della Lega

Carmelo Caruso

Il segretario prepara le sue uscite di sicurezza. Un nuovo logo, "Italia sicura", e rilancia con i sovranisti. Dopo Roma, pure Bari. Crescono le defezioni e le proteste per la linea estera del partito

Roma. E’ insicuro e si inventa  “Italia sicura”. Matteo Salvini ha la sua uscita di sicurezza. Se la Lega lo processa e lo pugnala, dopo le elezioni europee, lui lancia un nuovo marchio e un nuovo slogan. Si chiama “Italia sicura” e i militanti lombardi ne parlano come un contenitore in caso di disgrazia. Il logo sarebbe stato depositato dal notaio. E’ “l’opzione Geolier”, il rapper di  I p’me, tu p’te. In attesa, della possibile catastrofe,  a Roma, sabato, sbarcano i punkofasci euroscettici, i leader sovranisti compari,  che esibiscono crocifissi e mura alte. Ad aprile si replica, n’ata vota, lo stesso evento ma a Bari. Salvini, dopo l’adunata di Firenze, ci ha preso gusto. Offre weekend e vacanze italiane ai Le Pen, Chrupalla, Roman Fritz, e chiude l’albergo Europa a Mario Draghi, che non vuole né al Consiglio né altrove perché come gli capita di dire: “Ho perso voti per colpa sua, per  il suo governo”. Gli chiederà il risarcimento danni. Mario, paga!

Ci sarebbe dunque una zattera, un simbolo, “Italia sicura”, per i disposti a tutti, i deputati e i senatori che ripetono a Salvini: “Ti seguiremo sempre”. A Milano, i militanti in rivolta dicono che “Salvini vuole lasciarci la carcassa della Lega e tenersi mani libere, staccarsi se dovesse servire, allestire un gruppo, un partito suo”. Con Salvini occorre sempre fare attenzione alle parole d’ordine. Non è nuovo. Esiste un parcheggio di loghi che ha depositato in questi anni. E’ una pratica che in molti casi serve a blindare idee, in altri si rivelano delle provvidenziali vie di fuga. Giorgia Meloni ha sempre rivendicato che “Prima gli italiani”, il canovaccio dell’ultima Lega, era in realtà un’appropriazione indebita e che l’idea originaria fosse di Fdi. Salvini, e lo si deve riconoscere, su marchi e slogan terrebbe testa perfino a Marcello Marchesi, che li inventava per “Carosello”. Ogni volta che va in televisione ne lancia almeno uno. Un’altra frase che ripete, e che per molti potrebbe anticipare un ulteriore deposito di simboli, è “Meno Europa”. Tutto questo per dire che il vicepremier non esclude il golpetto della vecchia Lega. C’è adesso un gruppo di fuoco, la prima linea, che è composto da leali, Claudio Durigon, Andrea Crippa, Luca Toccalini, Andrea Paganella, Roberto Marti, Susanna Ceccardi, Andrea Cecchetti, e poi c’è il resto della Lega. E’ la Lega che per sabato, all’evento dei punkofasci europei, è “obbligata” a trascinare corpi. L’evento sarebbe stato pensato per le regioni del centro. Ai responsabili viene chiesto di accompagnare  300 leghisti per regione. Piovono giustificazioni come polpette. Improvvisamente tutti i leghisti hanno un gazebo da montare per questo fine settimana. I governatori, a partire da Attilio Fontana, non ci saranno perché impegnati in eventi istituzionali. Le scuse erano tali che è intervenuto Salvini. In una nota ha fatto sapere che all’evento ci saranno i cinque ministri della Lega. Li sta chiamando uno per uno  come fanno i presidi a scuola con gli allievi ciucci. Non si capisce più chi abbia organizzato cosa e quando. Alla Camera, i deputati rimandano all’infaticabile Durigon: “Sa tutto Durigon”, ma Durigon, la mattina dell’adunata punkofascia, avrebbe già un appuntamento in agenda, alla scuola della formazione Lega. Il luogo dell’evento merita un corsivo a parte. Quando Salvini ha rilanciato, chiesto di replicare l’evento a Roma, gli unici edifici disponibili erano quelli Titanus Elios e Tiburtina Studios. Il Titanus Elios è la casa di “C’è Posta per Te” di Maria De Filippi e pure di “Ciao Darwin”, mentre i Tiburtina Studios ospitano “Propaganda Live”, il programma di Zoro, che potrebbe farci la puntata  speciale su La7. Anziché De Filippi, Salvini ha scelto di affittare casa Zoro, prova che la ketamina di cui fa uso Elon Musk produce meno allucinazioni del culatello di Zibello di cui è ghiotto il segretario. I deputati leghisti sono ancora sconvolti dalle sue frasi sulle elezioni russe e puntano ora al nome grosso. E’ quello del presidente della Camera, Lorenzo Fontana. La linea estera della Lega, la scelta di aderire a Id, è stata in passato una linea condivisa da Salvini con Fontana, che è rimasto responsabile Esteri della Lega e vicesegretario. Fontana, va detto subito, quella linea oggi la ritiene superata e non avrebbe difficoltà a rimettere la carica se Salvini lo chiedesse. E’ stato Fontana il primo leghista, dopo l’uccisione del dissidente russo Alexie Navalny, e lo ha fatto sul Foglio, a esprimere “il cordoglio per la morte che si unisce alla profonda amarezza per gli interrogativi che porta con sé. Spero venga fatta chiarezza”. Sono parole che collocano Fontana su posizioni da conservatore e non da punkofascio. Salvini ha invece congelato la vecchia linea. Il rimescolamento della segreteria (l’altro vice è Giancarlo Giorgetti) sarebbe impraticabile perché, come spiegano i leali di Salvini, “siamo in piena campagna elettorale”. Salvini ci vuole arrivare con l’approvazione dell’autonomia ma anche questa potrebbe slittare come la candidatura di Vannacci, il generale stivalone. L’annuncio era previsto per questo sabato ma il nuovo Kundera non si decide. Nella Lega di certo  non è rimasta neppure l’ora. Salvini improbabile, Italia insicura.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio