Sardegna

Il cannonau di Conte. Si prende la scena e pure la fascia di federatore

Carmelo Caruso

Si scatena, prende l'aereo e lo fa sapere per primo, vola a Cagliari "comunque vada". In Piemonte e Basilicata non ha ancora chiuso l'accordo con il Pd. Intanto incassa la ribalta

Un manicomio, il furbo e la Sardegna. Il furbo è Giuseppe Conte, il presidente cannonau. Sono le 16.24 e  l’isola potrebbe averla vinta tanto il centrodestra con Truzzu, quanto il centrosinistra con Todde. Un manicomio. Elly Schlein è a Roma. Conte pure. Bisogna prendere una decisione. Alle 17.24, Truzzu è di poco avanti. Alle 17.27 Conte si inventa allora la vittoria disgiunta. Sale sul primo aereo per Cagliari e comunica, un genio, “sono in partenza comunque vada”.  Si viene a sapere che in realtà pure Schlein è sul suo stesso aereo, solo che la notizia viene battuta alle 17.39. Anche a Fiumicino, Conte ha un Casalino.

Sono le 17.41 e sulle agenzie si usa l’avverbio “anche”. Si legge: “Anche Schlein sta andando a Cagliari”. Nello staff di Conte è tripudio. Sono i minuti in cui si comincia a parlare di sorpasso Todde. Con Conte dispiace dirlo ma è inutile gareggiare. Sarebbe capace di arrivare primo al gate, togliere la scaletta al Pd e dire: “La segretaria sta cercando ancora i bagagli, io preferisco il bagaglio a mano”. Di mattina, quando la vittoria di Todde, era già data per fatta, alla Camera si presentava il suo esercito di comunicatori, la sua legione straniera, per spiegare a giornalisti e congiunti che “la possibile vittoria sarda è tutta opera di Todde e che esportare il modello sardo in Basilicata e Piemonte è prematuro”. Il Pd che sente di potercela fare, di vincere, rivendica la sua parte di vittoria, dato che – fanno sapere i militanti sardi dem – “le nostre liste sarebbero sopra il 20 per cento, il M5s poco più che il 6”. Il M5s: “Ah sì? Il Pd le ha contate tutte le liste civiche a favore di Todde?”. Il resto della giornata è da venditori di oroscopi e da quasi gombloddo, cause legali. Non si capisce perché la regione non carichi,  sulla piattaforma,  i risultati delle città, dove sarebbe avanti Todde, e perché scrutinare i voti in Sardegna sia come decifrare il papiro di Artemidoro. Si capisce però, e subito, che la destra non sfonda, che la sinistra si rianima e che Conte, vabbé, che lui, ha già messo il vino, il cannonau, in valigia perché, come dirà dopo, “io non farò mancare il mio abbraccio ad Alessandra, comunque vada”. Per inciso, Todde è l’unica vice del M5s di cui si fida e che infatti si è scelto. I vari Patuanelli e  Appendino sono “povere creature”. Un deputato del Pd, raggiunto al telefono, che già prevede come andrà a finire, anticipa, “vedrete, Conte riuscirà a intestarsi pure questa vittoria (?) che è collettiva. Rileggetevi l’intervista al Corriere della Sera, l’ultima che ha rilasciato Conte. Per lui M5s e Pd pari sono. Vuole fare il federatore”. Il problema è che il Pd, come al solito, ha donato il sangue sardo al M5s, ma per sentirsi rispondere in Piemonte e Basilicata, altre due regioni dove la destra può essere battuta, che “il M5s deve ancora decidere chi sia il migliore candidato”. Di certo non quelli che sta proponendo da settimane il Pd. L’idea che questo esperimento Todde sia replicabile, prima di essere vincente, a mezzogiorno, è convinzione del Pd ma non lo è ancora di Conte. Non per fare i maramaldi sulla segretaria, tanto più un giorno che fino a quando si scrive sembra felicissimo, ma credere che Paola Taverna possa essere battuta dal Baruffi, il responsabile Enti locali Pd, è come credere che Salvini abbia fatto votare Truzzu ai sardisti d’azione. La differenza tra Conte e Schlein è che Conte ha delegato Taverna (è la sua super responsabile enti locali) e Schlein ha scelto il Baruffi, un poverocristo, che è riuscito a ottenere l’Abruzzo, ma per un civico mezzo Pd. E il Pd? In Basilicata ci sarebbe ancora l’ipotesi Chiorazzo ma il M5s non lo ama, anzi, per dirla alla Conte, che è un acrobata della lingua, “sarebbero i territori a non volerlo”. Ci sarebbe poi il terzo mandato che, come spiega un pensatore di Conte, ci “differenzia dal Pd. Noi, sin da subito,  abbiamo dichiarato che non ci piace. E’ nella nostra storia”. Ricapitolando,  se è vero come è vero, Conte si prende la Sardegna ma che restituisca il favore in Piemonte è improbabile (Appendino non vuole) e in Basilicata pure. Una delle battaglie comuni, Pd e M5s, potrebbe essere, ce lo sussurra sempre il pensatore del M5s, “la settimana corta perché, come sapete, in politica estera, con il Pd, non la pensiamo uguale”. Da oggi, in ogni caso, Conte si riprende la fascia di chi la “sa lunga”, torna a inseguire il triplete, il Conte III, il governo cannonau, perché come dice Giuseppe Conte a Giuseppe Conte, allo specchio, e non solo, “dopo il voto in Sardegna, M5s e Pd si equivalgono, poi nel M5s c’è una personalità che gli italiani, come sapete, amano”. Lo rimpiange pure Salvini. E’ lo sciupapremier.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio