Marianna Madia (ansa) 

Alle urne

Madia (Pd) promuove FdI sul voto fuori sede: "Meglio questo di nulla"

Giulia Casula

In Senato i meloniani presentano un emendamento per far votare gli studenti nel luogo di domicilio. Ma non mancano complicazioni burocratiche. “E' un risultato che non vogliamo buttare alle ortiche”, dice la deputata dem che da cinque anni segue un'iniziativa analoga

“Se con l’emendamento di Fratelli d’Italia alle prossime europee i fuori sede potranno votare sarà un passo avanti importante, seppur sperimentale”. Lo ammette al Foglio senza grandi giri di parole la deputata del Pd Marianna Madia, prima firmataria della proposta di legge che nell’ormai lontano 2019 puntava a garantire l’esercizio del diritto di voto a chi si trova, per motivi di studio, lavoro o cura, in un comune diverso da quello di residenza. 

“È un risultato che non vogliamo buttare alle ortiche”, dice Madia commentando l’emendamento al decreto Elezioni firmato la scorsa settimana dai senatori FdI in commissione Affari costituzionali. Un emendamento che consegnerebbe a questo governo un punto su un dossier caro al Pd, caduto però nel vuoto nelle legislature passate (in cui pure il Pd era al governo). “Penso che sia stato fondamentale il lavoro dell’opposizione – ci tiene a sottolineare Madia – altrimenti non si sarebbe neppure parlato del tema”. Il lavoro della senatrice dem è iniziato cinque anni fa ed è stato bruscamente interrotto con la caduta del governo Draghi – “la proposta di legge del Pd era calendarizzata alla Camera proprio a luglio 2022”, dice – prima di essere prontamente ripreso nell’attuale legislatura, nonostante i dubbi avanzati dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Per giugno i tempi sono stretti”, aveva dichiarato qualche settimana fa, rinviando ancora una volta la questione a data da destinarsi. “Nel corso di un’audizione in Commissione affari costituzionali alla Camera, il ministero dell’Interno, per voce di un suo prefetto, ha sostenuto che fosse molto difficile introdurre il diritto di voto per i fuori sede sollevando una serie di questioni e ostacoli organizzativi. È stato il pressing dell’opposizione a far sì che Fratelli d’Italia depositasse questo emendamento”, rivendica Madia.

A leggere l’emendamento di FdI, tuttavia, emergono alcuni limiti. A partire dai destinatari della sperimentazione, che permette agli studenti fuori sede di votare ma lascia fuori chi per motivi di lavoro o di salute (circa quattro milioni di cittadini) si trova lontano dal proprio comune di residenza. C'è poi la scarsa lungimiranza della proposta, circoscritta alle sole elezioni europee, nonostante in quegli stessi giorni in Italia i cittadini di oltre 3.700 comuni saranno chiamati alle urne per scegliere il proprio sindaco. Il risultato, a tratti paradossale, sarà quello per alcuni fuori sede di non riuscire comunque a esercitare il proprio diritto di voto per le amministrative se non rientrando nel comune di residenza. Per Madia si tratta di una soluzione a tratti insufficente. "Ma meglio questo di nulla", dice al Foglio la deputata.

Un'altra complicazione burocratica è quella che riguarda gli studenti che abitano in una circoscrizione elettorale diversa da quella della regione di residenza. Anche questi ultimi per votare saranno costretti a spostarsi dal luogo dove vivono: in questi casi, secondo l'emendamento, si potrà votare solamente nel capoluogo della regione in cui si ha il domicilio. Gli unici fuori sede a poter votare in un seggio del comune in cui vivono, infatti, saranno gli studenti che provengono dalla stessa circoscrizione elettorale, a patto che inoltrino la domanda al comune di residenza almeno 35 giorni prima delle elezioni. Insomma, se è vero che il Pd non è mai riuscito a venirne a capo, sul voto per i fuori sede FdI sembra aver messo una toppa che forse è peggio del buco.