Arturo Scotto e Laura Boldrini (Roberto Monaldo / LaPresse) 

Editoriali

I pacifisti del Pd in guerra con se stessi

Redazione

Boldrini & co. prima chiedono di inviare armi all’Ucraina e poi non votano

La questione, a questo punto, nel Pd è chiaramente psicanalitica più che politica. Alla Camera è stato votato il decreto che proroga, per un altro anno, l’autorizzazione alla cessione di mezzi ed equipaggiamenti militari all’Ucraina. Il decreto, già approvato dal Senato, è passato anche a Montecitorio con 218 voti a favore e appena 42 contrari. Il Pd, coerente con la sua linea dall’inizio dell’invasione russa e dal primo decreto sotto il governo Draghi, ha votato a favore. Fin qui tutto normale. Ci sono stati, però, quattro deputati che sono usciti dall’Aula non votare all’invio di armi: Laura Boldrini, Arturo Scotto e Nico Stumpo (ex Art. 1) e il vice capogruppo Paolo Ciani (Demos). Non sarebbe neppure questa una novità, perché questi deputati pacifisti già in passato non hanno votato o hanno votato contro l’invio degli aiuti militari all’Ucraina.

 

Il problema, però, è che esattamente un mese fa nella discussione sulle comunicazioni alla Camera del ministro della Difesa, Guido Crosetto, sull’assistenza all’Ucraina il Pd ha presentato una risoluzione il cui punto centrale era proprio “continuare a garantire pieno sostegno” anche militare a Kyiv e in quell’occasione tutti e quattro i deputati pacifisti hanno votato a favore. Anzi, una di loro, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, è  una dei firmatari della risoluzione.

 

E quel voto fu rivendicato dal Pd, in particolare dal responsabile Esteri Peppe Provenzano, come una dimostrazione di compattezza: nessuno si era tirato indietro. Ma ora sì.

 

Pertanto, un mese fa Boldrini, Scotto, Stumpo e Ciani hanno votato una risoluzione che “impegna il governo” a fornire aiuti militari all’Ucraina ma quando, un mese dopo, il governo ottempera a quell’impegno presentando un decreto, gli stessi deputati non lo votano perché contrari all’invio di armi a Kyiv. Va bene chiedere uno sforzo al governo per un’iniziativa di pace, ma forse i quattro pacifisti dovrebbero fare prima pace con se stessi.