Il decreto per l'Ucraina

Armi a Kyiv, la Camera delibera il via libera definitivo. Nel Pd in quattro non votano

Gianluca De Rosa

Dopo l'ok del Senato, questa mattina il voto definitivo a Montecitorio. Boldrini, Ciani, Scotto e Stumpo non partecipano al voto. La Lega non si sfila, votano contro solo M5s e Avs

Via libera definitivo questa mattina alla Camera darà il via libera definitivo al decreto che proroga fino al 31 dicembre 2024 l’autorizzazione alla fornitura di armi all’Ucraina. Il Pd sul punto si è solo parzialemente ricompattato  dopo le  parole della segretaria Elly Schlein e del responsabile Esteri del partito Peppe Provenzano in risposta al capo del M5s Giuseppe Conte che aveva bollato il Pd come un partito “bellicista”, scatenando la reazione di orgoglio dei dem: “Abbandonare l’Ucraina non porta la pace, ma la resa alla sopraffazione del bellicista vero, che è Putin”. Un concetto ribadito ieri in un’intervista al Corriere dall’ex ministro della Difesa dem Lorenzo Guerini: “Il sostegno all’Ucraina è un punto fermo per il Pd. Ciò che trovo ambiguo è manifestare un po’ ipocritamente la ‘solidarietà’ verso gli ucraini e negare loro il diritto di difendersi”, riferimento neanche troppo velato allo stesso Conte.  E ieri quasi tutti i deputati Pd presenti in Transatlantico, non solo i riformisti, confermavano la versione di Guerini: “Ha ragione, sono i 5 stelle che devono chiarire le loro ambiguità in politica estera”. 

 

Il quasi è d’obbligo perché rimane uno zoccolo duro d’irriducibili anche dentro il Pd che questa mattina è uscito dall’Aula o astenersi al momento del voto.  Quattro i pacifisti dem: l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, il deputato area Sant’Egidio Paolo Ciani, gli ex Articolo 1 Arturo Scotto e Nico Stumpo. “Come anche le altre volte, non parteciperò al voto,  a mio avviso bisognerebbe valutare un modo diverso per andare avanti, l'ho detto anche al gruppo , spiegava ieri Boldrini. 


L’altro partito su cui aleggia sempre qualche incognita quando si parla di Ucraina è la Lega. Ma già ieri in discussione generale è stato il deputato Anastasio Carrà a chiarire che non ci sarebbero stati problemi: “Se mollassimo Kiev, l’Italia e l’Europa tutta dovrebbero rinunciare alla lotta per la libertà contro l’oppressione”.

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