Matteo Salvini (foto LaPresse)

il lesso padano

Salvini è messo così male che persino Alemanno ora pensa di non candidarsi più con lui

Salvatore Merlo

Secondo tutte le proiezioni alle europee di giugno la Lega passerà da ventinove europarlamentari a cinque, forse sei. Così Alemanno preferisce una decorosa sconfitta per il suo partitino a una debacle che lo associ al grande lesso lombardo

"Meglio perdere da soli che con lui”. L’epitaffio lo ha pronunciato Gianni Alemanno qualche giorno fa, manifestando in privato tutti i suoi dubbi sulla capacità di sopravvivenza elettorale di Matteo Salvini  al centro e al sud d’Italia. “Lì la Lega non esiste più”.

E il generale Vannacci? Ecco, anche il generale del mondo alla rovescia  non è più tanto sicuro di volersi candidare alle europee con il leader che sta affondando se stesso  e il suo partito. È dignitoso, Vannacci. E orgoglioso, pure. Si è accorto che, a forza di essere bollito, Salvini ben presto diventerà, come si dice di un certo tipo di lesso, “al cucchiaio”.

Secondo tutte le proiezioni la Lega passerà da ventinove europarlamentari a cinque, forse sei.  Sicché persino Gianluigi Paragone si è sfilato da un’ipotesi di candidatura. Perché candidarsi, se poi non si viene eletti? Non fa una piega. In pratica la gabbia si sta svuotando. Il dream team, anzi il tridente di candidati sognato da Salvini, non ci sarà.  “La musica è finita, gli amici se ne vanno”, cantava Franco Califano. Qualche sondaggio comincia pure a registrare un possibile sorpasso di Forza Italia. Addirittura. Tracollo e tragedia.

Così Alemanno, col suo zerovirgola, preferisce una decorosa sconfitta sotto le insegne del suo partitino a una debacle che lo associ al grande lesso lombardo, anzi padano, insomma “al cucchiaio”, cioè Salvini. Mentre Vannacci pensa al suo buon nome di successo. E Paragone pensa alla televisione, dove vorrebbe tornare. Salvini, invece? Salvini a cosa pensa? Mercoledì pomeriggio era a Bruxelles, in uno di quei luoghi che egli ama in sommo grado dopo salumerie, pastifici e sagre alimentari: un ristorante. Se un quotidiano avesse pubblicato la foto del simposio belga, oggi avrebbe scritto: “È visibile a destra il ministro Salvini, seminascosto da una porzione di cozze e patatine fritte”. Supremo sacerdote dei commestibili. Accompagnato da un gruppo di imprenditori italiani, pare che a un certo punto, presasi la testa fra le mani, Salvini abbia sospirato: “Se non si candidano vorrà dire che andremo da soli”. Ecco. Dite quello che vi pare, ma queste si chiamano intuizioni. È proprio vero quello che di lui dicono Fedriga, Zaia e Giorgetti: a quest’uomo non si può nascondere nulla. Mai che minacci di andarsene, come se i suoi poveri colonnelli, nella vita, non avessero bisogno di speranze.

Di più su questi argomenti:
  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.