Il caso

Blitz della Lega al Milleproroghe per le università telematiche

Simone Canettieri

Emendamento del Carroccio in commissione Affari costituzionali: il presidente è Pagano, docente di Pegaso. La mossa per rinviare di un anno l'adeguamento degli atenei online a standard più rigidi

L’assalto è stato vecchia maniera, per nulla telematico, come si confà con il decreto Milleproroghe, d’altronde. Diligenza della politica parlamentare solitamente messa a ferro e fuoco e inzeppata come un bignè alla crema di mance e richieste.  La Lega con un emendamento – a firma  Ziello, Iezzi, Bordonali, Ravetto e Stefani – chiede che il tagliando sugli standard degli atenei digitali slitti di un anno. Poi ovviamente si vedrà. Nello specifico  si vuole che “gli indicatori relativi all’autovalutazione, valutazione, accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio trovino applicazione non prima dalla definizione dell’offerta formativa dell’anno accademico 2024/2025”.  Che fine farà questo emendamento del partito di Salvini è presto per saperlo. Si può con certezza dire che è stato presentato l’altro giorno in commissione Affari costituzionali della Camera – dove è in corso la discussione del decreto – presieduta da Nazareno Pagano (Forza Italia), avvocato cassazionista e   “docente universitario in Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università Telematica Pegaso”, si legge nel suo curriculum. Ateneo di successo (Multiversity, oggi, è il primo gruppo di Education in Italia e secondo in Europa) che rientra nell’emendamento presentato dalla Lega e che poi passerà al vaglio di un presidente di commissione che percepisce – salvo motivi di gloria – emolumenti dallo stesso ateneo. Dettagli? Forse sì. In generale, tutta questa attenzione per un comparto così in forte espansione e anche innovativo non deve stupire. Basta andarsi a spulciare i bilanci dei partiti per conoscere quanto siano generosi in donazioni le università telematiche. Sono interessati dall’emendamento che potrebbe diventare legge tutti gli istituti. Compresa Unicusano, quella di Stefano Bandecchi, sindaco di Terni dalla sparata facile (l’ultima riguarda gli apprezzamenti sulle donne, come si sa). Ma perché c’è  questa fretta di intervenire da parte dei legislatori? Tutto parte da un decreto legislativo del 2012 che stabilisce la necessità di fissare standard minimi cui dovranno successivamente uniformarsi tutte le università telematiche per accedere all’accreditamento del ministero. Si tratta di un ampio ventaglio di realtà, che comprende nomi prestigiosi come, per esempio, Pegaso, Leonardo da Vinci, Uil, Guglielmo Marconi, Mercatorum, Niccolò Cusano. Negli anni si sono poi succeduti vari decreti ministeriali in materia che impongono sostanzialmente agli atenei digitali di adeguarsi a un rapporto più rigoroso tra il numero di docenti e gli studenti iscritti. Criteri con una forma di rigidità diversa rispetto alle altre università pubbliche e private che, per ottenere l’accreditamento, continuano a doversi allineare a criteri meno flessibili tra docenti e iscritti. L’emendamento al Milleproroghe, se approvato, consentirà alle telematiche di rinviare l’adeguamento di un anno. In attesa, magari, di un altro emendamento.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.