(foto Ansa)

Il ritratto

Fenomenologia lucana di Vito Bardi, il generale sulla collina

Marianna Rizzini

 Forza Italia fa quadrato attorno al governatore uscente, mentre da FdI Cirielli chiede “umiltà”. E' l'altro fronte dopo la Sardegna

Generale dietro la collina...”, cantava Francesco De Gregori. Ma in Basilicata, oggi, il generale (ex generale della Guardia Di Finanza, per la precisione, e governatore uscente Vito Bardi), dalla collina (altopiano) su cui sorge Potenza non è intenzionato a scendere, nonostante le numerose pressioni in direzione contraria giunte al suo indirizzo nei giorni scorsi. Tra cui l’ultima, ma forse non ultima, arrivata per bocca del viceministro meloniano degli Affari Esteri e della Cooperazione Edmondo Cirielli: “Io credo che Bardi debba avere umiltà nel rapportarsi a Fratelli d’Italia”, ha detto Cirielli, “perché siamo il partito di maggioranza relativa, ma anche il partito di qualità con dirigenti di prim’ordine che potrebbero fare il presidente anche meglio di lui”. Solo che Bardi non soltanto aveva già più volte annunciato, a nome suo e non solo, che “la coalizione si ricandida per governare”, ma era anche già da tempo sostenuto a spada tratta da tutta Forza Italia, a cominciare dal leader, vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, per cui “Bardi è il  miglior candidato che il centrodestra possa avere in Basilicata, in testa alle graduatorie dei presidenti di regione”.

 

Le chiacchiere in politica stanno a zero, dice Tajani - che ieri, mentre nel centrodestra ci si trovava ancora alle prese con il dossier Sardegna, ha sottolineato ancora una volta che Bardi “i fatti li ha realizzati”. E insomma, “in Basilicata vallo a trovare, un altro Bardi”, racconta un insider, riferendosi all’uomo che, innalzandosi anche plasticamente al di sopra delle vecchie dinamiche partitiche lucane dall’alto del suo metro e novanta di altezza, è finito in ottima posizione in classifica sul Sole 24ore nonché citato da Bloomberg, cosa che dà eco internazionale alla sua localissima, prossima riedizione, virata sul pragmatismo, di una “Basilicata coast to coast” da campagna elettorale, campagna già partita di fatto, pur non essendoci ancora ufficialmente una data del voto. “L’alieno”, come viene a volte chiamato Bardi, colui che era già in pensione nel 2019, anno in cui Silvio Berlusconi lo ha voluto candidato, è prodotto difficile da piazzare nei talk show, per via dell’allergia ai botta e risposta, ma resta rivelazione mediatica per aver lanciato il bonus gas (non gas gratis, ma gas scontato-rimborsato): “Dopo vent’anni di nulla”, ha detto il governatore a inizio autunno, al termine di lunghe trattative con le compagnie energetiche, “i lucani hanno finalmente iniziato a ricevere i benefici derivanti dalle attività estrattive in Basilicata. E dopo il gas, toccherà all’acqua. E in futuro all’energia elettrica”. E insomma, se i detrattori cercano di offuscarne la popolarità dipingendolo come un imbonitore sul tema bollette, gli estimatori a Potenza dicono: “Ma uno che altro deve fare per esser ricandidato?”.

 

Il corollario è la frase che in queste ore viene ripetuta in Forza Italia: “L’alternativa a lui non c’è”. Vallo a dire a Lega e FdI, in particolare a quest’ultima, che aveva individuato a un certo punto il civico Francesco Somma, presidente Confindustria locale, subito sfilatosi). Intanto Bardi, quattro lauree e un diploma alla Scuola militare della Nunziatella, si è messo in testa di non far finire dopo soli cinque anni la novità che lui stesso aveva rappresentato quando era stato eletto presidente della Basilicata dal centrodestra, dopo ventiquattro anni di giunte di centrosinistra. “Per cambiare rotta  e attuare politiche di sostegno occorre tempo”, dice oggi l’uomo che la notte della sua elezione, cinque anni fa, appariva quasi incredulo sui teleschermi, tanto che ci fu chi, nel Pd (per esempio l’attuale senatore dem Filippo Sensi), salutò scherzosamente quei collegamenti notturni da Potenza come una sorta di cronaca bis dall’allunaggio. Da lì, fino a oggi, Bardi ha messo mano alla questione energia ma anche all’iconografia della Basilicata da girare a piedi suonando strumenti musicali sotto un albero: “Lavoro, lavoro, lavoro”, diceva allora  l’ex generale, non abituato a dirimere complicate questioni di equilibri tra alleati ma temprato dalla disciplina militare e da due indagini per favoreggiamento finite in archiviazione (il pm era Henry Jonh Woodcock).  “Quando mi è stato chiesto di ridare alla mia terra quello che mi ha dato in termini di crescita e formazione ho risposto nell’unico modo che potessi: presente”, è stato il primo mantra di Bardi, padre di due figli adulti, uno ufficiale e l’altro medico. E quel “presente” è ancora la sua parola d’ordine, sventolata a gran forza dalla collina.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.