Nomine
Teatro di Roma. La destra esautora il presidente per offrire a De Fusco un supercompenso da 150 mila euro
Il blitz culturale, della coppia Mollicone-Sangiuliano, continua. A Francesco Siciliano, presidente del Teatro di Roma, viene tolto il potere di firma. In una nota, Siciliano: "De Fusco, prima della nomina percepiva 68 mila euro. A Roma, si triplica"
Roma. Stanno per prendersi pure i costumi di scena. Dopo aver proceduto con un blitz alla nomina di Luca De Fusco, a direttore del Teatro di Roma, la destra di governo esautora pure il presidente del cda, Francesco Siciliano. Il motivo? Offrire a De Fusco un super contratto che, da come spiega Siciliano, in una nota, sfiorerebbe i centocinquantamila euro. La nomina è già avvenuta senza il voto di Siciliano e di un altro membro del cda. L’operazione, voluta da Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura di FdI, avvallata dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stata organizzata dal vicepresidente del Teatro di Roma, Danilo De Gazio. Per accelerare sul contratto è stato tolto a Siciliano il potere di firma. Da come si legge, sempre nella nota di Siciliano, “mi è stato infatti riferito che il Consiglio di Amministrazione, con un atto oggettivamente senza precedenti, avrebbe deciso di assegnare il potere di sottoscrivere il contratto con Luca De Fusco (quale nuovo Direttore Generale del Teatro) ad un componente del Consiglio di Amministrazione diverso dal sottoscritto. E ciò, benché le mie prerogative statutarie come Presidente della Fondazione impongano al Consiglio di Amministrazione di rispettare la mia funzione – non sostituibile – di legale rappresentante della Fondazione stessa e, più in generale, di soggetto deputato alla esecuzione delle decisioni del Consiglio di Amministrazione”.
A opporsi alla nomina, si ricorda, il comune di Roma, che è l’azionista di maggioranza del Teatro di Roma, forte del contributo, oltre sei milioni e mezzo di euro. Il compenso di De Fusco ora è oggetto della contesa. De Fusco, prima della nomina, era direttore del Teatro Stabile di Catania, dove percepiva 68 mila euro. A Roma, si triplica. Sempre Siciliano: “Da quanto mi è stato riferito sembrerebbe che il Consiglio di Amministrazione, pur non avendo deliberato né la durata di incarico di Luca De Fusco, né ancora il compenso per esso ipotizzato, abbia affidato ad uno dei componenti del Consiglio di Amministrazione una delega in bianco con il compito di individuare simili fondamentali parametri. Quel che è ancora più grave - aggiunge Siciliano - è che sembrerebbe si stia ipotizzando un contratto di cinque anni con 150 mila euro di compenso (oltre ai compensi per le regie). Una simile scelta implicherebbe una decisione oggettivamente esorbitante rispetto ad una normale progettualità triennale di qualunque teatro”.
Anziché seguire la logica di mercato, il cda monco, ha preso la somma accantonata alla voce direzione per destinarla interamente a De Fusco. E’ una voce che potrebbe servire per pagare consulenti; è una somma generale. Adesso si decide di destinarla in toto al direttore. Per Siciliano: “Luca De Fusco è un regista e non un manager, E proveniente da un Teatro, quello di Catania, assolutamente comparabile al Teatro di Roma in termini di volume d’affari e dal quale percepisce circa 68 mila euro di compenso. La quasi triplicazione del compenso rispetto al valore di riferimento di Luca De Fusco (da questi accettato per il suo precedente incarico) resta dunque priva di qualunque giustificazione e potenzialmente rappresentativa di un danno per il Teatro di Roma per le sue risorse che, lo ricordiamo provengono per 6 milioni e mezzo dal Comune di Roma e per poco più di un milione dalla Regione Lazio".
L'editoriale del direttore