(foto Ansa)

exit strategy

L'ad Sergio dopo la bufera Atreju vuole rimuovere Corsini dall'approfondimento Rai

Luca Roberto

Il giornalista sulla graticola dopo la partecipazione da "militante" alla kermesse di FdI. Per sostituirlo in pole ci sono Rao e Petrecca (in rotta con la redazione di RaiNews24)

Ha aperto Atreju come solo un militante organico avrebbe saputo fare. Quel “noi” lo ha ripetuto più volte Paolo Corsini, direttore dell’approfondimento Rai. Riferendosi al partito, a Fratelli d’Italia. Quasi fosse un capogruppo, un Foti o un Malan, che richiama i suoi all’ordine. Non solo: non ha mai fatto nome e cognome. E però quando ha detto davanti alla platea di destra-destra che “qualcuno ha preferito occuparsi di come vestirsi e di che colori utilizzare piuttosto che confrontarsi”, era chiaro il riferimento alla segretaria del Pd Elly Schlein. Così a viale Mazzini è subito scoppiato il solito putiferio. Alimentato, certo, dalle parole degli esponenti del Pd in commissione di Vigilanza Rai, che hanno chiesto le dimissioni o quanto meno le scuse: “Non si è mai visto un direttore della Rai che attacca a un’iniziativa di partito la leader di quello avversario come se fosse un militante. Inaccettabile”. Ma anche dalla dura presa di posizione della presidente Marinella Soldi, che ha tirato in ballo la parzialità del giornalista. Per questo l’ad Roberto Sergio questa volta vuole andare fino in fondo: prendere Corsini per le orecchie e accompagnarlo alla porta. Sul caso ha chiesto una relazione dettagliata. Sa che una sponda potrebbe trovarla nei numeri impietosi che parlano di alcuni fallimenti evidenti: Avanti popolo della De Girolamo, confermato anche per i palinsensti del prossimo anno eppure con una decurtazione del 30 per cento del budget, su cui Corsini ha puntato in estate. Ma in generale di un po’ tutti i talk show, appannaggio proprio della direzione approfondimento, che non sono riusciti a crescere, a bucare l’audience. Non solo quelli nuovi come Tango di Luisella Costamagna o Full Contact condotto da Laura Tecce. Ma pure quelli storici che hanno cambiato conduzione, come Agorà. 

 

Dicevamo di Roberto Sergio. Sin dalla giornata di giovedì ha ricevuto chiamate, comunicazioni ufficiali, in cui gli si chiedeva di prendere atto di quanto accaduto. Le parole più istituzionali sono state quelle della presidente Soldi. Ha parlato della necessità di un “atteggiamento equidistante, che un giornalista del servizio pubblico dovrebbe garantire sempre, a prescindere dal contesto in cui opera”, scritto in una nota ufficiale pubblicata nella tarda mattinata di ieri. Giusto qualche minuto prima che lo stesso Corsini si scusasse nella classica forma dello scusarsi ma non troppo: “Quando si estrapolano parole dal contesto in cui sono state espresse, si corre sempre il rischio di prestarsi a facili critiche e strumentalizzazioni”, ha detto. “Ieri sono stato invitato a moderare il dibattito introduttivo di una manifestazione che, in questi giorni, presenta al pubblico un parterre di ospiti e personalità di altissimo livello. In questo quadro, mi dispiace davvero che alcune mie frasi abbiano generato fraintendimenti. Sono un giornalista del servizio pubblico e il mio impegno quotidiano, come quello di tutti i miei colleghi, è garantire in ogni situazione autonomia, pluralismo e completezza nell’informazione”. Ma che le parole di prassi non siano bastate a calmare le acque, lo prova la reale e concreta prospettiva che Sergio di Corsini si disfaccia in tempi rapidi. Incattivito dalle parole che hanno distolto l’attenzione rispetto al gravoso piano industriale su cui lui lavora da mesi.

Per sostituire il meloniano si fanno già dei nomi. In testa c’è il direttore del Tg2 Nicola Rao. Ma circola anche il nome di Paolo Petrecca, un altro dei fedelissimi della destra in Rai: vorrebbe poter abbandonare la rogna della direzione di RaiNews24, dove ieri i giornalisti hanno organizzato una giornata di mobilitazione protestando contro il “mancato pluralismo” e accomodarsi in una postazione pesante da cui si decidono contratti e produzioni.

Le ore precedenti peraltro per la Rai non erano state quelle di una placida passeggiata ai mercatini di Natale. Alla presentazione dei palinsesti del nuovo anno s’erano notate le produzioni sull’esodo di Fiume, sul gerarca Grandi e su Goffredo Mameli. Con Sergio e la direttrice delle fictiom Rai Maria Pia Ammirati costretti a ripetere all’unisono: sono scelte addebitabili alla gestione Fuortes, gli effetti della governance corrente non si vedranno prima di 3-4 anni. Parliamo di poche produzioni rispetto all’offerta complessiva. Erano parole per tamponare le critiche di certa stampa, giusto prima che un loro dipendente si spingesse più a destra di Marinetti. E al pubblico di Atreju si rivolgesse come se volesse intendere: dopo che la sinistra ha cercato di tarparmi le ali, che bello essere tra i vincenti. Di nuovo tra noi.