Editoriali

L'aiutino di Salvini a Meloni, che ora appare più credibile grazie agli attacchi del suo alleato

Redazione

Le parole del segretario della Lega contro l'Ue fanno sembrare più moderata la premier, che ora per le elezioni europee dovrà considerare l'ingresso in una grande coalizione informale

Matteo Salvini sta facendo un grande favore a Giorgia Meloni in Europa. Gli attacchi sempre più virulenti del leader della Lega contro l’Unione europea, e in particolare i responsabili del Ppe, fanno apparire il presidente del Consiglio come un interlocutore moderato, affidabile e pragmatico. Agli occhi di Bruxelles, se paragonata a Salvini, Meloni potrebbe sembrare perfino una europeista entusiasta. Si potrebbe immaginare una tattica studiata a tavolino fra i due. Ma la lettura prevalente è che Salvini stia cercando di danneggiare la sua alleata e rivale, in vista delle elezioni europee e delle scadenze successive, quando si formerà la prossima maggioranza e saranno scelti i presidenti di Consiglio europeo, Commissione e Parlamento. Salvini vuole mettere in imbarazzo Meloni. Ma il fatto è che il presidente del Consiglio non ha scelta. Una maggioranza tutta di destra non ci sarà. Il Ppe non ha intenzione di cooperare con il gruppo Identità e democrazia, a cui appartengono la Lega, il Rassemblement national e Alternativa per la Germania.

L’Ue continuerà a essere governata da una grande coalizione informale, che va dai socialisti al Ppe. Per non restare isolata, Meloni dovrà entrare almeno con un piede nella grande coalizione. E’ quello che fece nel 2019 il PiS polacco, alleato di Fratelli d’Italia nel gruppo Ecr, votando a favore di Ursula von der Leyen. Ne va dell’interesse dell’Italia. L’alternativa è diventare ciò che la Lega è stata negli ultimi quattro anni, nonostante il 34 per cento alle europee del 2019: totalmente marginale al Parlamento e nelle dinamiche di potere interne all’Ue. Dopo un anno a Palazzo Chigi Meloni sta scoprendo che l’Ue vuole darle una mano, che sia sull’immigrazione (la firma del memorandum con la Tunisia e la benedizione dell’accordo con l’Albania) o sui conti pubblici (il giudizio neutro sulla manovra e la modifica del Pnrr). Nel 2024 il salto a favore dell’Ue è un’occasione per Meloni. Ma dovrà rinnegare i suoi storici veti su temi come il Mes o il Patto di stabilità.