(foto LaPresse)

Concordia discorde

Scintille rossoverdi. Avs si prepara (con tormento) alle Europee

Marianna Rizzini

All'indomani dell'addio di Eleonora Evi al grido di "bullismo", Bonelli non ha dormito ("non sono io che decido chi va in tv"). C'è chi rimugina sui nomi sbagliati messi in lista alle Politiche, e chi teme eventuali volti troppo "indipendenti"

Rossi e verdi, verdi e rossi: praticamente interscambiabili. Questo doveva essere, in teoria, l’assetto da battaglia dell’Alleanza Verdi-Sinistra nell’intenzione dei due leader e ideatori, rispettivamente Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, convinti che il tandem Sinistra italiana ed Europa Verde potesse smuovere l’elettorato democratico e progressista, stanco sia del Pd sia dei Cinque stelle, tanto più dopo la caduta del governo Draghi e nell’imminenza delle elezioni politiche. “Alleanza cocomero”, l’avevano soprannominata i burloni, in tempi in cui ancora si poteva scherzare sui colori, ché l’armocromia stile Elly Schlein era di là da venire. L’idea era quella di ricomporre anche l’atmosfera tesa tra il M5s e il Pd:  “Abbiamo necessità di costruire un fronte democratico, perché dall’altra parte c’è un polo sovranista che non fa questioni di principio”, dicevano Bonelli e Fratoianni, affiancati dalla co-portavoce di Europa Verde Eleonora Evi, già Cinque stelle e oggi protagonista dello schiaffo a Bonelli, con addio alla guida di Europa Verde al grido di: “Partito personale e patriarcale” (raggiunto al telefono, Bonelli dice: “Ieri notte non ci ho dormito, anzi: ho dormito abbracciato a mia figlia di sei anni, da quanto mi sentivo avvilito. Le accuse pesanti e false di Evi – bullismo, rendetevi conto – sono per me incomprensibili. Mi accusa addirittura di non averla mandata in tv, quando si sa benissimo che non sono io a decidere chi viene invitato dagli autori di questo o quel programma”).

 

Fatto sta che l’intemerata di Evi, colei che dice “non sarò una marionetta del pinkwashing”, piomba su un mare rosso-verde in parte increspato, nonostante le dichiarazioni ecumeniche dei leader, prima e dopo il congresso di Si in cui è tornato in scena Nichi Vendola, ora presidente del partito. Le parole di Bonelli e Fratoianni mostrano infatti apparente concordia: “In vista delle prossime elezioni europee, abbiamo lanciato un nuovo patto, un’Alleanza eco-sociale per il clima, la democrazia e la giustizia sociale”, hanno detto i due qualche tempo fa, volando alto sull’allargamento del cartello. Ma sui territori si attende con ansia (tradotto: impazienza) la definizione delle candidature. “Dobbiamo ancora capire”, dice un esponente di Sinistra italiana, negando  la preoccupazione dei colleghi verdi: non è che allargamento significa candidature indipendenti ma più vicine a Sinistra italiana?, osserva un ambientalista di vecchia data. Ma c’è chi, in Avs, ragiona sulla “fretta” che ha portato a candidare, nonostante gli avvertimenti del Pd modenese, l’ex sindacalista e leader dei braccianti Aboubakar Soumahoro, ora deputato nel Misto, dopo lo scandalo anche familiare (nel senso del coinvolgimento della moglie e della suocera) sui fondi per l’accoglienza migranti. “Va bene se sei un nero da cortile, il salto di qualità disturba”, aveva detto Soumahoro andandosene.

Allibiti, i due leader di Avs avevano cercato di reggere il colpo, ma nelle truppe, sul lato rosso, c’era chi ricordava che l’ex sindacalista era stato eletto da indipendente in quota verde. Specularmente, e anche in assenza di scandali (anzi in presenza di personalità che attirano consensi), c’è chi ora teme, tra i verdi, un eccesso di candidature “talmente indipendenti da fare storia a sé” come la senatrice Ilaria Cucchi, eletta da indipendente in quota SI.

E meno male che il sopraggiunto caso Delmastro – sottosegretario alla Giustizia di FdI rinviato a giudizio con l’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio – giungeva a compattare gli intenti (se non a calmare gli animi) dei militanti rossoverdi, con la proposta, diceva Bonelli, di una mozione di sfiducia unitaria dell’opposizione. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.