Bonanni (Ansa)

L'intervista

Bonanni: "Landini deve imparare le regole base del sindacalismo"

Nicolò Zambelli

"L’atteggiamento del sindacato nello scontro col ministero dei Trasporti mi preoccupa. Così il segretario della Cgil fa il gioco di Salvini e rischia di delegittimare lo strumento sciopero", dice l’ex capo della Cisl. "Chi organizza le mobilitazioni deve capire se portano qualcosa di concreto ai lavoratori"

"Dove ha sbagliato Landini? Deve imparare la regola elementare del sindacalismo: riuscire a comporre accordi anche con l’interlocutore più indisposto". Raffaele Bonanni, ex segretario della Cisl e oggi esponente di Azione, è drastico sullo scontro in corso tra i sindacati e il governo per lo sciopero previsto venerdì 17 novembre. Ieri l’autorità garante per gli scioperi ha chiesto a Cgil e Uil di rimodulare le rimostranze, ma i sindacati non si sono tirati indietro e hanno confermato la mobilitazione per l’intera giornata, anche a costo di pagare sanzioni. Un conflitto, quello tra Matteo Salvini e Maurizio Landini, che è stato più ideologico che legato al reale motivo dello sciopero, cioè la manovra. 

  

  

"Landini con l’atteggiamento che ha avuto sta facendo il gioco di Salvini. Sta esasperando la situazione al punto tale da commettere errori, che il leader della Lega poi sfrutterà per suo consenso elettorale in politica. Il confronto è tra due ‘personaggi’ molto particolari ma stanno entrambi mostrando il peggio della propria inconciliabilità", continua Bonanni. L’ex sindacalista è molto duro nei confronti dell’attuale segretario Cgil proprio per l’atteggiamento che ha avuto nell’affrontare l’attacco del ministro dei Trasporti. Secondo Bonanni, nel continuo rincarare la dose, "sono svaniti completamente i temi che riguardano i lavoratori che così vengono solo strumentalizzati" dalle forze politiche. Su un tema tanto importante come la manovra "non si può sparare all’uccello con il cannone senza prendere in considerazione le conseguenze perché potrebbero essere peggiori dei problemi che si intendono risolvere". Insomma, chi organizza gli scioperi, dice Bonanni, deve capire cosa lo sciopero porta alla causa dei lavoratori. 

   

   
Dunque quello di venerdì cosa porta ai lavoratori? “Mi preoccupa moltissimo il tono che si sta usando in questa storia. I garanti sostengono la loro sentenza perché quello di venerdì non è uno sciopero generale confederale”, continua Bonanni. E spiega che le ragioni sono sostanzialmente due: la prima è che la mobilitazione non riguarda tutti i settori, ne mancano più di quindici. A questo si aggiunge la mancata partecipazione della Cisl e delle confederazioni autonome. “Continuare a ribadire che si tratta di uno sciopero generale non è utile e non serve in questo momento”, dice ancora l’ex segretario Cisl. “Non serve assumere un atteggiamento di sfida a tutti i costi nei confronti dei commissari, né trasformare la situazione in un ribellismo generale. Io starei molto attento, perché si rischia di imbarcarsi in avventure ancora inesplorate dal sindacalismo italiano”. Le regole si devono rispettare sempre, insomma, e non bisogna “arrampicarsi sugli specchi”. Il riferimento di Bonanni è alla volontà dei sindacati di andare a vedere chi ha nominato i membri della commissione, cosa che “non si è mai fatta prima”. La questione “sta assumendo una dimensione molto pericolosa. Io non ho mai visto nulla del genere, francamente”.

  

“Ormai una parte del sindacalismo italiano produce scioperi generali come quando c’era il Partito comunista d'Italia che faceva sciopero generale a giorni alterni. Spero che non si arrivi a questo, perché è il modo peggiore per perseguire le cause dei lavoratori”, sostiene Bonanni. Il rischio di delegittimazione dello strumento sciopero è infatti un tema presente in questi giorni di scontro politico. C’è una parte dell’opinione pubblica che nota come le rimostranze cadano sempre di venerdì. E c’è da dire che hanno ragione: come da calendario dell’Agenzia garante degli scioperi, dei 134 scioperi indetti nel 2023, ne sono stati fissati 123 vicini ai giorni festivi, weekend o feste comandate. “È comodo” fare gli scioperi di venerdì, dice Bonanni, perché “partecipa più forza lavoro”. Tuttavia, bisogna “saper equilibrare gli interessi dei lavoratori con quelli generali”, visto che gli scioperi “non riescono solo se c’è molta gente, ma anche se c’è simpatia con la causa nel pubblico e nei cittadini, lavoratori o meno. Me l’hanno insegnato al corso di ‘sindacalismo per bambini’”, scherza Bonanni. “Non capisco quindi quale sia lo scopo di questa intransigenza. A meno che non sia una finalità politica, e allora si capisce tutto”.