Le contromisure

"Dopo la telefonata fake a Meloni, nuovi protocolli e un'agenzia ad hoc", dice Borghi (Copasir)

Simone Canettieri

Intervista al capogruppo in Senato di Italia Viva e membro del Comitato parlamentare per la sicurezza: "Cosa vuole fare il governo italiano per aggiustare questa falla nel sistema?"

"A settembre è toccato a due comici russi, che tali forse non erano, e la prossima volta a bucare la diplomazia e servizi segreti potrebbero essere magari un diplomatico di un paese terzo che si finge per un altro. Ecco, cosa vuole fare il governo italiano per aggiustare questa falla nel sistema?". È la domanda che si pone – "senza fini polemici, ma molto preoccupato" – Enrico Borghi, capogruppo di Iv in Senato e membro del Copasir, che giovedì ha audito sulla storia dello "scherzo telefonico" a Giorgia Meloni il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Come ricostruito, il buco nel sistema per via dei mancati controlli, ha coinvolto anche la nostra rappresentanza permanente presso l’Unione africana ad Addis Abeba a cui venne girata la richiesta dei due comici di parlare con Meloni.

È stato un atto di guerra ibrida della Russia, spiegano dal governo. "Ma c’è un problema più vasto legato alla disinformazione: dobbiamo fare in generale un salto di qualità legato all’analisi e alla risposta. Per questo motivo – continua Borghi – ho proposto la creazione di un’agenzia dei servizi che si occupi proprio del tema della disinformazione, visto che l’Agcom non può essere all’altezza di sfide così complesse. È uno strumento di cui dobbiamo dotarci, prendendo a esempio le grandi amministrazioni: lo abbiamo visto con i nostri occhi, come Copasir, durante la visita a Washington".

Borghi parte dalla telefonata fake in cui è incappata la premier, costata il posto al consigliere diplomatico Francesco Talò, per ripercorrere la strategia della disinformazione russa che continua a perpetrarsi ormai da anni. "Siamo passati dal referendum di Renzi nel 2016 all’infodemia no vax ai tempi del Covid fino alla guerra in Ucraina. E adesso le stesse dinamiche si ripetono con la guerra in medio oriente: tutto quel set si è schierato con Hamas, guarda caso dopo l’incontro fra Lavrov e il capo dei terroristi palestinesi". Ma come fare per evitare che diplomazia e intelligence vengano di nuovo bucati in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta cambiando le regole del gioco? "Vanno cambiati i protocolli: ne va della credibilità del governo, della Farnesina e dei nostri servizi segreti che non sono riusciti a intervenire".

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.